Con Raimondo Orsini, direttore della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, abbiamo esplorato i temi chiave degli Stati generali della green economy 2024 il 5 e 6 novembre.
Stati generali della green economy: l’Italia produce meno emissioni, ma consuma troppo suolo
“Le imprese sanno come andare verso investimenti green, ma hanno bisogno di politiche chiare”, spiega Irene Priolo, presidente dell’Emilia-Romagna.
Come sta la green economy in Italia? Bene, rispetto agli anni passati, ma potrebbe andare meglio. Il check up è stato fatto all’appuntamento annuale con gli Stati generali della green economy 2024 che si sono tenuti il 5 e 6 novembre all’interno di Ecomondo 2024, la fiera sull’economia circolare, a Rimini. “Alcune cose si stanno facendo e alcuni risultati ci sono – spiega all’evento Edoardo Ronchi, presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile, che coordina il gruppo di esperti che curano il rapporto annuale –. Le emissioni di gas serra sono diminuite, le rinnovabili elettriche hanno ripreso a crescere e facciamo passi avanti anche nella circolarità della nostra economia. Ma ancora troppo poco, non solo perché la sfida è globale e di vasta portata, ma perché non remiamo insieme, tutti nella stessa direzione”.
L’Italia migliora, ma troppo lentamente
Nel 2023 l’Italia ha ottenuto ottimi risultati. Il nostro paese ha diminuito le emissioni di CO2 di oltre il 6 per cento rispetto all’anno prima. Secondo le stime, se il nostro paese dovesse continuare in questa direzione entro il 2030 si potrebbe raggiungere un calo del 55 per cento, in linea con gli obiettivi di sostenibilità dell’Onu. Le rinnovabili, inoltre, sono cresciute. L’anno scorso l’elettricità da fonte rinnovabile in Italia ha superato il 44 per cento della produzione totale. Nel 2023 per la prima volta sole e vento, infatti, hanno generato oltre 50 terawattora di energia elettrica, ossia un quinto della produzione elettrica nazionale. È andata bene anche la circolarità dell’economia. L’Italia è prima in Europa per produttività delle risorse, per ogni chilo di risorse consumate genera 3,6 euro di prodotto interno lordo (62 per cento in più della media dell’Unione europea) ed è prima anche nel tasso di riciclo dei rifiuti pari al 72 per cento del totale.
Tuttavia ci sono ancora delle forti criticità. L’anno scorso l’Italia è stata colpita da 3.400 eventi meteo estremi. Un dato preoccupante è che tra il 2021 e il 2022 il consumo di suolo è stato di 70,8 chilometri quadrati, pari a 19,4 ettari al giorno e non ha risparmiato neanche le aree a pericolosità idraulica, soggette ad allagamenti. Si tratta del valore più elevato a partire dal 2012, a fronte di una diminuzione della popolazione italiana di circa 206 mila unità rispetto ad allora. Un altro problema è lo scarso investimento nel settore delle auto elettrico. Nel 2023 solo il 4,2 per cento del totale immatricolato era composto da veicoli elettrici a batteria (Bev) mentre a livello europeo la media è del 14 per cento.
Per le imprese serve una visione politica a lungo termine
“Le imprese hanno già compreso come si debba andare verso investimenti green, ma hanno bisogno di regole chiare – spiega a LifeGate durante Ecomondo Irene Priolo, presidente facente funzioni dell’Emilia-Romagna –. Devono sapere dove il paese vuole andare per poi legare i loro piani industriali alle politiche. Del resto, non possiamo permetterci di tornare indietro proprio in virtù degli impatti che i cambiamenti climatici stanno creando sul nostro sistema paese, non solo in Emilia-Romagna. Legare l’ambiente alle politiche industriali significa avere idee chiare e soprattutto obiettivi precisi non soltanto da qui al 2030 e anche al 2050. Solo così possono diventare politiche di sistema e un modello di sviluppo economico. Creando posti di lavoro in armonia con gli sviluppi di intelligenza artificiale. Questa è la direzione, non si può tornare indietro. Ma ci vuole un cambio di passo perché gli eventi estremi sono sempre più forti e ravvicinati che non ci permettono di attendere il 2050 per agire. Ci vogliono politiche più forti di mitigazione e adattamento. Come, ad esempio, piani straordinari per la difesa del suolo”.
Da Ecomondo 2024 al confronto con gli altri paesi
Uno studio condotto dalla Oxford Martin school e dalla Smith school of enterprise and the environment ha stilato una classifica dei paesi con più in crescita al mondo per quanto riguarda l’economia circolare. Gli stati sono valutati in base alla loro capacità di esportare prodotti a basso impatto ambientale e ad alto tasso tecnologico, come ad esempio strumenti avanzati per il monitoraggio ambientale e alcuni componenti per la manutenzione degli impianti eolici e fotovoltaici. Dallo studio è emerso che l’Italia è seconda nella classifica subito dopo la Germania e seguita da Stati Uniti, Austria, Danimarca e Cina. Si tratta di un indicatore che non calcola tutti gli aspetti dell’economia green, ma è sicuramente un ottimo risultato. La fotografia scattata alla fiera Ecomondo in corso a Rimini mette in luce proprio questo, c’è speranza, ma per stare al passo coi tempi della crisi climatica serve un impegno maggiore e congiunto da parte di istituzioni e imprese in ogni settore.
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