Il 20 agosto si tiene il primo turno delle elezioni presidenziali in Ecuador. La tornata elettorale è stata decisa dal presidente conservatore Guillermo Lasso che, per evitare una probabile destituzione da parte dell’Assemblea nazionale, ha preferito ricorrere alla procedura nota come “muerte cruzada” (“morte incrociata”, in italiano), mai utilizzata finora. Essa prevede la conclusione anticipata del mandato presidenziale e di quelli dei 137 membri del parlamento.
Come si vota per le presidenziali in Ecuador
Così, alla metà dello scorso mese di maggio un decreto presidenziale ha imposto la convocazione di un nuovo scrutinio da parte del Consiglio elettorale nazionale. Il primo turno, appunto, è stato fissato per il 20 agosto, mentre l’eventuale secondo si terrà il 15 ottobre (qualora nessuno ottenga la maggioranza assoluta, o almeno il 40 per cento con almeno 10 punti percentuali in più rispetto a chi si sarà piazzato al secondo posto).
Non si tratta, però, del conferimento di nuovo mandato, bensì di un’elezione con la quale si sceglierà chi dovrà sostituire Lasso per il tempo necessario affinché si giunga al termine del mandato quadriennale inizialmente previsto. In altre parole, la funzione di presidente sarà occupata, da chi prenderà il posto del presidente uscente, soltanto per l’anno e otto mesi che ancora mancheranno al termine “naturale”. E nel 2025 si tornerà comunque di nuovo al voto, come previsto.
Perché il presidente Guillermo Lasso ha scelto la “muerte cruzada”
Benché inedita – e nonostante il timore da parte dei conservatori di una possibile “rinascita” politica del vecchio presidente Rafael Correa, che attualmente vive in esilio in Belgio – Lasso aveva difeso la decisione spiegando su Twitter che si trattava dalla “migliore scelta possibile per trovare una via d’uscita costituzionale alla crisi politica e concedere al popolo dell’Ecuador la possibilità di scegliere il proprio avvenire”.
He firmado el Decreto Ejecutivo 741, con el objetivo de disolver la Asamblea Nacional y solicitar al CNE se convoque a elecciones.
Ecuatorianas y ecuatorianos: esta es la mejor decisión para darle una salida constitucional a la crisis política y conmoción interna que soporta…
Al contrario, lo stesso Correa ha criticato il ricorso alla “muerte cruzada”. E anche l’influente federazione indigena Conaie, come riferito dal Washington Post, attraverso il presidente Leonidas Iza ha bollato come opportunista la scelta di Lasso: “Non disponendo dei voti necessari per scongiurare una destituzione, ha preferito un vigliacco auto-golpe, con l’aiuto di polizia e forze armate, senza il sostegno dei cittadini, trasformando il paese in una dittatura imminente”.
Chi sono i candidati alle elezioni presidenziali in Ecuador
Va detto che il partito Creando oportunidades (Creo) del presidente uscente ha rinunciato a presentare un nuovo candidato. E ha lasciato libertà di scelta ai propri elettori (ad eccezione di qualunque sostegno a Correa e al Partito sociale-cristiano (Psc). Quest’ultimo ha deciso di sostenere la difficilmente definibile candidatura dell’uomo d’affari Jan Topić: liberale, liberista, sostenitore dei mercati ma più progressista sulle questioni sociali.
Si presenteranno anche Otto Sonnenholzner, ex vice-presidente di Lenín Moreno (partito Avanza e movimento Suma); Daniel Novoa, figlio del miliardario Álvaro più volte candidato alle presidenziali; Xavier Hervas, imprenditore che con una piccola formazione politica nel 2021 aveva sfiorato il 16 per cento dei voti. Si presenterà poi l’Unione per la speranza (erede della Rivoluzione cittadina di Correa) che candida Luísa Gonzáles, che in caso di vittoria sarebbe la prima donna a guidare l’Ecuador.
Ucciso il candidato Villavicencio in piena campagna elettorale
Drammatica la vicenda di Fernando Villavicencio, che da tempo si batteva contro la corruzione nel Paese sudamericano e che il 9 agosto è stato ucciso all’uscita da una scuola di Quito, nella quale aveva partecipato ad un comizio elettorale. L’uomo è stato raggiunto da numerosi colpi di arma da fuoco.
Il partito indigeno Pachakutik, infine, ripresenta l’ecologista Yaku Pérez, militante per i diritti delle popolazioni autoctone già candidato alle elezioni del 2021. Si tratta del solo candidato ad aver dichiarato ufficialmente di essere contrario all’esplorazione mineraria e petrolifera all’interno della riserva di Yasuní, nella foresta amazzonica.
Il 20 agosto si terrà anche il referendum sulla riserva di Yasuní
Pérez potrebbe sfruttare il volano del referendum che si terrà contestualmente alle presidenziali, il 20 agosto. Il9 maggio, scorso, infatti, la Corte costituzionale dell’Ecuador aveva concesso il via libera alla convocazione di una consultazione elettorale al fine di decidere sul proseguimento, o meno, dello sfruttamento di un giacimento petrolifero in piena Amazzonia. Si tratta di una vittoria degli ambientalisti, che da tempo chiedevano che la questione fosse sottoposta al giudizio degli elettori.
Il giacimento è situato appunto nella riserva di Yasuní, area ricca di zone umide che rappresentano un ecosistema fondamentale per numerosissime specie vegetali e animali. L’allora presidente progressista Correa aveva tentato, invano, di bloccare il progetto, anche attraverso un piano internazionale di compensazione. Numerose associazioni, a partire da Yasunidos, stanno lanciando appelli alla popolazione affinché voti per lo stop allo sfruttamento delle fonti fossili. L’attivista indigena Helena Gualingaha sottolineato “la biodiversità esistente nella riserva, nonché le popolazioni indigene” e la conseguente “responsabilità che noi abitanti dell’Ecuador abbiamo nel difendere quest’area. L’Amazzonia soffre per lo sfruttamento petrolifero da 50 anni. Per noi la foresta è il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro”.
La Corte costituzionale dell’Ecuador ha disposto che si tenga un referendum sul giacimento petrolifero nella riserva di Yasuní, nella foresta amazzonica.
Nel 2007 il governo dell’Ecuador aveva chiesto finanziamenti per poter lasciare nel sottosuolo il petrolio del parco Yasuní. Il piano non ha funzionato.
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