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Il discorso di Mario Draghi al Senato, tra emergenza e ricostruzione
Emergenza e ricostruzione sono state le due parole chiave usate dal presidente Mario Draghi nel discorso con cui ha chiesto la fiducia al Senato.
Il piano di vaccinazione, la scuola, e poi gli investimenti pubblici da fare per superare la crisi economica indotta dalla pandemia, sfruttando i fondi che arriveranno dal Next generation Eu, il grande piano di ripresa e resilienza adottato dall’Unione europea. Con particolare attenzione alla parità di genere, al Mezzogiorno, e ad alcune riforme ritenute fondamentali come quella del fisco, della giustizia, della pubblica amministrazione. Ma soprattutto a una transizione energetica e ambientale, resa necessaria anche alla luce della stessa pandemia di coronavirus.
Cosa ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi
Mario Draghi, nelle dichiarazioni programmatiche con le quali oggi chiederà la fiducia del Senato per sé e per il suo nuovo governo, parte della pandemia di Sars-cov-2 e non sfugge alla metafora della guerra, da molti usata soprattutto nei primi mesi di contagio la scorsa primavera, per spiegare che “il principale dovere cui siamo chiamati, tutti è di combattere con ogni mezzo la pandemia e di salvaguardare le vite dei nostri concittadini. Una trincea dove combattiamo tutti insieme. Il virus è nemico di tutti”.
Sia di chi ha registrato vittime tra i propri cari – “è nel commosso ricordo di chi non c’è più che cresce il nostro impegno” –, sia di chi oggi soffre per la crisi economica – “siamo consci del loro enorme sacrificio e li ringraziamo. Ci impegniamo a fare di tutto perché possano tornare, nel più breve tempo possibile, nel riconoscimento dei loro diritti, alla normalità delle loro occupazioni”.
Ma alla metafora delle guerra come distruzione, nel discorso di Draghi, segue poi quella del dopoguerra come ricostruzione, che il vero focus dell’intervento. . E a questo punto giunge la prima citazione, di Cavour (“le riforme compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità, la rafforzano”), anche se il ruolo che disegna per sé è più simile a quello di Alcide De Gaspari, il premier della ricostruzione. “Il governo – dice – farà le riforme ma affronterà anche l’emergenza. Oggi noi abbiamo, come accadde ai governi dell’immediato dopoguerra, la possibilità, o meglio la responsabilità, di avviare una nuova ricostruzione. L’Italia si risollevò dal disastro della Seconda guerra mondiale con orgoglio e determinazione e mise le basi del miracolo economico grazie a investimenti e lavoro. A quella ricostruzione collaborarono forze politiche ideologicamente lontane se non contrapposte. Sono certo che anche a questa nuova ricostruzione nessuno farà mancare, nella distinzione di ruoli e identità, il proprio apporto. Questa è la nostra missione di italiani: consegnare un Paese migliore e più giusto ai figli e ai nipoti”.
Fuori dall’Europa c’è meno Italia
Non è un mistero che il governo guidato da Mario Draghi, ex presidente della Banca Centrale Europea, sarà animato da un forte europeismo ma anche, aggiunge il premier, “protagonista dell’Alleanza Atlantica, nel solco delle grandi democrazie occidentali, a difesa dei loro irrinunciabili principi e valori. Sostenere questo governo significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro, significa condividere la prospettiva di un’Unione Europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i paesi nei periodi di recessione. Gli Stati nazionali rimangono il riferimento dei nostri cittadini, ma nelle aree definite dalla loro debolezza cedono sovranità nazionale per acquistare sovranità condivisa”. Consapevoli che “senza l’Italia non c’è l’Europa. Ma, fuori dall’Europa c’è meno Italia”.
Allo stesso tempo Draghi assicura di voler dare risposte ai giovani italiani “che deludiamo costringendoli ad emigrare da un paese che troppo spesso non sa valutare il merito e non ha ancora realizzato una effettiva parità di genere. Una domanda che non possiamo eludere quando aumentiamo il nostro debito pubblico senza aver speso e investito al meglio risorse che sono sempre scarse. Ogni spreco oggi è un torto che facciamo alle prossime generazioni, una sottrazione dei loro diritti”.
La pandemia e la scuola
Un lungo capitolo del suo intervento Draghi lo destina naturalmente alla pandemia: 92.522 morti, 2.725.106 cittadini colpiti dal virus, “numeri per giunta sottostimati” osserva, e “che hanno messo a dura prova il sistema sanitario nazionale, sottraendo personale e risorse alla prevenzione e alla cura di altre patologie, con conseguenze pesanti sulla salute di tanti italiani”, oltre ad aver diminuito l’aspettativa di vita, afflitto l’occupazione, aggravato le difficoltà con un aumento del 45 percento dei nuovi poveri, aumentato le disuguaglianze nell’immediato e anche in prospettiva, per via delle ore di scuola perse.
Proprio la scuola si conferma uno dei temi più sentiti dal premier: “Le ragazze e i ragazzi hanno avuto, soprattutto quelli nelle scuole secondarie di secondo grado, il servizio scolastico attraverso la didattica a distanza che, pur garantendo la continuità del servizio, non può non creare disagi ed evidenziare diseguaglianze: nella prima settimana di febbraio solo 1.039.372 studenti (il 61,2 per cento del totale) ha avuto assicurato il servizio attraverso la didattica a distanza. Non solo dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie, ma dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà.
Le tre P oltre la pandemia
Ma oltre la pandemia e all’emergenza, nel pensiero di Draghi c’è anche un futuro da costruire secondo un modello di sviluppo diverso e tutto nuovo, nel solco di quella resilienza sociale e ambientale richiamata dal NextGenerationEu, o delle tre P di people, planet, prosperità. “Quando usciremo, e usciremo, dalla pandemia, che mondo troveremo? La scienza, ma semplicemente il buon senso, suggeriscono che potrebbe non essere lo stesso. Il riscaldamento del pianeta ha effetti diretti sulle nostre vite e sulla nostra salute, dall’inquinamento, alla fragilità idrogeologica, all’innalzamento del livello dei mari che potrebbe rendere ampie zone di alcune città litoranee non più abitabili. Lo spazio che alcune megalopoli hanno sottratto alla natura potrebbe essere stata una delle cause della trasmissione del virus dagli animali all’uomo”.
A questo punto la seconda citazione, questa volta di papa Francesco: “Le tragedie naturali sono la risposta della terra al nostro maltrattamento. E io penso che se chiedessi al Signore che cosa pensa, non credo mi direbbe che è una cosa buona: siamo stati noi a rovinare l’opera del Signore”. Parole pronunciate in occasione dell’ultima Giornata della Terra, il 21 aprile 2020. E dunque, secondo Draghi, “proteggere il futuro dell’ambiente, conciliandolo con il progresso e il benessere sociale, richiede un approccio nuovo: digitalizzazione, agricoltura, salute, energia, aerospazio, cloud computing, scuole ed educazione, protezione dei territori , biodiversità, riscaldamento globale ed effetto serra, sono diverse facce di una sfida poliedrica che vede al centro l’ecosistema in cui si svilupperanno tutte le azioni umane”. Al ministero per la Transizione ecologica, nato per la prima volta proprio in seno a questo governo, sarà affidato il compito di guidare proprio cambiamento.
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