
In un nuovo decreto previsti limiti più stringenti per queste molecole chimiche eterne, ma ancora superiori a quelle indicate dalle agenzie ambientali.
L’iniziativa del governo ecuadoriano di raccolta fondi per non estrarre il petrolio presente nel parco nazionale Yasunì è stata presentata all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. L’obiettivo è raccogliere almeno la metà del capitale perso non estraendo il petrolio, circa 7,2 miliardi di dollari.
Circa un anno fa l’Ecuador aveva chiesto un
contributo internazionale a vari settori della società per
raccogliere fondi ed evitare di sfruttare le risorse petrolifere
presenti nel sottosuolo del parco nazionale Yasuni, uno dei luoghi
con più biodiversità al mondo che si estende per 1870
chilometri quadrati. Lo sfruttamento del giacimento petrolifero
avrebbe comportato una devastazione dell’habitat naturale e
l’emissione in atmosfera di oltre 400 milioni di tonnellate di
CO2.
L’Iniciativa Yasuni-Itt, questo il suo nome,
è stata presentata dai delegati del paese sudamericano anche
all’Assemblea generale delle Nazioni Unite e il
suo scopo è raccogliere almeno la metà del capitale perso
non estraendo il petrolio, circa 7,2 miliardi di dollari.
Questa settimana il governo di
Quito ha annunciato di aver raccolto 300 milioni di
dollari (pari all’8 per cento del totale) in grado di far partire
progetti alternativi per lo sviluppo di energie rinnovabili,
riforestazione, sostegno alla comunità. Il parco, infatti,
ospita due tribù isolate di indiani e si stima sia rifugio per
una varietà di specie animali e vegetali senza eguali sulla
Terra. In sei chilometri quadrati di superficie sono
state trovate 47 specie diverse di rettili e anfibi, 550 uccelli,
200 mammiferi e altre specie di pipistrelli e insetti ancora
sconosciute nell’emisfero occidentale.
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