Firmato il nuovo dpcm: coprifuoco alle 22 in tutta Italia. Lombardia, Piemonte, Calabria e Valle d’Aosta zone rosse: divieto di mobilità e locali chiusi.
È arrivato il nuovo dpcm del governo, il terzo in due settimane, che introduce nuove restrizioni per contrastare il contagio del coronavirus in Italia: il premier Giuseppe Conte l’ha firmato nella notte tra il 3 e il 4 novembre ma tutte le nuove misure – ha fatto sapere il governo in giornata – saranno in vigore solo a partire da venerdì 6 novembre, “per consentire a tutti di disporre del tempo utile per organizzare le proprie attività”.
Nessuna regione verde, la maggior parte sono gialle
Questa volta però le nuove misure sono modulate non più solamente su base nazionale, bensì su base regionale, nel tentativo di intervenire in maniera mirata e proporzionata al grado di criticità presente nel singolo territorio. Lombardia, Piemonte, Calabria e Valle d’Aosta sono state considerate le regioni più critiche, in fascia rossa; Sicilia e Puglia sono in fascia arancione, con un grado di rischio intermedio. Tutte le altre regioni che non sono considerate particolarmente a rischio secondo i criteri stabiliti dal Comitato tecnico-scientifico creato dal governo, e definite di fascia gialla, (in linea teorica esisterebbe anche la fascia verde, priva di pericolo, ma al momento non ne fa parte nessuna regione) subiscono solamente le seguenti nuove limitazioni, che vanno a sommarsi a quelle già in vigore:
- coprifuoco generale alle ore 22:00, orario entro la quale si dovrà essere a casa a meno di autocertificazioni per motivi di lavoro o emergenza.
- chiusura dei musei, che al contrario di cinema, teatri e sale per concerti erano stati tenuti aperti dall’ultimo Dpcm.
- capienza dei mezzi pubblici locali dimezzata: si passa dall’attuale 80 per cento al 50, per aumentare il distanziamento.
- didattica a distanza per tutti nelle scuole superiori, dove finora la dad era al 75 per cento.
La collocazione di ogni regione all’interno di una delle diverse fasce spetta al Comitato tecnico-scientifico, e non alle singole regioni, mentre il ministro della Salute, Roberto Speranza, dovrà valutare ogni settimana l’evolversi della situazione regione per regione, ma in ogni caso le misure prese hanno ogni volta una durata minima di 15 giorni, fino al 3 dicembre, data di scadenza del dpcm.
Cosa succede a Puglia e Sicilia, le regioni arancioni
Le regioni dove vige quello che il Cts chiama scenario di tipo 3, dette anche arancioni (situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo, con valori di trasmissibilità regionali sistematicamente e significativamente compresi tra 1,25 e 1,5) in questa prima fase sono Puglia e Sicilia: la didattica a distanza è portata al 100 per cento per le superiori e le scuole medie, mentre resta in presenza per asili e scuole elementari, e non ci si può spostare tra comuni differenti. Rimangono aperte le attività commerciali al dettaglio, ma sono sospese le attività di ristorazione sul posto (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie), Resta consentita la sola ristorazione con consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22:00 l’asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze.
Lombardia, Piemonte, Calabria e Valle d’Aosta le regioni rosse
Nelle regioni con scenario di tipo 4, ovvero Lombardia, Piemonte, Calabria e Valle d’Aosta, definite anche regioni rosse (situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente maggiori di 1,5) possono essere disposti veri e propri lockdown simili a quello nazionale della scorsa primavera, con tanto di autocertificazione per gli spostamenti consentiti, per motivi di lavoro, salute e per fare la spesa. In queste regioni è sospesa completamente la didattica in presenza nelle scuole, tranne che per i servizi educativi per l’infanzia e per l’assistenza ai bambini con disabilità, e ovviamente non ci si può spostare in un altro comune.
Tutte le attività commerciali rimangono chiuse, ad eccezioni di supermercati, alimentari, le edicole, i tabaccai, le farmacie, le parafarmacie. Rimane possibile fare attività motoria all’aperto, purché nel rispetto delle distanze. I datori di lavoro devono incentivare il più possibile il lavoro da remoto.
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