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Egitto segreto, dalle oasi del nord al Nilo del profondo sud
Viaggio nelle sabbie del deserto egiziano, fra templi, rotte carovaniere e battaglie storiche. Navigando verso sud tra i misteri della civiltà nubiana.
Terra di fascino e misteri, l’Egitto è la destinazione che più di tutte coniuga storia e natura nel suo intreccio di sabbie, mare e il grande Nilo. Oltre le superbe piramidi dunque, il paese ha tante storie da raccontare fra oasi e civiltà perdute.
Egitto, rotta per le oasi del nord
Tra le destinazioni più enigmatiche dell’Egitto c’è l’Oasi di Siwa i cui palmeti ricchi di datteri erano una tappa delle rotte carovaniere tra Libia e Sudan. Ben protetto dalle sabbie vi si trovava un tempio dedicato al dio del sole Amon-Ra, al cui oracolo era solito rivolgersi persino Alessandro Magno. Oggi, i pochi resti del luogo sacro sono una delle attrazioni di questa cittadella del deserto, da scoprire facendo base nella moderna cittadina di Siwa, ai piedi di un’altura rocciosa. Proprio qui si trovava shali, una fortezza del deserto che conserva una medina berbera in karshif, argilla impastate con sale ed essiccata al sole.
Del resto siamo ai margini della profonda depressione di Qattara che fra le sue pieghe zampilla vita con sorgenti d’acqua dolce e laghi salati. Praticamente una spa a cielo aperto frequentata anche dalla regina Cleopatra, come recitano i nomi di fonti, vasche e bagni dedicati al benessere. Un’oasi naturalistica, dunque, ma anche linguistica: l’isolamento geografico, infatti, ha protetto a lungo il dialetto berbero parlato ancora oggi nel baluardo più orientale di questa lingua. E fra i tesori misteriosi delle oasi di Siwa c’è Il monte di morti, Gebel Al-Matwa, un’antica necropoli scavata nel fianco della montagna su di un altipiano. Fu scoperta dagli abitanti nel 1944, durante la Seconda guerra mondiale, quando venne alla luce una sorta di alveare roccioso, cesellato da migliaia di tombe decorate.
“La mattina è fresca e umida, le palme che solo la scorsa notte erano frustate dal vento ora accompagnano silenziose il passo del mio cavallo. È stato un viaggio lungo e faticoso ma in lontananza scorgo Siwa, la misteriosa città dove l’Oracolo mi attende. Ho 25 anni e nemmeno Dario III di Persia ha potuto reggere l’urto della mia armata ad Isso. Ho liberato l’Egitto e ne sono il sovrano, i sacerdoti di Menfi hanno posto sul mio capo la corona. Desidero ora che l’Oracolo di Amon legittimi la mia discendenza divina, un riconoscimento che può essermi dato solo da una autorità religiosa con il potere di interloquire con il dio. Il mio nome è Alessandro. E un giorno scriveranno che il mio nome è impresso con il fuoco nella storia”. Stefano Sogne, brand manager di Made by Turisanda, appassionato di egittologia e di storia dell’impero achemenide, ha immaginato il pensiero di Alessandro Magno, il giorno dell’incoronazione come sovrano d’Egitto del 331 a.C., a Menfi, antica capitale del Basso Egitto, a circa 20 km a sud dall’odierna città de Il Cairo.
El Alamein, un presidio di storia che ci riguarda da vicino
E a proposito di Seconda guerra mondiale se ne trovano le tracce sulla strada costiera mediterranea, a due passi dalle spiagge bianche di Marsa Matruh. Qui, sulla rotta per Alessandria, El Alamein riecheggia avvenimenti rosso sabbia e sangue. Era il 1942 quando in piena campagna d’Africa, le distese desertiche alle spalle del Mediterraneo furono il teatro di scontro fra l’ottava armata britannica del generale Montgomery e le truppe italo-tedesche guidate dai marescialli Bastico e Rommel. Se da una parte s’imposero i nuovi carrarmati Sherman e la flotta aerea inglese dalla potenza di fuoco schiacciante.
Dall’altra si assistette alla ritirata motorizzata tedesca lasciando scoperte le truppe italiane appiedate. Una resistenza disperata ed eroica che lasciò sul campo 5.200 vite di nostri connazionali e cambiò lo scacchiere mediterraneo. Per conoscere i fatti e commemorarne le vittime El Alamein ospita il Museo della Guerra, con centinaia di cimeli, uniforme e documenti dell’epoca, e Il Sacrario militare. L’opera, progettata dall’architetto e comandante militare Paolo Caccia Dominioni, è caratterizzata da una torre ottagonale dove riposano i resti delle salme italiane. A fianco trovano posto anche il cimitero degli Ascari libici, con le tombe di 232 caduti, e la base italiana di Quota 33, da cui partirono negli anni le 355 spedizioni per il recupero dei poveri resti.
In crociera sul fiume degli dei
Passo che fai, storia che trovi. Nel paese dei faraoni si fa continuamente un viaggio nel tempo tra il deserto e il Nilo. Questi sono i due custodi degli enigmi egiziani che si pongono di fronte al visitatore. Sta a lui scegliere i modi e i tempi per esplorarli. Ammirare le meraviglie nelle ore meno affollate. Spingersi tra i siti poco noti. Fermarsi a contemplare la bellezza lentamente. Sono il mantra di chi desidera un Egitto più intimo e misterioso, viaggiando al ritmo scandito dai granelli di una clessidra o dal fluire del fiume.
È proprio questa l’esperienza lenta che dona una crociera sul Nilo, arteria vitale del continente antico e linea del tempo nella storia di ieri e di oggi. Il Cairo, Giza, Luxor e la Valle dei re sono tappe irrinunciabili per chi si mette in navigazione. Ma tra una meraviglia e l’altra ci si può spingere anche nel profondo sud, fino ad Abu Simbel, passando per Assuan e il lago Nasser. Qui, nell’Alto Egitto, il ‘fiume degli dei’ bagna i piedi di una delle civiltà più misteriose d’Africa, quella nubiana.
Alla scoperta del mondo sommerso nubiano
Ad Assuan la costruzione di una gigantesca diga negli anni Sessanta cambia il volto dell’Egitto meridionale con la creazione di Nasser, il lago artificiale più grande del mondo. Un immenso progetto ingegneristico che, modificando la conformazione del territorio, impone allo Stato e alla comunità internazionale un’opera di spostamento di siti archeologici e di costruzioni del recente passato che testimoniano la cultura viva della popolazione locale. È il caso della Nubia, il regno dei faraoni neri che si estendeva a cavallo tra Egitto e Sudan. Il nome deriva da nub (oro), metallo estratto dai giacimenti di cui l’area era piena e che permisero di arricchirsi negli scambi commerciali con argento e altre merci. Se ne scopre la portata nel Museo nubiano, una cavalcata nelle diverse ere, dalla preistoria all’islamizzazione, fino all’epoca moderna con le coloratissime casette tradizionali salvate dall’inondazione e portate qui.
Lo stesso destino toccò in sorte anche i monumenti di Abu Simbel, che vennero spostati in luoghi più sicuri grazie all’intervento internazionale dell’Unesco. Fra i casi più noti c’è il Tempio di Philae considerato il luogo sacro della sepoltura di Osiride, spostato e ricomposto pietra dopo pietra sull’isola di Aglika, una manciata di chilometri a sud di Assuan.
A breve distanza dall’Obelisco incompiuto, probabilmente il primo della storia egizia, che conserva ancora il masso granitico da cui venne creato e poi abbandonato, forse a causa di crepe alla base del monumento. O forse no? È solo uno dei tanti enigmi che l’Egitto sa sussurrare a chi percorre le sue sabbie con lentezza e rispetto, tra deserto e Nilo.
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