Chi erano Dom Phillips e Bruno Pereira, giornalista e avvocato uccisi in Brasile

Un pescatore ha confessato di aver ucciso i due uomini. Arrestato anche il fratello. Il Brasile piange le ennesime vittime della violenza in Amazzonia.

  • Dom Phillips, giornalista britannico, e Bruno Pereira, avvocato brasiliano, sono morti in Brasile.
  • Un pescatore ha confessato di averli uccisi e di aver sepolto i loro corpi nella foresta amazzonica.
  • La polizia brasiliana è al lavoro per identificare i corpi.

Alla fine è successo quello che tutti temevano. Un pescatore ha confessato di aver ucciso il giornalista britannico Dom Phillips e l’avvocato brasiliano Bruno Pereira, scomparsi in Brasile lo scorso 5 giugno. Il presunto assassino ha mostrato alle autorità dove aveva nascosto i loro corpi. La polizia ha confermato di aver trovato resti umani sepolti nella foresta pluviale e di essersi messa al lavoro per l’identificazione. Intanto il reo confesso e suo fratello sono stati arrestati, in relazione alla scomparsa degli uomini. I due non sono ancora stati formalmente accusati.

Le sparizioni sono diventate un capitolo particolarmente oscuro nella recente e sanguinosa storia dell’Amazzonia. Ora l’uccisione di Phillips e Pereira dimostra fino a che punto le persone sono disposte a spingersi per sfruttare illegalmente la foresta pluviale.

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Bruno Pereira durante una protesta indigena a Brasilia, 2019 © Sarah Shenker/Survival

Dom Phillips innamorato del Brasile

Dom Phillips ha dedicato gran parte della sua carriera a raccontare le storie del conflitto in corso nella foresta pluviale. Bruno Pereira ha trascorso anni cercando di proteggere le tribù indigene e l’ambiente in mezzo a quel conflitto. Phillips, giornalista freelance, 57 anni, era nato a Merseyside, nella contea di North West, nel Regno Unito. Come racconta il Guardian, si era trasferito in Brasile nel 2007 per trovare un po’ di pace e per finire di scrivere un libro sulla cultura rave. Ma dopo aver inviato il manoscritto di quello che diventerà un libro dal titolo “Superstar DJs Here We Go!”, Dom non è più tornato nel Regno Unito. Si era innamorato del Brasile e in poco tempo si era ritagliato una nuova carriera come corrispondente estero.

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Una casa comunitaria di una tribù incontattata nella Valle Javari © Peetsa/Funai/Cgiirc per gentile concessione di Survival International

Gran parte del suo lavoro è stato pubblicato da Guardian e Washington Post ma negli ultimi anni si era concentrato sull’Amazzonia e sulla scrittura di un nuovo libro sui conflitti nella foresta. L’incontro con Pereira avviene durante una spedizione nel 2018, quando l’avvocato brasiliano lavorava per il Funai, organizzazione governativa incaricata di proteggere le circa 235 tribù indigene del Brasile, molte delle quali hanno avuto pochi o alcun contatto con il mondo esterno.

Per decenni, il compito del Funai è stato quello di garantire che quelle persone rimanessero isolate, al riparo dalle malattie, dalle minacce e dagli oneri della società esterna. Ma la terra abitata dagli indigeni è una risorsa ambita da taglialegna, cacciatori, minatori e pescatori, ed è preziosa per i trafficanti di droga e di animali che nei remoti corsi d’acqua della giungla trovano il contesto ideale per i propri affari.

Pereira era padre di due figli piccoli

Bruno Pereira aveva 41 anni ed era padre di due figli di due e tre anni. In qualità di capo della divisione del Funai per i popoli indigeni isolati, ha contribuito a trasformare tali aree in riserve protette dove far sentire i residenti più al sicuro. Ma il lavoro è diventato molto più difficile nel 2019, quando Jair Bolsonaro ha assunto la carica di presidente del Brasile. L’ex capitano dell’esercito, ultraconservatore, non ha mai nascosto il suo disprezzo per gli indigeni: una volta affermò come sia stato un peccato che la cavalleria brasiliana non fosse stata efficiente come accaduto in America del nord, dove vennero sterminati i nativi americani.

Il sostegno di Bolsonaro ai minatori e agli agricoltori della regione era l’antitesi di tutto ciò che Pereira rappresentava, costretto a lasciare il Funai per via delle pressioni interne. Ma Pereira non ne uscì sconfitto e trovò una nuova vocazione subito dopo, unendosi a Univaja, organizzazione per i diritti degli indigeni nell’area vicino al confine del Brasile con il Perù.

Ed è proprio in quell’area che l’avvocato è scomparso insieme al giornalista la scorsa settimana. I due si erano recati nella riserva indigena della valle Javari, un territorio grande quanto l’Austria, per intervistare le squadre di pattuglia indigene che hanno represso la pesca e la caccia illegali. E lì hanno trovato la morte.

Da oggi inizia la ricerca di giustizia per Dom e Bruno

Nel suo racconto dei due uomini uccisi, il Guardian ricorda che “in una serie di viaggi negli ultimi quattro anni, si sono accovacciati insieme nelle canoe e hanno appeso le loro amache una accanto all’altra tra alberi secolari. Condividevano i pasti nelle lattine, si davano di gomito al passaggio silenzioso di una scimmia o di un coccodrillo, e quando uno di loro cadeva a faccia in giù nelle acque torbide di un fiume o di una palude, l’altro era lì per trascinarlo fuori”.

“Aveva un amore profondo, un fascino e un rispetto enormi, ma soprattutto il bisogno di comprendere la complessità dell’Amazzonia”, ha detto di Phillips la moglie, Alessandra Sampaio. “Questo tragico esito pone fine all’angoscia di non sapere dove si trovano Dom e Bruno. Oggi iniziamo anche la nostra ricerca di giustizia”.

“Il governo sta cercando di criminalizzare Univaja: persecuzioni e intimidazioni non sono rivolte solo a me, siamo in tanti, ma tutto questo finirà spero, finirà. Sono stati 4 anni molto intensi”, aveva detto di recente Bruno Pereira all’ong Survival. “Pensiamo a cosa riusciremo a ricostruire dopo. Io intanto sono qui e resisto. Mi attaccano ma non mi arrenderò”. Una battaglia che occorrerà continuare anche come tributo alla loro memoria.

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