
Il ritratto di un bambino mutilato a causa dei bombardamenti israeliani a Gaza ha vinto il World press photo 2025, il concorso fotografico che da 70 anni documenta le complessità del presente.
Ogni giorno decine di milioni di bambini e ragazzi devono fare i conti con lo stomaco che brontola perché la loro alimentazione è scarsa o carente dal punto di vista nutrizionale. Quali e quanti si può capire in modo chiaro da questa mappa interattiva realizzata dal giornalista Tim De Chant, fondatore di Per square mile,
Ogni giorno decine di milioni di bambini e ragazzi devono fare i conti con lo stomaco che brontola perché la loro alimentazione è scarsa o carente dal punto di vista nutrizionale. Quali e quanti si può capire in modo chiaro da questa mappa interattiva realizzata dal giornalista Tim De Chant, fondatore di Per square mile, sui dati del Center for international Earth science information network raccolti tra il 1990 e il 2002.
I paesi dal rosso più intenso sono quelli dove oltre la metà dei bambini soffre di malnutrizione o è sottopeso secondo gli standard definiti dal National center for health statistics e adottati anche dall’Organizzazione mondiale della sanità come indicatore per stabilire l’Obiettivo di sviluppo del Millennio: ridurre della metà, fra il 1990 e il 2015, la percentuale di popolazione che soffre la fame. In blu gli stati dove i dati non sono disponibili.
Secondo le Nazioni Unite, questo obiettivo non è stato raggiunto e al mondo ci sarebbero ancora più di 100 milioni di bambini sotto i cinque anni di età denutriti e sottopeso. Andare a scuola o a letto a stomaco vuoto per un bambino significa essere più esposto alle malattie, mettere a rischio la sua crescita, significa ridurre la soglia di attenzione a scuola.
I paesi dove il lavoro da fare è ancora tanto sono il Niger e il Sudan. Qui la metà dei bambini è malnutrito. Ma la cintura rossa prosegue fino in Asia e coinvolge decine di milioni di bambini. Regioni del Pakistan e dell’India sono messe anche peggio di alcuni stati africani dove sono in corso conflitti armati. Il problema, in questi casi, è l’alto tasso di crescita demografica. Una crescita troppo veloce rispetto all’aumento della produzione di cibo a livello globale.
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