Ecomafia, nel 2021 oltre 30mila reati e un giro d’affari da 8,8 miliardi
Il business dell'ecomafia vale 8,8 miliardi di euro
Per il rapporto Ecomafia di Legambiente, ancora oltre 30mila reati ambientali e 59mila illeciti amministrativi. Cemento e rifiuti le filiere più critiche.
Il business dell'ecomafia vale 8,8 miliardi di euro
Ogni singola ora di orologio del 2021, in Italia, sono stati commessi 3,5 reati contro l’ambiente: 84 al dì, più di 2.500 al mese e così via, per un totale di 30.590 illeciti accertati solamente lo scorso anno. Numeri crudi, che indicano che le ecomafie continuano ancora oggi ad affondare le loro radici nell’ambiente, spinte da interessi trasversali in cui si intrecciano sempre di più criminalità ambientale, economica e organizzata. Il risultato, messo nero su bianco dal nuovo report Ecomafia 2022, realizzato da Legambiente con il sostegno di Novamont e edito da Edizioni Ambiente, è un attacco diretto, nudo e crudo, grazie anche ad una spinta maggiore della corruzione e degli illeciti amministrativi.
L’unica, magra consolazione che emerge dal rapporto, è che il numero di ecoreati è un po’ in calo, del 12,3 per cento, rispetto a quello dell’anno precedente, il 2020. Così come in calo è il fatturato stimato delle ecomafie: 8,8 miliardi di euro. Nel 2019 la stima era di 19 miliardi.
Ma spiega Legambiente, rimangono comunque cifre intollerabilmente alte. Anche perché in compenso gli arresti aumentano (368, più di uno al giorno, l’11,9 per cento in più rispetto al 2020). E soprattutto perché a parte, oltre a quelli penali, vanno conteggiati anche gli illeciti amministrativi: 59.268 quelli contestati, praticamente 10 ogni ora.
Ecomafia, lo sforzo delle istituzioni sta pagando?
Non rimane che sperare dati così elevati siano dovuti almeno in parte a una rinnovata capacità da parte degli inquirenti di rintracciare e portare alla luce illeciti che magari in passato restavano impuniti.
Determinante in questo senso non solo l’introduzione nella Costituzione della tutela del patrimonio ambientale, ma soprattutto la legge sugli ecoreati in vigore ormai da 7 anni, che introducendo i nuovi reati di disastro e di inquinamento, di traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività, di impedimento del controllo e di omessa bonifica ha agevolato l’apertura di nuove inchieste (ben 115 tra settembre 2021 e luglio 2022), arresti, denunce e sequestri: Sono stati 14 i comuni sciolti per mafia nel 2021 e 9 nel 2022, gli ultimi in ordine di arrivo quelli di Anzio e Nettuno, in provincia di Roma.
Riavvolgiamo il nastro di qualche settimana, e torniamo con la mente alla tragedia di Ischia dello scorso 26 novembre, quando il territorio dell’isola campana non ha retto alle alluvioni distruggendo case e strade e uccidendo 12 persone. Ebbene, dal rapporto Ecomafia 2022 emergono due cose che confermano quanto quella tragedia sia stata dovuta più all’uomo che a una fatalità, e quanto sia possibile considerarlo un caso paradigmatico: la prima è che il ciclo illegale del cemento guida la “classifica” delle filiere illegali con 9.490 reati nel 2021 (31 per cento del totale).
La seconda che proprio la Campania, insieme a Puglia, Sicilia e Calabria, è tra le regioni a più alto tasso di ecoreati: insieme, queste quattro sono state teatro del 43,8 per cento dei reati accertati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto, del 33,2 per cento degli illeciti amministrativi e del 51,3 per cento delle inchieste per corruzione ambientale sul totale nazionale.
Pioggia di arresti nel ciclo dei rifiuti
Al secondo posto tra le filiere illegali c’è quella dei rifiuti (8.473 reati) che registra anche il maggior numero di arresti, ben 287, (25,9 in più rispetto al 2020) e di sequestri (3.745, con +15 per cento). Le inchieste contro i traffici illeciti di rifiuti monitorate da Legambiente nel 2021 sono state ben 38, contro le 27 dell’anno precedente, mentre nei primi sette mesi di quest’anno la cifra è arrivata a quota 17. I quantitativi di rifiuti sequestrati superano i 2,3 milioni di tonnellate, l’equivalente di 94.537 tir: messi su strada, uno dietro l’altro, formerebbero un serpentone di 1.286 chilometri, che da Reggio Calabria potrebbe spingersi al confine con la Svizzera. Da segnalare i 640.195 controlli eseguiti nel settore agroalimentare e il fatto che tra i nuovi interessi delle ecomafie c’è il traffico illecito degli oli vegetali esausti. Il Conoe stima che ben 15mila tonnellate all’anno sfuggano alla raccolta e al trattamento dei certificati dei consorzi.
📘Presentato il Rapporto #Ecomafia@Legambiente 2022 📌Lieve flessione dei reati nel 2021, impennata di quelli contro il patrimonio boschivo e storico culturale 👉Ciclo illegale del cemento primo nella classifica delle filiere illegali, seguono i rifiuti 🔍https://t.co/KrrTx83UPqpic.twitter.com/aFnBPR6wwt
Poi ci sono reati contro la fauna (6.215). Preoccupante la crescita dei reati contro il patrimonio boschivo – 5.385 reati tra incendi colposi, dolosi e generici (+27,2 per cento) con una superficie colpita dalle fiamme di oltre 159mila ettari (+154,8 per cento sul 2020), la maggiore di tutta Europa – e quelli contro il patrimonio culturale con l’aumento dei furti di opere d’arte, che arrivano a quota 603 (+20,4 per cento).
Gli incendi, se troppo grandi o numerosi, sono estremamente nocivi per l'ambiente. A causarli è in larga parte il cambiamento climatico – siccità e temperature elevate espongono gli ecosistemi boschivi a questi eventi. https://t.co/IjxE66DEjjpic.twitter.com/2cK6cA97nA
Tra le regioni del Nord la Lombardia si conferma quella con il maggior numero di illeciti ambientali (1.821 reati, pari al 6 per del totale nazionale e 33 arresti). Crescono i reati accertati in Liguria, ben 1.228, che scala cinque posizioni, arrivando al nono posto. A livello provinciale, Roma, con 1.196 illeciti ambientali, scalza nel 2021 dalla prima posizione Napoli (1.058), che viene superata di misura anche da quella di Cosenza (1.060). Di fronte a questo quadro complessivo, c’è da dire che nel 2021 le forze dell’ordine hanno applicato per ben 878 volte i delitti contro l’ambiente previsti dalla suddetta legge sugli ecoreati. Sono stati 292 i beni posti sotto sequestro per un valore complessivo di oltre 227 milioni di euro. Il delitto in assoluto più contestato è quello di inquinamento ambientale, con 445 procedimenti penali, ma il maggior numero di ordinanze di custodia cautelare è scattato per l’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti, con 497 provvedimenti.
Dieci mosse per proteggere il Pnrr
Non solo numeri, anche proposte. Legambiente nel rapporto Ecomafia 2022 stila anche un decalogo di azioni da attuare al più presto possibile per contrastare più efficacemente i reati contro l’ambiente, che chiamano in causa senza appello la politica. Ecco le proposte:
Inserire i delitti previsti dal titolo VI-bis del Codice penale (relativi al traffico di materiale radioattivo, ndr) e il delitto di incendio boschivo tra quelli per cui non scatta la tagliola dell’improcedibilità.
Approvare il ddl contro le agromafie (già varato dal governo nel 2020 ma mai discusso in Parlamento)
ntrodurre nel codice penale i delitti contro gli animali
Istituire un fondo nazionale per la tutela degli animali contro abbandono e maltrattamenti
Emanare i decreti attuativi della legge 132/2016 che ha istituito il Sistema nazionale per la protezione per l’ambiente, e che da allora non sono mai stati pubblicati.
Rimuovere la clausola che prevede l’invarianza dei costi per l’applicazione della legge sugli ecoreati e per quella del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente.
Inasprire le sanzioni per il reato di traffico organizzato di rifiuti e di smaltimento illecito.
Garantire l’accesso gratuito alla giustizia per le associazioni del Terzo settore.
Ripristinare il potere delle prefetture di sostitursi ai Comuni, se necessario, in caso di mancata attuazione delle ordinanze di demolizione di immobili abusivi.
Dieci medicine da introdurre nel sistema, spiega il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, anche per rafforzare le difese immunitarie contro gli attacchi sferrati dalla criminalità organizzata ai fondi e ai progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza: “È fondamentale non abbassare la guardia nei confronti dell’ecomafia, ora più che mai visto che sono stati assegnati i primi finanziamenti dei bandi del Pnrr, molti altri ne verranno aggiudicati nel prossimo futuro, e presto si apriranno i tanti cantieri dell’agognata transizione ecologica. In tutto ciò il sistema di prevenzione e repressione dei reati descritti in questo rapporto non è stato rafforzato come si sarebbe dovuto fare”. Il tutto mentre anche in Europa si discute di una nuova direttiva sui crimini ambientali, per inasprire le sanzioni e rendere efficace l’attività di prevenzione e repressione.
Dopo un mese di razionamenti, sono stati completati i lavori per la condotta provvisoria che porterà l’acqua dal fiume alla diga di Camastra, ma c’è preoccupazione per i livelli di inquinamento.
Il rapporto Ecomafia 2019 dipinge il quadro italiano della criminalità ambientale in aumento: 28.137 reati ambientali solo nel 2018. Un nuovo invito a lottare contro chi avvelena impunemente il territorio, barattando il futuro delle nuove generazioni con il proprio profitto.
Il livello di inquinamento supera di 60 volte il limite fissato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Il governo ha chiuse le scuole e ha invitato gli anziani a stare a casa.