Centomila persone alla manifestazione di Libera! per le vittime della mafia. L’abbraccio tra don Ciotti e Antonio Decaro: “È la tua vita che parla”.
- Grande partecipazione a Roma per la Giornata in ricordo delle vittime della mafia, organizzata da Libera.
- Sono 1.081 ufficialmente le persone uccise dalle mafie italiane solamente a partire dal 1961.
- L’intenso abbraccio tra don Luigi Ciotti e Antonio Decaro, sindaco sotto scorta del comune di Bari a rischio commissariamento per infiltrazioni mafiose: “La tua vita parla per te”, gli ha detto il fondatore di Libera.
“Siamo in 100mila” grida dal palco del Circo Massimo, a Roma, don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera. Centomila in piazza, oggi come ogni 21 marzo dal 1996 a oggi, quando questa data è stata scelta come la giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime della mafia. Centomila persone, praticamente cento per ognuna delle 1.081 persone uccise dalla mafia dal 1961 a oggi: magistrati, giornalisti, preti, negozianti che hanno deciso di non piegarsi, e ancora parenti innocenti di mafiosi, semplici cittadini la cui unica colpa fu quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. “Vogliamo un’Italia libera dalle mafie, dalla corruzione e dall’ingiustizia” scandisce Don Ciotti dal palco, alla fine del corteo che ha attraversato il centro di Roma. Un’Italia “libera di parlare di pace, di curare chi sta male e di accogliere chi arriva da lontano. Un paese libero e cittadini liberi perché responsabili”.
Quelle vittime della mafia senza giustizia
Un’Italia, possibilmente, che sappia fare giustizia, dal momento che l’80 per cento delle vittime di mafia dal 1961 a oggi non ha ancora avuto giustizia. Don Ciotti ha avuto parole forti non solo contro le mafie, ma anche per scuotere chi rimane in silenzio, chi non contrasta i crimini commessi: sono ancora troppi quelli che favoriscono le mafie con il semplice fatto di non schierarsi, sono troppi gli indifferenti”. Un messaggio raccolto, non a caso, anche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che proprio dalla mafia ha visto ucciso il fratello Piersanti, il 6 gennaio del 1980: “Nata nella società civile, cresciuta grazie ai valori di cui è portatrice, la Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie è ricorrenza significativa per la comunità nazionale. Un giorno che sottolinea l’impegno per liberare le popolazioni e i territori dalle mafie, per vincere l’indifferenza e la rassegnazione che giovano sempre ai gruppi criminali”.
L’abbraccio tra Don Ciotti e Antonio Decaro
Tra bandiere, cori e striscioni, non è passata inosservata la presenza di Antonio Decaro, apprezzato sindaco di Bari e presidente dell’Associazione nazionale dei comuni italiani, coinvolto in questi giorni in una forte polemica politica: il Comune di Bari infatti rischia lo scioglimento a causa di presunte infiltrazioni mafiose, emerse a seguito di un’indagine della Direzione distrettuale antimafia nell’ambito della quale ben 130 persone sono state iscritte nel registro degli indagati. Molto significativo, in questo senso, l’incontro oggi in piazza tra Decaro e lo stesso Don Ciotti, che abbracciando il sindaco di Bari gli ha detto: “è la tua vita che parla, tutto devono saperlo che siamo indignati per le modalità e da chi scavalca tutto questo. Nessuno può permetterselo”.
Il sindaco Antonio Decaro, che vive sotto scorta proprio per la sua azione di contrasto alle mafie pugliesi, combattendo le fornacelle abusive, denunciando esponenti dei clan e vietando i concerti al figlio del boss Savinuccio, ma anche sostenendo gli operatori mercatali contro l’estorsione, della criminalità organizzata, ha definito il possibile commissariamento, che avverrebbe a tre mesi dalle elezioni, come un “atto di guerra”, si è detto pronto a rinunciare alla scorta stessa.
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