Fare pressione sui governi affinché si arrivi ad una diminuzione del 60 per cento entro il 2040 è l’imperativo della Giornata della Terra, giunta oggi alla 54esima edizione.
La lotta per una riduzione globale dell’utilizzo di plastica è al centro dell’Earth day 2024, che si celebra oggi in tutto il mondo. La Giornata della Terra, istituita nel 1970 negli Stati Uniti e giunta alla 54esima edizione, è diventata un evento fondamentale per raccogliere, organizzare e formulare le istanze del movimento ambientalista. Oggi la ong che dà il nome alla manifestazione chiede a gran voce di ridurre l’inquinamento da plastica, agendo sulla catena produttiva. Un monito rivolto a Ottawa, dove sono in corso i negoziati per il Trattato globale sull’inquinamento da plastica.
La richiesta per l’Earth Day 2024
La richiesta avanzata dalla ong americana Earthday.org, organizzatrice dell’evento omonimo, è quella di ridurre la produzione globale di plastica del 60 per cento entro il 2040. Una proposta diretta a governi, aziende e singoli cittadini affinché gli sforzi convergano verso un futuro il più possibile libero dalla plastica: “Ogni anno si producono 380 milioni di tonnellate di plastica, ma solo il 9 per cento di tutta la plastica prodotta viene riciclata. Un problema gravissimo che rischia letteralmente di soffocare il pianeta in modo irreversibile”, spiega la ong. Si stime che nel 2023 siano stati prodotti 500 miliardi di sacchetti di plastica, l’equivalente di un milione al minuto. Simili prodotti non sono biodegradabili e restano nell’ecosistema per lunghissimo tempo sotto forma di microplastiche.
BREAKING: We just made our largest ever plastic catch. Interceptor 006 in the Rio Las Vacas, Guatemala, stopped 272 truckloads of trash – equal to 1.4 million kg (3.1 million lbs) – from flowing into the Caribbean Sea. All in a single evening. pic.twitter.com/V43UXpvb1n
La richiesta non arriva in un momento qualsiasi, dal momento che questa settimana si tiene ad Ottawa, in Canada, un atteso vertice di negoziati per redigere il Trattato globale sull’inquinamento da plastica. Fra le richieste più urgenti mosse ai negoziatori c’è quella di includere nella bozza del trattato prevista per la fine dell’anno la necessità di rendere obbligatoria la fine della produzione di plastica monouso entro il 2030. Ai tavoli negoziali sono attualmente in discussione anche proposte per vietare i prodotti dannosi per l’ambiente la riduzione della produzione e l’aumento del riciclo dei prodotti in plastica, oltre a misure finanziare che sostengano questi interventi. La speranza è che si arrivi a scrivere norme ambiziose che riguardino l’intero ciclo di vita della plastica, dalla progettazione alla produzione fino allo smaltimento e al riciclo.
Evidenze sulla presenza di microplastiche nell’organismo dei bambini
“Viviamo nel Plasticene, un’era in cui la plastica ha permeato ogni aspetto della nostra vita come un’epidemia”. Con queste parole si apre il reportBabies vs. Plastics realizzato da Earthday.org, che affronta uno dei temi più sensibili relativi all’inquinamento da plastiche, cioè la presenza delle particelle più piccole di materiale plastico – le microplastiche – all’interno dell’organismo degli esseri viventi, umani compresi. Un’infltrazione che non risparmia i bambini: “È dimostrato che i bambini ingeriscono più microplastiche e microfibre rispetto agli adulti durante le fasi chiave dello sviluppo, in particolare gattonare, la comparsa dei denti e l’abitudine di assaggiare oggetti inanimati. I bambini ingeriscono o inalano un livello di microplastiche 10 volte superiore a quello degli adulti“, continua il documento. La ricerca sostiene che il bioaccumulo di microplastiche nei bambini sono stati collegati ad una vasta gamma di problemi di salute. In particolare, uno studio ha scoperto che l’esposizione agli ftalati – una sostanza chimica utilizzata nella produzione di alcuni tipi di plastica – era associata ad un aumento del 20 per cento di rischio di cancro infantile.
La storia dell’Earth day
La nascita dell’Earth Day è da attribuire a un’intuizione del senatore democratico del Wisconsin, Gaylord Nelson che, all’inizio degli anni Settanta, intuì che il grande fermento giovanile che si era diffuso in opposizione alla guerra in Vietnam negli Stati Uniti poteva ospitare anche istanze legate alla protezione dell’ambiente. L’episodio, purtroppo drammatico che diede la spinta decisivo all’istituzione della giornata fu l’esplosione della piattaforma petrolifera Union Oil vicino alle coste di Santa Barbara, in California. Oltre dieci milioni di litri di petrolio e fanghi di perforazione vennero riversati nel madre uccidendo oltre 10mila gabbiani, delfini, foche e leoni marini. Gaylord Nelson vide la macchia nera sorvolando l’area in aereo e nei giorni successivi si recò sul posto per vedere con i suoi occhi la devastazione ambientale. Era il 28 gennaio del 1969.
Un anno dopo, il 22 aprile del 1970, si tenne la prima edizione dell’Earth Day sotto la presidenza Kennedy. Quel giorno, nasceva anche quello che oggi è diventato il moderno movimento ambientalista globale. Il movimento, che vide la luce negli Stati Uniti, contava circa 20 milioni di cittadini americani che si mobilitarono in una storica manifestazione in difesa dell’ambiente. Nel tempo l’Earth Day si è diffuso in tutto il mondo, arrivando a coinvolgere oggifino a un miliardodi persone in 193 paesi. Dal 2007 anche l’Italia ospita eventi in diverse città: quest’anno Roma e Torino hanno organizzato giornate dedicate all’Earth Day con un programma ricco di eventi.
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