La costruzione voluta da al-Sisi di due autostrade a pochi metri dalle piramidi egizie rischia di deturpare il paesaggio di uno dei patrimoni dell’umanità.
Arrivare alle piramidi egizie potrebbe presto essere più facile, ma a pagarne il prezzo sarà l’integrità del territorio patrimonio mondiale Unesco. Nella piana di Giza è infatti in costruzione una doppia linea di autostrade a otto corsie, che passeranno a qualche centinaia di metri da alcuni dei luoghi-simbolo della storia egiziana e mondiale. Il presidente al-Sisi ha rassicurato la popolazione: le nuove infrastrutture saranno rispettose dei siti archeologici. Ma nel paese sta montando la protesta.
L’Egitto presto avrà una nuova città. Nel 2015 il presidente al-Sisi ha annunciato che alla luce del sovrappopolamento del Cairo, dove oggi abitano circa 20 milioni di persone, era allo studio un progetto per far sorgere dal nulla una nuova metropoli. Oggi i lavori sono già iniziati e il centro, situato a circa 40 chilometri dall’attuale capitale egiziana, diventerà il fulcro della vita finanziaria e amministrativa del paese.
Il piano prevede qualcosa come 50 chilometri di strade, 1.200 moschee e chiese, oltre 500 centri sanitari, uno skyline composto da una ventina di grattacieli, un enorme parco urbano, un fiume artificiale e altro ancora. La capienza dovrebbe essere di circa 6 milioni di persone, che da una parte vivacizzeranno la nuova capitale egiziana, dall’altra allenteranno la pressione demografica sul Cairo. Non si sa bene quando finiranno i lavori, né quale sarà il loro costo complessivo, ma certamente molti edifici sono già in fase di completamento.
Nuova metropoli significa nuove infrastrutture, per collegarla al meglio al resto del paese. Ed è proprio su questo punto che si stanno sollevando le polemiche.
Nuove infrastrutture per un nuovo Egitto
L’idea di dotare l’altopiano di Giza di nuovi sistemi di trasporto non è nuova. Negli anni Novanta c’era in ballo un progetto di costruzione di un’autostrada proprio nei pressi dei siti archeologici delle piramidi. Le proteste nazionali e internazionali fecero però sì che i lavori venissero sospesi.
Oggi, trent’anni dopo, quel progetto è stato nuovamente tirato fuori dal cassetto. Il presidente al-Sisi vuole migliorare i collegamenti tra l’Egitto e la futura nuova capitale, ma al di là di questo ritiene fondamentale che il paese si lanci in un rinnovamento delle proprie vie di trasporto. La doppia autostrada a otto corsie ciascuna rientra in questa visione. La strada più a nord passerà a poco più di due chilometri dal sito delle Grandi piramidi, quella più a sud invece sorgerà tra la necropoli di Saqqara e le piramidi rossa e piegata di Dahshur. I lavori sono già iniziati da un anno, ma finché il cantiere si trovava a distanza dall’area tutelata nessuno ci aveva fatto caso. Da qualche mese, quando i camion hanno cominciato ad avvicinarsi alle piramidi e sullo sfondo di esse si è iniziato a vedere il lavoro degli operai, tutto è divenuto più chiaro.
“Le strade sono molto, molto importanti per lo sviluppo, per gli egiziani, per l’interno dell’Egitto”, ha dichiarato Mostafa al-Waziri, segretario generale del Consiglio supremo delle antichità egiziane. “Sia chiaro – ha aggiunto – che ci prenderemo cura dei nostri siti archeologici in giro per l’Egitto”. Eppure, in molti stanno alzando la voce contro il progetto.
Le proteste e il precedente del cimitero
“Sono rimasto sbalordito da quello che ho visto”, ha commentato Said Zulficar, ex funzionario dell’Unesco, quando si è imbattuto nel nuovo cantiere. Zulficar è stato il leader del movimento che negli anni Novanta aveva bloccato i lavori per la costruzione dell’autostrada. Oggi vede messo in discussione tutto il suo impegno dei tempi.
Non c’è tanto una questione di principio alla base delle proteste che si stanno sollevando nel paese. L’attività delle ruspe e dei camion rischia infatti di provocare effetti negativi reali su un’area archeologica non ancora del tutto esplorata. Le porzioni di terra su cui si sta operando potrebbero nascondere nuovi reperti, che rischiano di venire distrutti dall’azione dei mezzi di costruzione. In secondo luogo, l’inquinamento proveniente oggi dal cantiere e domani dal traffico autostradale potrebbe avere, a lungo andare, effetti corrosivi sulle piramidi. Infine, non va sottovalutato il violento impatto visivo di una grande infrastruttura che andrà a serpeggiare tra quelli che sono tra i monumenti più importanti del pianeta.
Il governo egiziano minimizza, eppure proprio di recente ha dimostrato quanto poco ha a cuore il suo patrimonio storico-artistico. Qualche mese fa, decine di tombe del cimitero monumentale al-Qarafa (la Città dei morti) sono state rase al suolo per consentire la costruzione di una nuova superstrada. Questo, nonostante il parere negativo di archeologi, architetti e storici. Una storia molto simile a quella che oggi si sta consumando tra le piramidi e che desta così grande preoccupazione.
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