Al primo posto Trento, all’ultimo Palermo. In mezzo, il ritratto di un’Italia che arranca. Fatta eccezione per pochissime note positive, come la raccolta differenziata e le piste ciclabili, i 105 capoluoghi di provincia subiscono il terremoto della pandemia senza sfoderare quel coraggio che serve per lanciare politiche ambientali coraggiose. Come risultato, i loro abitanti si devono accontentare di vivere in un contesto poco verde, poco salubre, poco a misura d’uomo. Con il rapporto Ecosistema urbano 2021, Legambiente dipinge un quadro cupo. Ricordandoci, al tempo stesso, che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è l’occasione da non perdere per recuperare questo ritardo e costruire un futuro più verde per le nostre città.
Cos’è il rapporto Ecosistema urbano di Legambiente
Dal 1994 Legambiente indaga ogni anno sulle performance ambientali dei capoluoghi di provincia italiani. Il risultato è Ecosistema urbano, un report che quest’anno è realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore e comprende anche i contributi di Caritas italiana, Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), Oxfam Italia e altre ong. 105 città sono state valutate su sei dimensioni (aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia), per un totale di 18 indicatori. Qualche esempio? La quantità media di alberi e i metri di piste ciclabili ogni cento abitanti, la percentuale di acqua potabile persa nella rete idrica, la media di viaggi effettuati sui mezzi pubblici da ogni abitante, il numero di persone coinvolte in incidenti stradali ogni mille abitanti e così via. Macinando tutti questi dati, si arriva ad attribuire a ogni città un punteggio che va da 0 a 100.
Nemmeno la pandemia è riuscita a intaccare il primato di Trento, in testa alla classifica per la terza edizione consecutiva con 84,71 punti su 100. La città brilla soprattutto nell’indice sul consumo di suolo, vede una crescita della raccolta differenziata (che ormai supera l’83 per cento dei rifiuti) e un calo dei livelli di NO2 e PM10. Anche qui però la Covid-19 allontana forzatamente i cittadini dai mezzi pubblici, con appena 101 viaggi per abitante all’anno; nel 2019 erano 190.
Performance ambientali delle città: le più virtuose sono #Trento, seguita da Reggio Emilia, Mantova, Cosenza e Pordenone. Ultime in classifica sono Brindisi, Catania e Palermo.
Continua la scalata di Reggio Emilia, passata nel giro di quattro anni dal 24mo al secondo posto. Il merito è soprattutto dello spazio riservato ai pedoni e alle bici (0,52 mq di aree pedonali e 45,75 metri di piste ciclabili pro capite). I rifiuti restano un tasto dolente, con 680 chili pro capite all’anno; c’è da dire però che l’84,7 per cento viene riciclato. A chiudere il podio è Mantova, seguita da Cosenza, l’unica città meridionale tra le prime dieci.
Le prime dieci città in classifica
Trento
Reggio Emilia
Mantova
Cosenza
Pordenone
Bolzano
Parma
Belluno
Treviso
Ferrara
Serve un Piano urbano di ripresa e resilienza
Al di là di queste sparute isole felici, i numeri sono “per certi versi impietosi”. Parola del presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani. Già alla vigilia della pandemia i capoluoghi di provincia erano parecchio in ritardo su vari fronti, dalla depurazione delle acque reflue fino alla gestione dei rifiuti e alla qualità dell’aria. La Covid-19 ha fatto il resto, facendo sprofondare del 48 per cento l’uso dei trasporti pubblici, mentre il tasso di motorizzazione passa da 64,6 a 65,7 auto ogni 100 abitanti. Il punteggio medio è di appena 53,05 su 100, ben al di sotto della sufficienza.
Le ultime dieci città in classifica
Siracusa
Ragusa
Massa
Isernia
Latina
Messina
Alessandria
Brindisi
Catania
Palermo
Non è giusto dare tutta la colpa all’emergenza sanitaria, sottolinea però Legambiente, puntando il dito sull’immobilismo delle politiche legate alla sostenibilità. Ora si apre però un capitolo nuovo, con l’arrivo dei primi fondi stanziati dall’Unione con il piano Next generation Eu. “Si deve praticare ogni sforzo possibile perché con le risorse del Pnrr si concretizzi un vero e proprio Piano urbano di ripresa e resilienza con tanti progetti innovativi che arrivano dai capoluoghi”, conclude Ciafani.
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