Un break in autunno in Baviera: splendidi trekking nei boschi, deliziose cittadine storiche, arte e cultura.
Ecuador e Galapagos
Latitudine 0-0′-0″. Il centro del mondo passa da qui, caricando di simbolismi una terra meravigliosa, attraversata dalla Cordigliera delle Ande, scrigno di preziose memorie storiche e paradiso faunistico per gli studiosi di tutto il mondo.
Gli Inca, se pur privi di strumenti di misurazione adeguati, furono
i primi a identificare in Ecuador il passaggio della linea di
demarcazione che segna il confine tra i due emisferi del nostro
pianeta. Ma, l’atmosfera magica di questo Paese non si limita alla
particolare posizione geografica. La sua ricchezza naturalistica,
ritratta nei maestosi vulcani e nel “paramo” la vasta steppa tipica
delle regioni del nord, così come la sua storia, costellata
di fusioni architettoniche e culturali, contribuiscono a rendere
indimenticabile la scoperta dell’Ecuador.
L’avenida de los Volcanes, taglia longitudinalmente il Paese, come
una lunga e articolata colonna vertebrale attorno alla quale ruota
la vita. Questa lunga vallata ha origine a sud della città
di Quito e prosegue fino a Cuenca, attraversando villaggi
ancestrali e panorami selvaggi, fiancheggiati dalle cime più
alte di tutto l’Ecuador.
Quito (2.850mt s.l.m.) è dunque il nostro
punto zero, nonché capitale dell’Ecuador e luogo
dall’indiscutibile fascino. Qui emerge chiaramente il concetto di
dualismo e di confine, non più tra emisferi diversi, ma tra
moderno e antico. La città, costruita in una piccola conca
formatasi dal vulcano Pichincha e sita nel grande altipiano
centrale, vive due identità differenti: quella moderna,
cuore della vita commerciale, e quella del centro storico,
eredità del periodo coloniale e straordinario esempio della
fusione tra arte europea e indigena, dichiarato Patrimonio
dell’Unesco nel 1978. La storia di Quito ha, infatti,
origini antiche: fu fondata dagli spagnoli nel 1534 recuperando i
resti dell’originaria città indigena di Quitus. I primi ad
affermarsi a Quito furono i Francescani, i quali si dedicarono alla
costruzione di scuole d’arte e monasteri, solo in seguito integrati
dalle opere di agostiniani, domenicani e gesuiti. Un esempio di
questa contaminazione culturale, meglio nota come “scuola barocca
di Quito”, sono i monasteri di San Francisco e Santo Domingo, La
Chiesa e il Collegio dei Gesuiti di La Compañía.
Da Quito ci dirigiamo alla volta del Parco Nazionale di
Cotopaxi, 33mila ettari sviluppati attorno all’omonimo
vulcano (5890mt s.l.m.), considerato il secondo più alto
dell’Ecuador e il terzo vulcano attivo più alto al mondo. Al
suo interno il Parco presenta il caratteristico paramo, un
ecosistema neotropico tipico delle zone andine, costituito da
esemplari di vegetazione bassa e abitato da numerose specie di
fauna selvatica: dal condor, al falco, al gabbiano andino, dal
cervo di coda bianca, al lama, all’orso andino. Un trekking nel
parco è d’obbligo per gli amanti della natura più
selvaggia.
Proseguendo lungo l’Avenida de los Volcanes si raggiunge
Riobamba, la “Sultana delle Ande” così
soprannominata per via della sua posizione privilegiata ai piedi
del vulcano Chimborazo (6310mt – s.l.m.), circondata da cime
altissime incappucciate da nevi perenni. Riobamba rappresenta il
fulcro dell’attività alpinistica della zona, oltre ad essere
il punto di partenza per chi desidera intraprendere il
folcloristico viaggio sul Tren de los Andes:
un’esperienza imperdibile attraverso la Nariz del
Diablo, una linea ferroviaria assolutamente singolare.
Questo vero e proprio prodigio d’ingegneria nacque dalla
necessità di superare, durante la sua costruzione, una
ripida parete rocciosa. Fu così che, per aggirare
l’ostacolo, due ingegneri nordamericani fecero scavare dei tornanti
nella roccia, per consentire al treno di superare la parete e
proseguire il suo percorso: un frenetico zig zag che raggiunge
Alausi dopo aver toccato quota 3.600 metri. L’aspetto affascinante
di questo viaggio, oltre ai paesaggi mozzafiato di praterie,
montagne e crateri, è l’incontro con le popolazioni locali:
dai venditori di mais, ai piccoli allevatori che portano il proprio
gregge a pascolare; il tutto vissuto dal tetto del treno, il posto
forse più scomodo, ma indubbiamente il più
sensazionale da cui godere queste scene di sprezzante
quotidianità. Abbandonata l’ebbrezza del Tren de los Andes
ci si appresta ad affrontare un altro incontro interessante, quello
con l’antico sito Inca di Ingapirca.
Le rovine di Ingapirca, sono le più
importanti rovine incaiche del territorio ecuadoreño. Si
trovano a nord est della città coloniale di Cuenca, su un
promontorio nella valle del Canar a 3200mt sul livello del mare. Le
rovine di Ingapirca racchiudono i resti di scenografici osservatori
solari, luoghi emblematici per il culto del Sole. Il Tempio del Dio
Sole è collocato proprio al centro del sito: una struttura
ellittica, che ricorda una fortezza, costruita tramite la
sovrapposizione di blocchi di pietra incastrati senza l’ausilio di
calce, come le tipiche costruzioni incaiche. Dai riti di adorazione
del Sole alla quotidianità dell’antica città di
“Tomebamba” oggi nota come Cuenca, il capoluogo
della provincia di Azuay. Cuenca, così come Quito, racchiude
nelle sue viuzze lastricate, nei suoi edifici coloniali, nei suoi
colorati mercati, tutta la bellezza dell’armoniosa fusione tra
culture e stili diversi. Non a caso nel 1999 anche questa
città a sud delle Ande è stata iscritta nella lista
dei Patrimoni dell’Umanità, arricchendo il privilegio
storico e architettonico di tutto il Paese.
Cuenca potrebbe essere l’ultima tappa di quest’affascinante viaggio
alla scoperta delle terre ecuadoreñe, ma la vicinanza
ammaliatrice all’arcipelago delle Galapagos, ci
richiama a sé come l’abile canto delle sirene. Restare
immuni alla curiosità è impossibile, poiché
questo santuario naturalistico situato nell’Oceano Pacifico, a 1000
km al largo delle coste dell’Ecuador, è il luogo in cui
Charles Darwin capì il prodigio della vita e
dell’evoluzione. Navigando in crociera tra le isole o sostando
nelle accoglienti strutture eco-friendly, si entra in contatto con
una realtà dal valore inestimabile. Circa 50 isole
vulcaniche che grazie all’ampia varietà climatica e di
habitat naturali, dovuta alle correnti della zona, hanno portato
all’evoluzione di numerose specie endemiche di flora e fauna. Nel
1959 le Galapagos sono diventate Parco Nazionale, nel 1978 anche
l’Unesco le ha riconosciute come Patrimonio dell’Umanità,
includendo nel 2001 anche l’area della riserva marina. Visitare le
isole oggi significa incontrare una natura meravigliosa quanto
fragile, per questo vige un rispetto assoluto per ogni forma
vivente, con lo scopo di preservare e condividere il più a
lungo possibile questo indiscusso tempio della vita.
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post
di LifeGate.Da non perdere
1) La laguna Quilotoa è la bocca dell’omonimo inattivo
vulcano. Composta da uno straordinario lago naturale, alimentato
solo dall’acqua piovana, la laguna Quilotoa sorprende per i suoi
colori intensi che cambiamo sfumatura seguendo impercettibili
giochi dettati dalla luce del sole. Un’esperienza interessante
potrebbe essere quella scendere lungo il ripido sentiero che porta
al lago e dedicarsi ad una piacevole gita a bordo di semplici ma
caratteristiche imbarcazioni.
2) Il mercato indigeno di Otavalo è il più grande
mercato dell’Ecuador e rappresenta una vera e propria tradizione
culturale per molti popoli dell’America Latina. Durante il mercato
la città di trasforma per accogliere bancarelle multicolore
ricche di preziosi tessuti, cappelli, strumenti musicali,
artigianato locale degli indigeni di San Luis de Otavalo e di tutte
le comunità rurali circostanti.
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Ci Piace
1) Vilcabamba. Questo villaggio a sud dell’Ecuador, il cui nome in
quechua significa valle degli alberi sacri, è conosciuto non
tanto per la sua storia o per le sue bellezze naturali e
architettoniche, bensì perché questo è uno dei
paesi più longevi di tutto il mondo. Molti studiosi hanno
cercato di approfondire le origini di questo misterioso elisir di
lunga vita che permette agli abitanti di Vilcabamba di vivere oltre
i centoventi anni, ma ancora oggi resta inspiegabile come questi
“viziosi” cittadini possano godere di una tale
longevità.
Buono a sapersi
Per l’ingresso in Ecuador è necessario essere in possesso
del passaporto valido per almeno sei mesi dalla data di partenza. I
cittadini italiani possono soggiornare in Ecuador per un massimo di
90 giorni. All’arrivo nel paese, compilare il permesso turistico di
soggiorno da conservare nel passaporto.
Elisa Corti
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