Abdel Fattah al-Sisi ha vinto le elezioni e, al terzo mandato, guiderà l’Egitto per altri sei anni. L’affluenza è stata storica raggiungendo il 66,8%.
Lunedì 18 dicembre l’Autorità elettorale nazionale egiziana ha comunicato la rielezione di Abdel Fattah al-Sisi alla presidenza dell’Egitto, con la percentuale bulgara dell’89,6 per cento. Il rais, al suo terzo mandato, guiderà il Paese nordafricano per altri sei anni, in un contesto sia interno che internazionale molto fragile.
L’Egitto sta affrontando una crisi economica senza precedenti e si trova a cercare di gestire il rischio di ricadute interne e regionali della guerra a Gaza, soprattutto nel Sinai, dove da anni è in corso una campagna militare contro le infiltrazioni dei gruppi terroristi legati ad Al Qaeda e allo Stato Islamico. Ed è evidente che le modalità di gestione della questione di Gaza abbia incoraggiato in molti a votare il rais, considerato spesso come un baluardo di stabilità nella regione.
La carenza di candidati
Le votazioni in Egitto si sono svolte dal 10 al 12 dicembre, con lo Stato e i media nazionali strettamente controllati che hanno spinto per aumentare l’affluenza alle urne, che secondo l’autorità elettorale ha raggiunto la storica percentuale del 66,8 per cento, superando il 41 per cento registrato in occasione delle ultime elezioni presidenziali del 2018. La costituzione è stata modificata nel 2019, estendendo il mandato presidenziale da quattro anni a sei e consentendo ad al-Sisi di candidarsi per un terzo mandato.
Le autorità hanno cercato di rispondere alle critiche sulla situazione dei diritti umani in Egitto con iniziative quali l’apertura di un dialogo nazionale e il rilascio di alcuni prigionieri di spicco. Per molti critici al regime, queste iniziative sono state considerate di facciata per ottenere consensi. Mentre da una parte si rilasciavano prigionieri politici, dall’altra, nei mesi precedenti alle elezioni si sono verificati diversi arresti, come il caso del candidato di opposizione più forte Ahmed Tantawi, intimidazioni e sequestri di beni per i candidati che hanno di fatto impedito una competizione significativa.
Molti egiziani hanno espresso indifferenza per le elezioni, consapevoli della mancata trasparenza e del risultato scontato. A confermare i sospetti dei cittadini, ci sono le testimonianze dei giornalisti internazionali presenti in Egitto. Secondo i reporter della Reuters che hanno seguito il voto al Cairo, a Giza, a Suez e nella Penisola del Sinai, sono stati distribuiti sacchi di farina, riso e altri beni di prima necessità a chi si recava ai seggi. Altri elettori hanno riferito di aver ricevuto pressioni dai loro datori di lavoro per partecipare al voto, altri ancora sostengono di aver ricevuto offerte di incentivi finanziari.
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