Un’escursionista ha scoperto per caso un sito fossile risalente al Permiano, venuto alla luce a causa dello scioglimento di un ghiacciaio.
Droni contro la deforestazione, ma la tecnologia non può tutto
I droni sono una delle invenzioni più importanti del secolo. I droni fanno le consegne a domicilio, trasportano documenti e prodotti di rilevanza internazionale che non possono rischiare di perdersi nel traffico. Sono persino in prima linea nella lotta al bracconaggio di specie animali che rischiano l’estinzione, come gli elefanti e i rinoceronti. Ora i
I droni sono una delle invenzioni più importanti del secolo. I droni fanno le consegne a domicilio, trasportano documenti e prodotti di rilevanza internazionale che non possono rischiare di perdersi nel traffico. Sono persino in prima linea nella lotta al bracconaggio di specie animali che rischiano l’estinzione, come gli elefanti e i rinoceronti. Ora i droni hanno una finalità in più: possono aiutarci a contrastare la deforestazione.
Lauren Fletcher, un ingegnere che ha lavorato per la Nasa, ha dato vita a una start up che si chiama Biocarbon Engineering e che promette di “contrastare la deforestazione su scala industriale con la riforestazione su scala industriale”. Ogni anno vengono abbattuti qualcosa come 26 miliardi di alberi in nome dell’agricoltura, dell’espansione delle città, della ricerca di materiali preziosi, così l’idea di Fletcher è quella di contrastare questa crudeltà con mezzi altrettanto veloci nel ripiantare gli alberi.
Il drone creato dalla Biocarbon Engineering è in grado di controllare il terreno e scovare la zona perfetta per ospitare nuovi alberi. E poi procedere alla piantumazione a una velocità straordinaria: 10 messe a dimora al minuto, 36mila al giorno, 1 miliardo in un anno. Ma la velocità non è sinonimo di efficacia tant’è che nemmeno Fletcher sostiene che questo metodo sia migliore della piantumazione a mano. È solo più economico. Un drone avrebbe costi inferiori dell’85 per cento.
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La tecnica della piantumazione di nuovi alberi attraverso un drone, dunque, ha già sollevato diversi dubbi. Secondo Liz Core di Grist, del miliardo di piante messe a dimora in un anno solo alcune attecchirebbero per davvero (il drone è ancora un prototipo) e la deforestazione procura comunque molti più danni di quanto un’attività di riforestazione possa compensare perché il suolo viene danneggiato e la biodiversità minacciata. Per questo è importante continuare a tutelare ed evitare che foreste secolari vengano distrutte. Prima di fornire un alibi alle aziende che deforestano, dunque, secondo Core è importante adottare politiche che portino a zero la deforestazione.
Come ogni nuova scoperta o invenzione, c’è sempre un risvolto che fa pensare. Non va sottovalutata la potenza di un drone in grado di affiancare l’uomo (e non sostituire la sua precisione e il suo lavoro) per aumentare il numero di alberi messi a dimora, ma nemmeno i risultati, per ora incerti. Secondo quanto riportato dal magazine dello Smithsonian, ogni anno gli uomini riescono piantarne solo 15 miliardi. Questo significa che il bilancio rimane negativo: gli alberi persi in dodici mesi sono 11 miliardi.
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