La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
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È una storia che si ripete ogni anno. Solo che stavolta i volontari della Lipu (Lega italiana protezione uccelli) sono riusciti a rovinare, almeno in parte, i piani ai bracconieri. Grazie anche all’ausilio dei droni, impiegati per setacciare una delle aree più calde del bracconaggio in Italia, il basso Sulcis in provincia di Cagliari. I
È una storia che si ripete ogni anno. Solo che stavolta i volontari della Lipu (Lega italiana protezione uccelli) sono riusciti a rovinare, almeno in parte, i piani ai bracconieri. Grazie anche all’ausilio dei droni, impiegati per setacciare una delle aree più calde del bracconaggio in Italia, il basso Sulcis in provincia di Cagliari.
I volontari sono riusciti a rimuovere 930 trappole impiegate per lo più per la preparazione delle “grive”, piatto locale “tipico” delle feste natalizie. Archetti che avrebbero compiuto una strage di tordi, merli e pettirossi. “Facciamo appello a tutta la popolazione affinché non consumi le ‘grive’ in occasione delle prossime festività”, ha detto Fulvio Mamone Capria, presidente della Lipu. “Il bracconaggio in questa bellissima zona della Sardegna è ancora una triste realtà ma le azioni che abbiamo realizzato in questi anni per sensibilizzare ed educare in particolare le nuove generazioni, siamo certi, porteranno i frutti sperati”.
La Lipu a dicembre aveva organizzato, in collaborazione con il Corpo forestale di vigilanza ambientale della Regione Sardegna, un workshop sull’impatto del bracconaggio sugli uccelli migratori, per aumentare l’efficacia delle azioni antibracconaggio delle forze dell’ordine. Tra queste la possibilità di contestare ai bracconieri sardi i reati di furto venatorio (in quanto i soggetti sono sprovvisti di licenza di caccia) e di maltrattamento di animali.
“A causa, con tutta probabilità, della grave siccità di quest’anno la macchia mediterranea ha prodotto pochissimi frutti come lentisco, mirto e corbezzolo”, ha detto Gigliola Magliocco, coordinatrice del campo antibracconaggio della Lipu. “Per questo gli uccelli non si sono avvicinati ma nonostante ciò abbiamo disattivato numerosi sentieri attrezzati di trappole per uccelli, in attesa di essere attivati dai bracconieri non appena si rimetterà in moto la migrazione, e smontato diverse trappole per la cattura di ungulati”.
La Lipu monitora e lavora attivamente contro la caccia illegale, su tutto il territorio nazionale. Ha tracciato una vera e propria mappa degli hot spot dove questa presenta le maggiori criticità. Ad esempio nelle valli del bergamasco e del bresciano son i piccoli uccelli, i passeriformi protetti come pettirossi, cince, merli, usignoli, ad essere più colpiti. Nello Stretto di Messina i cacciatori sparano al falco pecchiaiolo per proteggersi dai tradimenti coniugali. Sull’isola di Ischia si catturano centinaia di piccoli uccellini con le trappole, per mangiarli. Ma è in provincia di Cagliari che si registrano i numeri perggiori: ogni anno tra i 300mila e i 600mila uccelli (pettirossi, merli, tordi) sono cacciati illegalmente con reti e trappole. Gli animali catturati, sono venduti ai ristoranti della zona per la preparazione delle cosiddette “grive”, gli spiedini di uccelli.
Secondo gli ultimi dati di Legambiente ogni giorno nel nostro Paese vengono elevate almeno 20 infrazioni contro la fauna selvatica, denunciate 16,5 persone ed effettuati quasi 7 sequestri. Una piaga per la fauna selvatica, dettata da ignoranza, tradizioni anacronistiche e ottuse, senza alcun fondamento e valore venatorio o sportivo. Una pratica, non c’è dubbio, da contrastare in tutti i modi.
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