Nel lockdown, il food delivery ha salvato, in parte, la ristorazione. Ma serve più attenzione all’ambiente. La start-up Ecco! ha colto questa opportunità.
In tempi di coronavirus, il food delivery ha letteralmente salvato il settore della ristorazione, contribuendo ad alleviare le perdite imposte dalla chiusura delle attività per il rispetto del distanziamento sociale. I numerosi gli studi che affermano che allo scoppio della pandemia hanno contribuito in buona parte inquinamento, consumismo e globalizzazione fanno però pensare che anche l’utilizzo del servizio a domicilio nel post–crisi sia destinato a cambiare, e ad adeguarsi a un ripensamento dell’economia in una chiave di sviluppo davvero sostenibile verso cui forse si sta rivolgendo anche la politica, che sempre più spesso investe su start-up innovative, tecnologia, lavoro agile.
Un esempio di start-up al passo coi tempi è Ecco!, un progetto di delivery food a dimensione locale e a basso impatto per l’ambiente. Pensato prima dell’era Covid, il servizio è stato attivato proprio all’inizio del lockdown, quando è apparso chiaro che per un po’ di tempo l’unico modo per ‘cenare fuori’ sarebbe stato quello di ordinare. Il quartiere servito, per ora, è quello di Centocelle: il quadrante Est di Roma è già noto alle cronache locali e nazionali per gli incendi dolosi divampati in alcuni bar e ristoranti, ma in realtà già da qualche anno è teatro di una coraggiosa rinascita sociale, culturale e gastronomica grazie a iniziative come questa.
La sfida sarà, come in ogni settore produttivo, sempre di più quella di puntare sulla soddisfazione del cliente, ma non solo. Ecco! rappresenta anche uno sforzo di assunzione di responsabilità nei confronti delle persone, garantendo lavoro a disoccupati e inoccupati della zona, del territorio, valorizzandone locali e prodotti, e dell’ambiente.
Il delivery nella fase 2.0
“L’abbiamo pensata un po’ come la fase 2.0 del delivery”, spiegano Emy Diamante e Niccolò Salvini, ideatori del concept Ecco!, ma già impegnati in molti altri progetti nel mondo dell’enogastronomia con la società DeaComunicazione. “Noi siamo da sempre grandi fautori delle cene a domicilio, ordiniamo spesso a casa, ma ci siamo resi conto che mancava il rispetto per l’ambiente. Nonostante la crescita costante del settore e della qualità, il packaging era quasi sempre realizzato in materiali poco sostenibili e non sapevamo mai dove buttarlo”. Poi è arrivata la pandemia. “Ci siamo detti: perché non sfruttiamo questo momento per fare qualcosa di nuovo, di finalmente rispettoso per l’ambiente e per la nostra società in un momento così difficile?”.
In futuro, il nuovo paradigma economico non potrà che basarsi su questi principi: un migliore rapporto col pianeta, rispettandoi temi primari legati all’economia circolare, all’efficienza energetica, alla gestione sostenibile dei rifiuti ed alla riduzione delle emissioni.
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