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Ecomafie. Un business da 19 miliardi, ma lo Stato ha iniziato a reagire
Dalla lotta all’ecomafia e agli ecoreati arrivano i primi segnali di una inversione di tendenza, dopo l’introduzione della legge sui delitti ambientali nel codice penale e un’azione più repressiva ed efficace. Secondo il rapporto Ecomafia 2016 di Legambiente, infatti, il business criminale legato ai reati di tipo ‘ecologico’ lo scorso anno ha subito una decisa frenata,
Dalla lotta all’ecomafia e agli ecoreati arrivano i primi segnali di una inversione di tendenza, dopo l’introduzione della legge sui delitti ambientali nel codice penale e un’azione più repressiva ed efficace. Secondo il rapporto Ecomafia 2016 di Legambiente, infatti, il business criminale legato ai reati di tipo ‘ecologico’ lo scorso anno ha subito una decisa frenata, scendendo a una quota stimata di 19 miliardi di euro, oltre 3 in meno rispetto all’anno precedente. A mettere in difficoltà le ecomafie sarebbero in particolare tre fattori: da una parte i mancati investimenti nelle quattro regioni a maggiore presenza mafiosa (Calabria, Sicilia, Puglia, Campania), dall’altra i massicci sequestri effettuati dalle forze dell’ordine nel settore dell’agricoltura; infine, la stretta arrivata con l’approvazione della legge sugli ecoreati.
Tutti i numeri degli ecoreati
“Nei primi 8 mesi dell’introduzione della nuova legge, sono stati 947 gli ecoreati contestati, 1185 le persone denunciate, 229 i beni sequestrati per un valore di 24 milioni di euro”, spiega il direttore generale di Legambiente Stefano Ciafani, illustrando i dati del rapporto in Senato: “Si tratta dei primi frutti di una attività efficace iniziata in questi mesi”. Certo, rimane alta l’emergenza: “L’illegalità in questo campo rimane un fenomeno ancora nazionale, con spiccata pervasività nelle 4 regioni dove le mafie sono radicate” in particolare in Campania e Sicilia dove si sono riscontrati quasi un terzo degli ecoreati di tutta Italia. Ma anche la Lombardia entra nel mirino di Legambiente: è qui infatti che è stato aperto negli ultimi cinque anni il maggior numero di inchieste per ecoreati, con oltre 2500 arresti.
Secondo il rapporto, sono in forte crescita i reati contro gli animali e quelli nella filiera agroalimentare, che hanno comportato 1400 sequestri lo scorso anno, soprattutto per contraffazione alimentare. E’ stato anche l’anno record per i rifiuti sequestrati (3,2 milioni di tonnellate, l’equivalente di 141 camion pieni), ed è cresciuto anche il numero degli incendi dolosi, problema destinato a tornare di moda con l’arrivo del caldo torrido di piena estate. E l’abusivismo edilizio continua a essere grave: nel 2015 sono sorti ben 18mila nuovi edifici sprovvisti di autorizzazioni, soprattutto in Campania, ma anche in Calabria, Lazio e Sicilia. “Bisognerebbe invece sostenere iniziative di ‘cemento virtuoso’, come nel caso della Calcestruzzi Ericina Libera, la cooperativa di Trapani rifondata dopo il sequestro per mafia e seguita attentamente da Legambiente e da Libera” sottolinea Ciafani.
Le soluzioni: tutelare fauna e flora, abbattere gli ecomostri
Il rapporto di Legambiente non fornisce solo numeri, ma anche suggerimenti alla politica: innanzitutto garantire una sempre maggiore applicazione della legge sugli ecoreati, ma anche incrementare la lotta alla corruzione su temi ambientali e facilitare l’iter per la demolizione degli ecomostri. Quindi pensare a inserire una nuova fattispecie di reato contro la fauna e la flora protette e, per quanto riguarda l’enogastronomia, tutelare il made in Italy e combattere la criminalità organizzata nel comparto agricolo, la cosiddetta agromafia. Infine, creare una polizia ambientale strutturata e diffusa sul territorio, che possa in qualche modo rilevare le funzioni che prima erano del corpo della Guardia forestale. Il prossimo passo spetta dunque alla politica: in Parlamento esiste già un disegno di legge sull’agromafia, ma si aspetta a breve anche l’ok definitivo a quello sul consumo del suolo.
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