La medicina palliativa si prende cura dei pazienti che non possono più guarire. Deve essere rapida, efficace, in grado di migliorare la qualità di vita delle persone. L’Hospice Cascina Brandezzata di Milano la pratica con un approccio integrato tra medicina accademica e complementare.
È tutto olismo quel che luccica?
Regola fondamentale per l’operatore olistico è quello di avere una cultura non solo “scientifica” della salute, ma anche di andare oltre la malattia
Regola fondamentale per l’operatore (medico o non medico) olistico è
quello di avere una cultura non solo “scientifica” della salute, ma
anche di essere in grado di andare oltre la malattia e la cura, con
un vero approccio olistico alla persona.
Non a caso, il cardiologo americano Bernard Lown, premio Nobel
1985, con il libro “l’Arte perduta di guarire”, edito in Italia
dalla Garzanti, ci ricorda che: “…un paziente è qualcosa
di più della sua malattia” e che “Purtroppo oggi il processo
di guarigione è sostituito dal trattamento, la cura è
soppiantata dalla presa in carico e banali procedure tecnologiche
prendono il sopravvento sull’arte di ascoltare. I medici non
assistono più la persona, ma si occupano di parti biologiche
frammentate che non funzionano più. Il più delle
volte l’essere umano che soffre viene escluso dalla
transazione.”(….) “Per molti medici la tecnologia è
diventata un sostegno sufficiente al colloquio con il paziente”
(…) “Il declino del prestigio di cui godevano i medici è
stato accelerato anche dall’incredibile arroganza che viene
instillata negli studenti in medicina. Si insegna loro un modello
medico riduttivo, in cui gli esseri umani sono considerati
complesse macchine biochimiche”(…)”La pratica medica corrente si
concentra sulle malattie acute o sulle emergenze ed è quasi
del tutto indifferente alla prevenzione e alla difesa della
salute”.
Gli stessi limiti e aridità della medicina
scientifica-allopatica, si possono, purtroppo, riscontrare anche in
quella naturale.
Infatti, un agopuntore o un omeopata, se hanno una sterile e
limitata formazione alla loro branca terapeutica, potranno
affermare di far parte della medicina complementare, ma non
certamente di essere medici olistici!
Ciascuna materia, se acquisita in forma specifica e distaccata da
un contesto più ampio, con metodologie lontane da un sistema
di analisi e di terapie ad azione sinergica, non produrrà
mai un buon operatore olistico della salute, anche se il processo
di apprendimento è durato anni.
Il pericolo più grave per lo screditamento della medicina
olistica è, e rimane, il medico che si avvicina alle terapie
naturali con uno spirito troppo settoriale, volendosi solo
riqualificare professionalmente, cercando, ad esempio, di praticare
l’omeopatia dopo aver fatto un piccolo corso di alcune decine di
ore presso qualche casa farmaceutica omeopatica.
In tal senso è auspicabile una riforma legislativa che ponga
veramente freno alla presunzione che il poter indossare il camice
bianco si possa fare di tutto e di più sulla pelle del
cittadino, con una incredibile convinzione di onnipotenza.
Gabriele Bettoschi
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