In Kazakistan cresce l’ecoturismo, tra la steppa e le montagne dell’Asia

Aumentano le opportunità per fare esperienze di viaggio eco-friendly in Kazakistan, anche grazie ai nuovi incentivi per lo sviluppo del turismo legato alle comunità locali

  • Nel 2023 i parchi nazionali del Kazakistan sono stati visitati da 2,4 milioni di persone, circa il venti per cento in più rispetto all’anno precedente
  • Nel Paese si sta incentivando la nascita di agriturismi a gestione familiare e di attività legate al turismo “responsabile” e a basso impatto ambientale
  • Tra le località più gettonate per un’esperienza di viaggio autentica e immersa nella natura ci sono il parco nazionale dei laghi Kolsai, nella regione di Almaty, e il parco nazionale Katon-Karagai, sui monti Altaj meridionali

“Per alcuni i laghi di Kolsai rappresentano una forza potente. Per altri sono un luogo di fede. Ma su una cosa sono tutti d’accordo: questi posti non lasciano indifferente nessuno, nemmeno nelle mattine di nebbia”. Aliya Temirova viene da Saty, un villaggio con poco più di mille anime nella regione di Almaty, in Kazakistan. A casa sua si respira il profumo dei dolci e dei piatti tipici che ogni giorno lei cucina per i turisti. E dal 2022, insieme al marito e al fratello, Aliya gestisce alcune yurte (abitazioni circolari tipiche dei popoli dell’Asia) dove alloggiano gli avventurieri di passaggio nel Parco nazionale Kolsai-Kolderi, sul versante settentrionale dei monti Tian Shan, nel sud-est del Kazakistan. Aliya Temirova è infatti una delle imprenditrici kazake che negli ultimi anni sono riuscite ad avviare una piccola attività familiare basata sull’ecoturismo, ovvero su quel turismo “responsabile” e a basso impatto sempre più diffuso anche in questo Paese dell’Asia centrale. 

Nuovi modi per visitare il Kazakistan

L’ecoturismo è una forma di turismo responsabile, basata sulla conservazione dell’ambiente e del patrimonio culturale e sullo sviluppo sostenibile delle comunità locali. Grazie ad alcuni progetti come il programma di prestiti agevolati per i residenti delle zone rurali “Eco-Damu”, lanciato dal Ministero kazako dell’Ecologia in collaborazione con il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, persone come Aliya Temirova hanno avviato un nuovo business legato per l’appunto ai viaggi eco-friendly.

Secondo il Ministero kazako del Turismo, infatti, l’interesse verso l’ecoturismo in Kazakistan sta aumentando a ritmi interessanti: se nel 2022, ad esempio, i parchi nazionali erano stati visitati da due milioni di persone, nel 2023 il numero è salito a 2,4 milioni. Rispetto al 2020, le cifre oggi sono più che raddoppiate. 

“Sono stato per la prima volta in Kazakistan nel 2009 ed effettivamente negli ultimi anni ho percepito una svolta verso l’ecoturismo”, ha raccontato a LifeGate Gianluca Pardelli, fotogiornalista e fondatore di Soviet Tours, un operatore turistico specializzato in viaggi nei Paesi dell’ex Unione Sovietica.

“Fino a una decina di anni fa le uniche possibilità di alloggio per i turisti erano gli alberghi per stranieri o le sistemazioni fatiscenti di epoca sovietica, non esistevano opzioni per budget ridotti che permettessero di stare a contatto con la realtà culturale del luogo. Oggi, invece, anche in Kazakistan si sta sviluppando una rete di guest house e homestay ispirata al modello Community-based tourism (CBT) già adottato nel vicino Kirghizistan: un modello di gestione del turismo che mette al centro le comunità locali”.

Difatti negli ultimi anni in Kazakistan sono state lanciate diverse iniziative per promuovere le attività ricettive di stampo familiare, come gli incentivi per gli agricoltori finalizzati alla nascita di nuovi agriturismi, che secondo le autorità locali dovrebbero creare opportunità lavorative per oltre diecimila persone.

“In generale stanno aumentando anche le classiche attività associate all’ecoturismo, come le gite a cavallo, i workshop culinari insieme alle famiglie, le visite agli apicoltori — ha raccontato Pardelli —. Poi c’è ovviamente il trekking, diffuso soprattutto nella regione dell’Altaj e sulle montagne attorno ad Almaty”.

Tra cascate e laghi ad alta quota

Tra i luoghi più frequentati dai turisti, anche stranieri, ci sono per l’appunto il parco nazionale Kolsai-Kolderi, nella regione di Almaty, e il parco nazionale Katon-Karagai, sui monti Altaj meridionali. Caratterizzati da fitte foreste e da montagne pittoresche, da cascate e laghi ad alta quota, questi parchi fanno parte della Rete mondiale di riserve della biosfera dell’Unesco; ospitano animali rari della Lista Rossa delle specie a rischio estinzione e centinaia di specie vegetali endemiche.

Secondo il programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, questi parchi giocano ovviamente un ruolo chiave nella conservazione della biodiversità e degli ecosistemi, e il loro sviluppo ha un effetto positivo sull’occupazione e sulla crescita economica delle regioni. Proprio per questo si stanno creando nuovi itinerari turistici, si stanno introducendo nuovi modelli di business sostenibile e si stanno creando tour virtuali per promuovere queste zone.

Anche se si tratta di cifre ancora relativamente ridotte, il parco nazionale dei laghi Kolsai ha iniziato ad attirare turisti anche dall’estero. E il numero complessivo di visitatori locali e stranieri negli ultimi dieci anni è aumentato di quasi dieci volte, toccando quota duecentomila presenze nel 2022. Le yurte di Aliya Temirova (costruite in legno e decorate a mano dagli artigiani locali) si trovano proprio qui, a tre chilometri di distanza da uno dei laghi.

“La yurta è l’abitazione tradizionale dei nostri antenati e oggi è la più richiesta dai turisti stranieri — ha raccontato Aliya —. Ora stiamo promuovendo i nostri servizi attraverso i social network ma puntiamo a inserirli anche nei siti di prenotazione internazionale proprio per attirare viaggiatori da fuori”.

La storia di Aliya è simile a quella di Lyudmila Vysotskaya, che nel 2021 ha ottenuto un finanziamento agevolato per ampliare la sua azienda di apicoltura nella regione del Turkistan, nel Kazakistan meridionale. Con i fondi ottenuti, la famiglia di Lyudmila ha acquistato cento api regine e le attrezzature necessarie per espandere l’attività.

“Dopo essere andati in pensione, mio marito Yuri e io abbiamo deciso di dedicarci all’apicoltura. In Kazakistan, l’apicoltura si è sviluppata soprattutto nelle regioni di Almaty, nel Kazakistan orientale e nel Turkestan, dove ci sono prati, pascoli di montagna, frutteti e alberi da frutto, insomma le condizioni ideali per allevare le api. Si tratta di un lavoro prezioso, che porta non solo reddito, ma anche grandi benefici all’agricoltura”, ha spiegato Lyudmila Vysotskaya.

Kazakistan
Il Parco nazionale Katon-Karagai è il più grande parco del Kazakistan. Si trova nella parte orientale del Paese e copre un’area di oltre 640.000 ettari © UNDP Kazakhstan/Katon-Karagai National Park

Un’opportunità di rinascita per le zone rurali

Fra tutti i Paesi dell’ex Urss, il Kazakistan è tra quelli più moderni e che meglio di altri sono riusciti a trarre vantaggio dalla rete di servizi turistici sviluppata durante il periodo sovietico.

Dal punto di vista logistico e infrastrutturale il Kazakistan non parte da zero: esisteva infatti una cultura del turismo anche sotto l’Urss e adesso il Paese sta prendendo spunto dal vicino Kirghizistan, dove il Community-based tourism è già piuttosto sviluppato.

Gianluca Pardelli a LifeGate

“Le difficoltà più grandi per il Kazakistan saranno probabilmente quelle legate al marketing, per convincere i turisti stranieri ad andare a fare ecoturismo sui monti dell’Altaj anziché sui Pirenei o sui Carpazi — ha aggiunto Pardelli —. Inoltre, anche la vicinanza con il Kirghizistan potrebbe rappresentare un limite: il Kirghizistan, infatti, offre prezzi più competitivi ed è rinomato per le sue tante località legate all’ecoturismo che lo rendono un forte concorrente nel settore. Tuttavia, il governo kazako sta dimostrando una maggiore apertura mentale verso questo tipo di offerta: il turismo di comunità, il cosiddetto Community-based tourism, rappresenta una fonte di introiti importante per quelle zone rurali dove non ci sono altre risorse, e che dopo il crollo dell’Urss sono state private di qualsiasi infrastruttura economica e industriali”.

Insomma, il turismo etico e a basso impatto ambientale non solo offre un modo di viaggiare più autentico e rispettoso della natura, ma rappresenta anche una fonte di sostentamento importante per le comunità rurali, contribuendo a rafforzare il legame tra le popolazioni locali e il loro territorio.

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Articoli correlati