Dall’ecoansia a sensazioni positive di unione con la Terra. Conoscere le “ecoemozioni” ci aiuta a capire il nostro rapporto con ciò che ci circonda e come trasformarle in azione.
È stata stilata la più completa mappa della vita mai realizzata
Un nuovo studio ha cercato di stabilire le relazioni di parentela tra i 2,3 milioni di creature che popolano la Terra, dagli inizi della vita ad oggi.
Cosa hanno in comune una balena e un pecari? Può una muffa avere cugini? A queste e a numerose altre domande sull’evoluzione della vita sulla Terra prova a rispondere un ambizioso progetto di catalogazione realizzato da undici centri di ricerca, descritto in un articolo pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences.
È una sorta di “Wikipedia dell’evoluzione” che raccoglie i 2,3 milioni di specie viventi classificate dagli scienziati e ricostruisce tutti i rapporti di parentela tra loro, fino a risalire agli albori della vita sul pianeta.
Animali e piante, ma anche funghi e batteri, creature così diverse tra loro, eppure così simili, tutte unite dall’ancestrale istinto di sopravvivere e perpetuare la specie. I ricercatori, coordinati da Karen Cranston, studiosa della Duke University, hanno eseguito un’impresa titanica, durata più di tre anni, per compilare il più completo “albero della vita” mai realizzato.
“Il nostro è il primo vero tentativo di connettere i puntini, e mettere insieme tutte le informazioni disponibili sull’evoluzione delle specie, per questo andrebbe considerata una versione 1.0”, ha dichiarato Karen Cranston.
Il nuovo albero della vita, chiamato Open Tree of Life, mostra tutte le parentele tra gli esseri viventi e come le specie si sono differenziate fra loro nel tempo. Il nome è dovuto proprio all’”apertura” del lavoro, non è infatti uno studio concluso, è accessibile a tutti all’indirizzo tree.opentreeoflife.org e può essere costantemente aggiornato e perfezionato.
“Venticinque anni fa si diceva che ottenere un albero della vita così esteso fosse impossibile – ha affermato la coordinatrice dello studio – il nostro Open Tree of Life è quindi un importante punto di partenza, che altri ricercatori potranno migliorare e ampliare nei decenni a venire”.
La base di partenza per i ricercatori è stato il lavoro dei loro predecessori, hanno infatti consultato, scremato e messo insieme i risultati di oltre cinquecento studi pubblicati negli scorsi decenni, collegando tra loro, alla luce delle nuove scoperte, gli alberi filogenetici di tutte le specie conosciute.
Come con un vecchio album di fotografie trovato in soffitta e appartenuto a chissà quale avo, i biologi hanno provato a ricostruire le storie evolutive degli esseri viventi, collegando antenati e discendenti.
La compilazione del nuovo albero della vita, oltre ad avere un valore puramente cognitivo, contribuirà a scoprire nuovi farmaci, migliorare i raccolti e gli allevamenti e tracciare le origini e la diffusione di malattie infettive come Ebola e influenza.
Lo studio ha dunque applicazioni pratiche, ma rischia di diventare un mero esercizio statistico se non miglioriamo concretamente la protezione degli animali, delle piante e degli ecosistemi terrestri, ricordando sempre che la nostra specie ha mosso i primi passi appena 200mila anni fa, mentre la vita sulla Terra, nella sua caleidoscopica varietà, ha avuto inizio circa tre miliardi e mezzo di anni fa, e merita rispetto.
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