A El Salvador, una donna di 28 anni è stata condannata a trent’anni di carcere per omicidio aggravato, perché ha perso il suo bambino per un aborto spontaneo.
Nella repubblica dell’America centrale infatti la legge proibisce l’aborto anche quando la gravidanza è frutto di una violenza o mette a rischio la vita della donna. Molte vengono accusate anche se non hanno deciso volontariamente di abortire, ma hanno perso il loro bambino.
90 milioni di donne in età riproduttiva vivono nei 23 paesi in cui tuttora non è possibile praticare l’interruzione volontaria di gravidanza, in nessuna circostanza.
Una giovane donna di ventotto anni, nota come Esme, ha passato gli ultimi due in custodia cautelare e il 10 maggio è stata condannata in via definitiva a trent’anni di carcere per omicidio aggravato. La sua “colpa”? Aver perso il bambino che aspettava a causa di un aborto spontaneo. Una storia agghiacciante che arriva da El Salvador, repubblica del Centro America dove le leggi sui diritti delle donne sono ancora enormemente restrittive.
La severa legge contro l’aborto di El Salvador
A El Salvador la legge proibisce l’aborto in ogni circostanza, anche quando la gravidanza è frutto di una violenza o mette a rischio la vita della donna. La pena prevista per le colpevoli arriva fino a otto anni di detenzione. Human rights watch fa sapere che, tra il 2000 e il 2011, circa 150 persone sono state perseguite a seguito di emergenze ostetriche o dopo aver partorito bambini nati morti. Stando ai dati del 2020, almeno 16 sono state dichiarate colpevoli di omicidio aggravato: in tal caso, la pena arriva fino a trent’anni.
È proprio quello che è successo a Esme. Di lei si sa che abita in una zona rurale molto povera, dove l’accesso alle cure prenatali è molto difficoltoso ed è quindi più probabile incorrere in problemi di salute durante la gravidanza. Si tratta di una sentenza shock anche se parametrata al contesto di El Salvador, perché è la prima degli ultimi sette anni. È anche la prima da quando è iniziata la presidenza di Nayib Bukele, populista e di sinistra, eletto nel 2019. Pur continuando a esprimere una ferma opposizione all’aborto, fino a definirlo come un “grande genocidio”, durante un’intervista Bukele si è detto contrario a condanne così severe nei confronti di donne che hanno avuto un aborto spontaneo.
In country after country — Romania, South Africa, El Salvador, Ecuador — abortion bans have not decreased the number of abortions, but rather increased unsafe abortions, especially affecting people of limited means. Maternal mortality and morbidity rise. https://t.co/h8Nz8MhRojpic.twitter.com/iYLeDyec5j
I paesi in cui l’interruzione volontaria di gravidanza è proibita in ogni circostanza
El Salvador non è l’unico paese in cui l’interruzione volontaria di gravidanza resta proibita senza alcuna eccezione. Scorrendo la mappa del Center for reproductive rights si scopre che è così in svariati stati dell’America centrale: Repubblica Dominicana, Aruba, Curaçao, Haiti, Jamaica, Suriname, Nicaragua, Honduras. Conteggiando anche gli stati africani (Egitto, Mauritania, Senegal, Sierra Leone, Congo e Madagascar), l’Iraq, il Laos, Malta, Palau, Tonga, Andorra, i territori palestinesi e le Filippine, si arriva a un totale di 23 paesi dove vivono 90 milioni di donne in età riproduttiva. Con il referendum del 26 settembre 2021 è uscita da questa lista la repubblica di San Marino.
La Francia iscrive la libertà all’aborto nella Costituzione. Il progetto di revisione costituzionale ha grande importanza simbolica, ma presenta alcune criticità.
Nel primo giorno di legislatura i parlamentari della maggioranza di destra hanno presentato tre disegni di legge che ostacolerebbero la legge 194 sul diritto all’aborto.
Eliminando una legge del 1865, la Repubblica di San Marino ha depenalizzato l’aborto. Le donne potranno praticarlo liberamente fino alle dodicesima settimana.
La giovane sarà incriminata per avere interrotto la gravidanza oltre il termine previsto dalla legge del Nebraska. Decisivi i suoi messaggi su Facebook.
Nelle nuove linee guida del Consiglio di stato cinese si auspica una riduzione dell’aborto per motivi non sanitari. Uno dei modi con cui Pechino sta pianificando un boom delle nascite.