Una tempesta di vento ha provocato gravi danni nella regione di Istanbul, in Turchia. Il bilancio provvisorio parla di 5 morti e 63 feriti.
Ekrem Imamoglu, sindaco di Istanbul. Il mondo ha bisogno di chi si prende la responsabilità del cambiamento
“I leader locali devono assicurarsi che i cambiamenti accadano. Ogni azione per il clima in città ha un impatto sul mondo intero”. L’intervista a Ekrem Imamoglu, sindaco di Istanbul, sul ruolo chiave dei sindaci nell’affrontare la crisi climatica a livello globale.
“Rappresenta tutto quello che ci è mancato per molto tempo”. Il commento di un attivista turco della società civile sulla figura di Ekrem İmamoğlu, il nuovo sindaco di Istanbul, dà probabilmente voce al pensiero di milioni di cittadini turchi che, per la prima volta in un quarto di secolo, hanno assistito a un cambiamento verso un paese più democratico e inclusivo.
İmamoğlu è infatti la persona che quest’anno si è presentata alle elezioni municipali di Istanbul in opposizione al conservatore Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp) del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan e che, dopo aver conquistato l’elettorato pur non essendo conosciuto da tempo nella scena politica e aver vinto in maniera netta, si è visto annullare la vittoria. Ma nella seconda tornata elettorale, il trionfo di İmamoğlu non ha più lasciato spazio a dubbi.
Ekrem Imamoglu tra i sindaci a Copenaghen per l’azione climatica
Seppur abbia già vinto ciò che molti pensavano invincibile, İmamoğlu è convinto che la sua sfida sia solo all’inizio. Una sfida che ha l’obiettivo di rendere la città di Istanbul più inclusiva, più verde e più resiliente. Un percorso che ha presentato e spiegato al C40 World mayors summit a Copenhagen, un vertice dove i sindaci delle città del mondo impegnate nella lotta contro la crisi climatica si sono uniti per discutere i passi futuri necessari.
In questa occasione, infatti, Ekrem İmamoğlu ha firmato insieme ad altri sindaci la Deadline 2020 pledge, ovvero l’impegno di attuare piani climatici per riuscire a rispettare gli obiettivi imposti dall’Accordo di Parigi. Proprio a Copenhagen abbiamo incontrato il sindaco Ekrem İmamoğlu, a cui abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza, le sue idee e aspettative nella cornice della crisi climatica in atto, e l’importanza delle città nello scenario globale.
In che modo la città di Istanbul è colpita dai cambiamenti climatici e cosa si sta facendo per contrastarli?
Come il resto del mondo, anche Istanbul è colpita dagli effetti dei cambiamenti climatici. Sono state registrate precipitazioni e alluvioni mai viste prima e la siccità è ormai duratura: si verifica sia in estate che in inverno, colpendo l’ambiente naturale ma anche le attività agricole intorno alle città. Anche se siamo un’amministrazione nuova ci stiamo già concentrando su questi problemi. Quello che dobbiamo fare ora è scattare una fotografia di Istanbul per avere tutti i dati di cui abbiamo bisogno, come quelli relativi alle emissioni di CO2, e stabilire un punto di partenza così che potremo paragonarlo al punto in cui arriveremo tra cinque anni. E comunicarlo al mondo.
Quanto sono importanti le città per le politiche ambientali a livello nazionale? Possono spingere i governi ad agire?
Istanbul ha una popolazione di 16 milioni di persone. Qualsiasi cosa venga fatta qui ha un impatto sulle politiche nazionali. Se si sviluppano buone pratiche a Istanbul, il resto della Turchia le accetterà e si adeguerà. Useremo questo nostro potere d’influenza sulla Turchia per fare passi avanti nella crisi climatica. Perché questa nostra capacità non è solo per la nostra città, ma per tutta la Turchia e per l’intera umanità. Quindi, sì, prevedo che le nostre politiche influenzeranno profondamente quelle nazionali.
Il movimento per il clima, in particolare tra i giovani, è cresciuto molto in tutto il mondo. Come l’ha visto crescere nella sua città?
Ci sono diversi gruppi attivisti che stanno agendo a Istanbul. Ci sono persone di ogni età ma in particolare io seguo con entusiasmo i giovani e il loro coraggio. Sono molto consapevoli, informati e sensibili. Probabilmente se il mondo fosse fatto solo da questa generazione di giovani e bambini, intraprenderemmo velocemente azioni serie contro i cambiamenti climatici.
Com’è percepito questo movimento da parte dei cittadini?
Sicuramente c’è una parte della società che non lo capisce o non vuole dargli priorità. Ma credo che se ci impegnassimo per spiegarlo nel modo giusto, la maggior parte delle persone sarebbero pronte a capire e ad agire. Quindi non lo vedo come uno scontro tra i cittadini, ma come una parte che può essere integrata.
E da parte delle istituzioni?
A essere onesto, credo non sarà facile. Ci vorrà del tempo. Molte persone, aziende e istituzioni hanno vecchie abitudini che potrebbero non essere facili da abbandonare. In diversi paesi c’è l’attitudine di pensare che i costi del cambiamento siano uno spreco e questo potrebbe essere scoraggiante all’inizio. Ma è proprio qui che hanno bisogno di noi, i leader locali, persone come me, che si prendano la responsabilità perché questi cambiamenti avvengano. Dalla mia prospettiva posso dire che mi occuperò di questo processo e motiverò la gente. Ci vorrà solo un po’ di tempo.
Quali sono gli aspetti su cui vorrebbe concentrarsi da subito?
Quello che voglio sottolineare è che a Istanbul c’è una cattiva urbanizzazione e questo sta avendo un impatto negativo sulla vita dei suoi abitanti. Sta separando i cittadini dagli ambienti naturali, soprattutto in alcune zone. È prioritario per me trasformare questo problema in qualcosa di positivo e crediamo che definendo una visione del futuro coerente per la nostra città, tutto sia possibile. E uno dei motivi più importanti per noi per delineare come sarà una città giusta, creativa e verde è evidenziare gli effetti dei cambiamenti climatici. In particolare, stiamo lavorando per aumentare le aree verdi che già erano state ridotte in città. Il nostro piano è creare 30 milioni di metri quadrati di aree verdi utilizzabili nei prossimi cinque anni. E stiamo ovviamente anche aumentando gli investimenti nell’energia pulita e rinnovabile grazie a una serie di progetti.
È riuscito a conquistare la sua città in un momento in cui rappresentare l’opposizione è estremamente difficile. Si è candidato e ha vinto – per due volte – le elezioni. Cosa pensa voglia dire questo per il futuro del paese?
La risposta giusta sta proprio nella mia esperienza. Questa mi dice che non bisogna mai tagliare i legami e il dialogo con la propria gente, che bisogna sempre essere in contatto con le persone, che le azioni e le politiche devono essere sempre spiegate in modo trasparente. Che bisogna assumersi la responsabilità e rispondere sempre alle domande. Finché si riescono a mantenere questi legami, costruendo un sentimento di tolleranza, che è essenziale per Istanbul, allora si possono risolvere tutti i problemi, perché si iniziano a vedere le persone non come un’opposizione, ma come tuoi cittadini.
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