La Convenzione di Istanbul contro la violenza di genere e la violenza domestica compie 10 anni. Cos’è, quali paesi ne fanno parte e che futuro ha.
Come se non fossero mai esistite. Con la pandemia aumenta il numero di donne scomparse in Perù
Le conseguenze del coronavirus in Perù vanno ben oltre i problemi sanitari ed economici: il lockdown ha portato alla scomparsa di migliaia di donne e ragazze.
I bambini sono attenti osservatori del mondo che li circonda. In questo caso, una bambina ci racconta frammenti di una storia che solo sua madre può completare. Joys Estefani Qqueccaño Huamani, una donna indigena quechua di 24 anni, è stata vista per l’ultima volta la sera del 9 ottobre. Secondo la piccola Chaska, quel giorno suo zio Jesús Ccana aveva portato lei e la sorella di quattro anni Illary a casa sua (fatto confermato anche dalla famiglia da parte di madre). La casa di Jesús dista solo trenta metri da dove le bambine vivevano con Joys Estefani.
Nell’ultima foto pervenuta di Joys Estefani il viso della donna è contuso e la testa fasciata, per via delle percosse provocate dall’ex compagno e padre delle due bambine, Arturo Ccana Condori, 32 anni. La foto è stata scattata il 28 settembre e l’aggressione è stata denunciata alla polizia. Arturo è stato arrestato, ma subito rilasciato. L’aggressione è avvenuta poche settimane dopo che Joys Estefani si era separata da lui. Nonostante la rottura, i due hanno continuato a vivere vicini nella comunità di Pampa Ansa, una vallata aperta di terra rossastra e arida a circa tre ore dalla famosa città di Cusco.
Le donne sparite in Perù durante la pandemia di Covid-19
Le finestre rotte della casa di Joys Estefani sono ancora sporche di sangue. “Vogliamo giustizia, perché i più poveri non vengono mai ascoltati e le donne continuano a essere maltrattate. Non è possibile”, dice lo zio Nilo Qqueccaño con la voce rotta e lo sguardo fisso. Eppure gli abusi subiti da Joys Estefani sono molto diffusi in Perù. I dati sulla violenza contro le donne parlano da soli. Da marzo a luglio, durante il lockdown, il ministero delle Donne ha registrato 11mila casi di violenza, il trenta per cento dei quali ha come vittime i minori.
Anche la scomparsa di Joys Estefani non è un caso isolato. Da gennaio a novembre di quest’anno è stata denunciata la scomparsa di 14.912 persone in Perù. Secondo i dati ufficiali della polizia, più della metà sono minori e il 64 per cento sono donne. In molti paesi dell’America Latina la Covid-19 ha comportato rigidi lockdown e il Perù non fa eccezione. Le persone sono state rinchiuse nelle loro case per mesi, in molti casi costrette a sopportare condizioni fisiche, economiche e sociali molto precarie. Questa situazione secondo gli esperti ha aggravato la situazione dei bambini e delle donne che vivono in famiglie violente. Le vittime di abusi si sono ritrovate chiuse in casa con i propri carnefici.
“L’Ufficio della difesa civica riporta che dopo i vari cambiamenti nelle misure di restrizione l’aumento di donne, ragazze e adolescenti scomparse rimane costante”, ha scritto un’organizzazione per i diritti umani del Perù in una nota pubblicata all’inizio di questo autunno. Desta particolare preoccupazione l’elevato numero di ragazze e adolescenti scomparse durante il lockdown, probabilmente queste ragazze sono scappate dalle loro case o sono cadute vittime di crimini come il femminicidio, il rapimento e la tratta di esseri umani.
La storia di Joys Estefani Qqueccaño Huamani
Joys Estefani aveva solo quindici anni quando ha sposato Arturo, in un “matrimonio contadino”, un matrimonio combinato secondo la tradizione quechua. I suoi zii hanno sospettato per anni che fosse maltrattata dal suo partner. Ma Estefani viveva in un mondo molto chiuso, la maggior parte del suo tempo era diviso tra la famiglia del suo ex compagno e la chiesa evangelica che frequentavano regolarmente.
Dopo la scomparsa della madre, Chaska e Illary sono rimaste sotto la custodia della polizia e in seguito sono state affidate al nonno, poiché il padre era sospettato nel caso della scomparsa di Joys Estefani, sparizione indagata come caso di omicidio. “Temo che la famiglia Ccana mi farà sparire”, afferma il padre di Joys, René Qqueccaño, 44 anni.
Quando siamo entrate nella casa abbandonata dove Joys Estefani viveva ci è sembrato di trovarci in una silenziosa scena del crimine. Tutto quello che c’era dentro ora è sparso fuori. Giocattoli, vestiti, spazzatura, vetri rotti. Si può anche vedere il terreno scavato di recente. All’interno ci sono segni rossi sui muri, uno dei quali ha la forma di una mano. Avvicinandosi all’edificio, si sente un rumore, come se qualcuno si trovasse all’interno – evocando inquietanti parallelismi tra il caso di Joys Estefani e quello di Marleny Estrada Bolivar, una donna dichiarata scomparsa per quasi due mesi a Lima, la capitale del Perù, fino a quando il suo corpo non è stato trovato sepolto sotto la sua stanza. Durante la visita, i parenti di Arturo vengono più volte qui intorno, dato che la loro casa è a due passi.
“Mia nipote non è un animale, deve ricomparire”, dice zia Nalda Qqueccaño. Insieme agli zii di Joys Estefani, mentre ci avviciniamo alla chiesa che la giovane frequentava con l’ex compagno e la sua famiglia, esce improvvisamente il fratello di Arturo, Jesús, tremante di rabbia. Da un momento all’altro vengono fatte domande e sollevate accuse tra gli zii e il fratello. “Cose è successo a Joys Estefani? Cosa le hai fatto?”, chiedono gli zii. “E se ricompare, cosa succede? Come risponderai? Sicuramente salterà fuori tra una settimana”, risponde Jesús Ccana. “Non scherzare con la nostra chiesa”, dice Ccana con tono aggressivo al nostro fotografo mentre copre la fotocamera con le mani.
L’epidemia di violenza contro le donne in Perù
Secondo l’Ufficio della difesa civica, da gennaio a novembre sono stati registrati 114 femminicidi e poiché il numero delle sparizioni aumenta di mese in mese, è difficile non chiedersi: perché così tante ragazze e donne stanno scomparendo?
“La nostra ipotesi è che la maggior parte delle minori sia scappata di casa a causa di stupri, violenza fisica ed emotiva o abusi sessuali”, afferma Eliana Revollar Añaño, deputata per i diritti delle donne presso l’Ufficio della difesa civica. “Ma non sappiamo davvero il motivo. E non sappiamo il vero numero delle ragazze scomparse, o quante sono state trovate e in quali condizioni: vive o morte. La mancanza di dati è un problema serio. Il semplice fatto che ci siano minori che scappano indica che abbiamo fallito come società”.
Così come a Lima, sono molte le segnalazioni di persone scomparse anche nell’area di Cusco e nella città di Piura, nel nord del Perù. Si stima che in queste regioni vengano denunciati ancora meno casi che nel resto del paese, portando a una sottostima del problema. I familiari spesso evitano di presentare reclami, in parte a causa della mancanza di fiducia nelle autorità. “Succede spesso che le famiglie vengano colpevolizzate per le sparizioni. Oppure che i casi vengano catalogati come crimini commessi per gelosia, e spesso le vittime finiscono per essere anche colpevolizzate”.
Queste le parole di Katherine Soto Torres, fondatrice del gruppo Mujeres desaparecidas Perú (Donne scomparse in Perù) nel 2016, dopo la scomparsa in circostanze insolite della sua amica Solsiret Rodriguez. Le parole di Soto Torres esprimono anche la percezione che le autorità non stiano facendo abbastanza per cercare le donne scomparse. Aggiunge inoltre che molte delle regioni in cui vengono segnalate un gran numero di sparizioni ospitano industrie estrattive, ad esempio attività minerarie illegali, e queste aree sono note per essere focolai di traffico di esseri umani per lo sfruttamento sessuale. L’attivista è particolarmente preoccupata per la situazione nella regione di Cusco.
“I numeri sono allarmanti. Quest’anno, fino ad oggi, sono state sporte più di 800 denunce, e ora Cusco è la seconda regione per numero di casi a livello nazionale. Tuttavia, non disponiamo ancora di un vero sistema di ricerca a livello nazionale che registri e diffonda notizie su tutti i casi, dotato di un sistema di avvisi istantanei. Se le sparizioni non vengono affrontate in modo efficace, non saremo in grado di prevenire situazioni rischiose e tanto meno di trovare le vittime ancora vive”, afferma Soto Torres.
Nei casi di sparizione di donne è estremamente importante che la polizia agisca rapidamente. Un ritardo nella reazione può fare la differenza nelle condizioni in cui vengono ritrovate le vittime, se morte o ancora in vita. “Ad esempio, nel caso delle 28 donne scomparse, se la perquisizione fosse avvenuta rapidamente, probabilmente la polizia sarebbe riuscita a salvarle”, afferma Revollar Añaño. “Invece sono state trovate morte. In aggiunta, molti femminicidi avvengono in famiglia“.
La rappresentante dell’Ufficio della difesa civica menziona anche lo stato di Arequipa nel sud del paese. “Ad Arequipa ci sono state 47 sparizioni durante il lockdown e 43 di queste persone scomparse sono state trovate vive perché le ricerche sono state prese sul serio. Dobbiamo seguire questo esempio nel resto del paese”.
“Non abbiamo cifre precise. Perché avvengono le sparizioni? Manca una politica nazionale”, aggiunge Soto Torres. “Le autorità devono dare risposte alle famiglie. È come se la loro storia venisse cancellata. Come se tua madre, tua figlia o tua sorella non fossero mai esistite. Lo stato sta togliendo qualcosa a queste famiglie non offrendo risposte. Le donne scomparse non sono solo numeri, sono esseri umani”.
Le donne scomparse non sono solo numeri, sono esseri umani.
Il Perù crea un registro nazionale, ma restano molte le donne scomparse
A metà ottobre, l’allora presidente del Perù Martín Vizcarra ha lanciato un nuovo sistema di ricerca nazionale: è stato creato un registro in cui vengono raccolte e archiviate centralmente le informazioni sulle persone scomparse. “Abbiamo avuto alcuni casi molto dolorosi che sono serviti come base per implementare il nostro sistema di catalogazione delle persone scomparse“, afferma Elsa Huallpacusi Hilario, consulente del ministero degli Interni, la massima autorità responsabile della ricerca delle persone scomparse. “Tutti i casi hanno ricevuto il dovuto trattamento, ma i familiari dovrebbero collaborare molto di più. Denunciano la scomparsa di un parente, poi cercano la persona, la trovano e non lo dicono alle autorità”.
Nel frattempo, a Pampa Ansa, Chaska spezza le conversazioni degli adulti con poche parole potenti che sono frammenti dei suoi pensieri. “Mia mamma non tornerà“. Con il passare delle settimane senza notizie concrete sulle condizioni della giovane madre, la comunità ha cominciato a preoccuparsi sempre di più. Come vuole un’usanza ancestrale in quest’area delle Ande, sono state lette le foglie di coca sperando di ottenere informazioni sulla donna scomparsa. Secondo le foglie di coca, Joys Estefani è stata uccisa il 6 novembre ed è stata sepolta da qualche parte. Il giorno stesso la polizia ha interrogato Arturo Ccana, che ha confessato di aver ucciso Joys Estefani.
La comunità si è recata in quella che un tempo era la casa della giovane, ed è arrivata mentre anche la polizia e Arturo raggiungevano la proprietà. Arturo ha indicato il luogo dove aveva seppellito la madre delle sue due figlie. Il corpo di Joys Estefani Qqueccaño Huamani è stato trovato 90 centimetri sottoterra. La sua famiglia ha finalmente ottenuto una risposta, anche se la più drammatica, mentre migliaia di famiglie peruviane stanno ancora aspettando notizie sulle sorti delle loro madri, delle loro figlie, delle loro sorelle.
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