L’ecosistema urbano in Italia è sostenibile solo nelle città medie o piccole

Trento è la città italiana più salubre, ma il quadro del rapporto Ecosistema urbano 2023 è fosco: troppo smog al nord, poco sostenibili tutte le metropoli.

  • Trento è la città italiana più salubre, seguita da Mantova e Pordenone: lo stabilisce il rapporto Ecosistema urbano 2023 di Legambiente, Ambiente Italia e Sole 24 Ore.
  • Male le metropoli e in generale le città del Mezzogiorno, ma al nord preme la piaga dello smog.
  • Tra le principali criticità anche parco auto esagerato, trasporto pubblico inefficiente, rifiuti, consumo del suolo, dispersione idrica: la strada è in salita.

Smog asfissiante, parco auto esagerato, trasporto pubblico inefficiente, rifiuti in crescita: le città italiane sono ancora lontane dal raggiungere una crescita sostenibile e inclusiva e anzi, la strada è decisamente in salita. Solamente le città di piccola e media grandezza tengono il passo, con Trento in testa a tutti per salubrità della vita. È il (fosco) quadro a cui giunge il rapporto Ecosistema urbano 2023 di Legambiente, realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, che analizza le performance ambientali di 105 comuni capoluogo su 18 indicatori, distribuiti in sei aree tematiche (aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia), e che mostra un quadro preoccupante, segnato da emergenze urbane croniche e da interventi troppo frammentati e insufficienti.

Tutte le criticità dell’ecosistema urbano 

Tra le criticità più evidenti, secondo il rapporto Ecosistema urbano 2023, spiccano:

  • lo smog, che continua a superare i limiti di legge in molte aree urbane, soprattutto al nord;
  • il parco auto, che resta tra i più alti d’Europa con una media di 66,6 auto ogni 100 abitanti, lo stesso valore di trent’anni fa;
  • il trasporto pubblico, che è ancora inefficiente e anche scarsamente utilizzato, visto che siamo passati dai 97 viaggi pro capite all’anno nel 1995 ai 65 viaggi pro capite all’anno nel 2022;
  • la produzione dei rifiuti, che è tornata a salire dopo un periodo di calo, passando da una media pro capite di 455 kg/anno del ’94 a 516 kg/anno nel 2022.
  • le perdite idriche, che in alcune città superano il 50 per cento dell’acqua erogata;
  • il consumo di suolo, che riduce gli spazi verdi e la qualità della vita.

A Trento il miglior ecosistema urbano, dominano le città medio-piccole

Di fronte a questo scenario, solo poche città si distinguono per aver intrapreso percorsi virtuosi e innovativi in materia di sostenibilità ambientale. La classifica 2023 del rapporto Ecosistema Urbano (qui consultabile in modalità interattiva) vede al primo posto Trento, che si conferma come una città modello per la qualità dell’aria, la mobilità sostenibile, la gestione dei rifiuti e l’efficienza energetica. Al secondo posto si piazza Mantova, che ha migliorato le sue performance in tutte le aree tematiche, grazie a una forte volontà politica e a una partecipazione attiva dei cittadini. Al terzo posto si colloca Pordenone, che ha saputo valorizzare il suo patrimonio naturale e culturale, riducendo le emissioni inquinanti e promuovendo la mobilità dolce. Completano la top ten della graduatoria Belluno, Reggio Emilia, Bolzano, Cosenza, Oristano, Piacenza e Siena.

La sfida per città più sostenibili e vivibili è un traguardo ancora lontano, nonostante dunque sui territori ci siano realtà e buone pratiche che vanno nella giusta direzione. Per accelerare questa rivoluzione urbana, in grado di affrontare anche la crisi climatica in atto, per Legambiente è fondamentale innanzitutto che si definisca una strategia urbana nazionale e una cabina di regia che includa Governo, sindaci e comunità locali; in secondo luogo che si mettano in campo interventi lungimiranti e innovativi non più rimandabili, prevedendo risorse adeguate e non tagli: ad oggi, ricorda Legambiente, la rimodulazione dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede invece un taglio di circa 13 miliardi di euro destinati proprio ai comuni e alle città metropolitane. Infine, che si replichino quelle buone pratiche già presenti sui territori e che Legambiente da 30 anni racconta anche con Ecosistema Urbano.

Metropoli e Mezzogiorno le note dolenti 

All’altro estremo della classifica, invece, si trovano le città più in ritardo e più problematiche dal punto di vista ambientale. Accomunate dalla regola delle “2M”: metropoli e Mezzogiorno.  Al 105º e ultimo posto si posiziona Palermo, che soffre di gravi problemi di smog, traffico, rifiuti e degrado urbano. Al penultimo posto si colloca Catania, che presenta situazioni critiche simili a quelle della città siciliana. Al terzultimo posto si attesta Caltanissetta, che registra alti livelli di consumo di suolo e di perdite idriche. Tra le altre città in coda alla classifica ci sono Taranto, Napoli, Foggia, Caserta , Latina, Agrigento e Roma, la più ‘settentrionale’ della worst ten.

Più in generale le grandi città italiane, che ospitano la maggior parte della popolazione e delle attività economiche e sociali del paese, sono anche quelle che faticano di più a rispondere alle emergenze urbane e a garantire una qualità della vita accettabile ai loro abitanti. Dallo smog, che affligge soprattutto le città del nord come Torino, Milano, Bologna o Firenze, dove si registrano frequenti superamenti dei limiti di legge per le polveri sottili, il biossido di azoto e l’ozono, al traffico, che congestiona le strade di città come Catania o Roma, dove il parco auto è tra i più elevati d’Italia con 78 e 70 auto ogni 100 abitanti rispettivamente.

Ma anche il trasporto pubblico è ancora lontano dalle medie europee ed è inefficiente e poco utilizzato in città come le stesse Roma o Catania, dove i cittadini effettuano solo 65 e 9 viaggi pro capite all’anno sul servizio di trasporto collettivo. Per non parlare dei rifiuti, che sono una fonte di disagio e di inquinamento in città come Palermo, Catania, Venezia, Firenze o Roma, dove la raccolta differenziata è ancora bassa (dal 16,3 del capoluogo siciliano fino al 39 per cento della Capitale) e la cui produzione pro capite è alta (647 chili all’anno a Palermo, 603 a Roma); alle acque, che sono sprecate e inquinate in città come Firenze, Catania o Bari, dove le perdite idriche superano il 40 per cento dell’acqua erogata e i depuratori non sono adeguati alle norme.

Milano avvolta da una nube di smog
Milano avvolta da una nube di smog © Miguel Medina/Afp/Getty Images

E poi anche il suolo, consumato e degradato in città come Venezia, dove il 100 per cento del territorio comunale è urbanizzato; l’energia, che è poco efficiente e poco rinnovabile in città come Napoli, Palermo, Torino o Roma, dove il solare termico e fotovoltaico ha una bassa diffusione (0,02 per cento della superficie comunale a Napoli). Fino alla mobilità dolce, che è scarsamente praticata e incentivata in città come Napoli, Genova o Roma, dove le piste ciclabili sono quasi inesistenti (0,1, 0,2 e 0,3 per cento della rete stradale rispettivamente).

Queste situazioni hanno delle conseguenze negative non solo sull’ambiente ma anche sulla salute e sulla sicurezza dei cittadini. Il rapporto Ecosistema Urbano 2023 segnala infatti che le grandi città italiane hanno dei tassi di mortalità per cause ambientali superiori alla media nazionale (9 per 100mila abitanti), così come dei tassi di mortalità per incidenti stradali (6 per 100mila abitanti). Tra le città più colpite da questi fenomeni ci sono Palermo (13 e 9 per 100.000 abitanti rispettivamente), Torino (12 e 7 per 100mila abitanti), Firenze (11 e 8 per 100mila) e Genova (10 e 8 per 100mila).

Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, spiega che il rapporto Ecosistema Urbano 2023 “ci dice che le città italiane hanno bisogno di una svolta radicale e urgente per affrontare le sfide ambientali e sociali del presente e del futuro. Non possiamo più permetterci di rimandare interventi strutturali e innovativi per rendere le nostre città più vivibili, resilienti e sostenibili. Servono una strategia e una cabina di regia nazionale che coinvolgano il governo, i sindaci e le comunità locali, e che mettano a disposizione risorse adeguate e stabili per realizzare progetti di qualità e di lungo periodo”. Il Recovery Plan, elaborato dall’Unione europea e sviluppatosi poi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, “può essere un’occasione unica per dare una spinta decisiva alla transizione ecologica delle città, ma occorre fare scelte coraggiose e condivise, basate su criteri scientifici e partecipativi”. Dello stesso parere Edoardo Croci, coordinatore scientifico di Ambiente Italia: “Le città italiane hanno fatto dei progressi in alcuni ambiti ambientali, ma sono ancora lontane dal raggiungere gli obiettivi di sostenibilità fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Per colmare questo gap, occorre adottare una visione sistemica e integrata delle politiche urbane, che tenga conto delle interazioni tra i diversi settori e degli impatti sul territorio e sul clima”.

Le best practices, per fortuna

Il rapporto Ecosistema Urbano 2023 offre anche una serie di best practices, ovvero esempi concreti di buone pratiche ambientali realizzate da alcune città italiane in diversi ambiti. Tra queste, si segnalano: il progetto Trento Smart City, che ha implementato soluzioni tecnologiche per migliorare la qualità della vita urbana; il piano Mantova Green City, che ha previsto interventi integrati per la rigenerazione urbana e la transizione ecologica; il programma Pordenone Pedala, che ha incentivato l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano; l’iniziativa Belluno Respira, che ha introdotto misure per ridurre le polveri sottili nell’aria; il sistema Reggio Emilia Rinnova, che ha favorito la riqualificazione energetica degli edifici pubblici e privati. Qualcosa si muove insomma, anche se pure in questo caso le principali innovazioni avvengono in città medio-piccole, probabilmente anche più semplici da gestire.

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