Una proposta di direttiva europea spaventa l’Italia perché costringerebbe a riqualificare il 60 per cento degli edifici: ma sono preoccupazioni fondate?
In 10 anni abbiamo costruito un Empire State Building ogni 25 minuti senza pensare ai consumi di energia
Nei prossimi 40 anni il settore dell’edilizia crescerà senza misura facendo aumentare la domanda di energia. Per rispettare l’Accordo di Parigi l’efficienza energetica dovrà essere la parola chiave delle nuove costruzioni.
Nell’ultimo decennio sulla Terra sono stati costruiti oltre 50 miliardi di metri quadrati di nuova superficie di cemento, vale a dire un Empire State Building ogni 25 minuti, in un anno tanti edifici quanti ne conta l’intero Giappone, un trend che non cenna a diminuire visto che le previsioni per i prossimi 40 anni stimano 230 miliardi di metri quadri di nuove costruzioni, pari a una nuova Parigi alla settimana. Un dato allarmante, se si pensa che questo sviluppo, oltre al consumo del suolo, porta dietro un aumento dei consumi energetici.
È quanto emerge da un rapporto della Global Alliance for Buildings and Construction (GABC), redatto dall’Agenzia internazionale dell’energia per conto dell’Unep il programma ambientale delle Nazioni Unite. Secondo lo studio la corsa al mattone necessita di tagli ai consumi di energia, se si vogliono rispettare gli obiettivi sul clima dell’Accordo di Parigi.
La fame di energia del settore edilizio
Il settore edilizio, secondo il dossier, rappresenta il 36 percento dei consumi finali di energia a livello globale e l’82 per cento del fabbisogno energetico è soddisfatto da combustibili fossili. Edifici e costruzioni sono i responsabili del 39 per cento delle emissioni di CO2.
Per raggiungere gli obiettivi di Parigi, e contenere l’aumento del riscaldamento globale entro 2°C, l’efficienza energetica degli edifici deve migliorare del 30 per cento rispetto ai livelli del 2015 entro il 2030, al punto che nel prossimo decennio costruzioni a emissioni zero e a energia quasi zero dovrebbero diventare lo standard globale.
Il dilagare delle costruzioni
Il dossier evidenzia la rapida crescita dell’edilizia su scala planetaria: di questo passo entro il 2060 la superficie degli edifici nel mondo raddoppierà. Si costruiranno 230 miliardi di metri quadrati (che comprendono la superficie di ogni piano di ogni nuovo edificio), che andranno ad aggiungersi ai circa 235 miliardi di metri quadrati esistenti nel 2016.
Una crescita rapida non priva di effetti negativi. Sebbene l’intensità del settore energetico sia migliorata negli ultimi anni, non è comunque sufficiente per ridurre l’aumento della domanda di energia. Le emissioni di CO2 hanno continuato a crescere dell’uno per cento l’anno dal 2010, e oltre quattro milioni di morti all’anno sono da attribuire alle malattie causate dall’inquinamento prodotto dagli edifici.
Il settore dell’edilizia ha visto ben pochi cambiamenti in termini di miglioramento dell’efficienza energetica. Secondo John Dulac, analista energetico dell’Iea “il settore rappresenta circa il 30 per cento dell’uso finale di energia a livello mondiale e il suo potenziale di risparmio energetico è enorme, ma per ora rappresenta un’importante opportunità mancata”.
Il potenziale dell’efficienza energetica
Poco è stato fatto nei decenni passati per migliorare i livelli di efficienza energetica degli edifici, ma se si investisse di più nel settore “il potenziale non sfruttato si tradurrebbe in enormi risparmi energetici”, scrive Dulac. Se si costruissero edifici ad alte prestazioni energetiche e si riqualificassero quelli esistenti si potrebbero risparmiare circa 91mila TWh (330 exajoule) fino al 2060, più di tutti i consumi finali di energia dei Paesi del G20 nel 2015. Utilizzare tecnologie di riscaldamento e raffreddamento ad alta efficienza consentirebbe di taglierebbe i consumi per altri 180 TWh (660 exajoule) in termini di domanda globale di energia, pari ai consumi finali di energia della Cina degli ultimi dieci anni.
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Il percorso a ostacoli verso l’efficienza energetica
Ci sono diversi gli ostacoli sul percorso dell’efficienza energetica negli edifici, primi tra tutti la mancanza di standard e di un linguaggio comune. “Un’uniformazione del linguaggio è assolutamente necessaria perché il settore edile possa crescere e rispondere alla sfida climatica. Gli altri comparti hanno sviluppato e usano linguaggi comuni, come ad esempio i protocolli di comunicazione Ict, e questo è loro forza. L’industria delle costruzioni non è capace di dare una risposta alla ‘performance gap’ perché non è in grado di definire in modo preciso le quantità fisiche da confrontare”, ha spiegato Lorenzo Pagliano, professore del Dipartimento di energia del Politecnico di Milano che ha collaborato al report della Global Alliance for Buildings and Construction. Quasi il 70 per cento dei consumi in edilizia a livello mondiale non è coperto da codici e standard obbligatori e oggi due terzi dei Paesi non dispongono di norme energetiche per la costruzione di nuovi edifici. Questo significa che nei prossimi 40 anni, nuovi 100 miliardi di metri cubi di edifici (sui 235 previsti) non avranno alcun tipo di codice energetico obbligatorio da rispettare.
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