Negli ultimi cinque anni le istituzioni dell’Unione europea hanno portato avanti il Green deal, il colossale piano per azzerare le emissioni nette di gas serra del Continente entro il 2050.
Proprio per far capire quanto il Parlamento europeo lavori quotidianamente sull’ambiente e sul clima, l’ufficio del Parlamento europeo in Italia ha lanciato la campagna Voglio un pianeta così. Alla quale si aggiunge, quest’anno, l’appello ad andare a votare.
Abbiamo analizzato le posizioni e i programmi delle principali formazioni politiche europee in materia di ambiente e clima.
L’Unione europea che si appresta a recarsi alle urne per le elezioni di giugno 2024 è molto diversa da quella di cinque anni fa. E, volendo ricordare le piccole e grandi rivoluzioni che ha affrontato, i temi di dibattito e talvolta di scontro, è inevitabile pensare all’ambiente e al clima. Gli ultimi cinque anni sono stati quelli del Green deal europeo, il colossale piano lanciato dalla Commissione di Ursula von der Leyen per azzerare le emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2050. Sarebbe un primato assoluto a livello globale. Non stupisce dunque che si sia declinato in decine, anzi, centinaia di atti legislativi su cui le istituzioni si sono dovute esprimere.
Voglio un pianeta così
Proprio per far capire quanto il Parlamento europeo lavori quotidianamente sull’ambiente e sul clima, e quanto le sue decisioni abbiano un impatto diretto sulla vita di ciascuno di noi, è nata una campagna di comunicazione dal nome eloquente: Voglio un pianeta così. A partire dal 2020, l’ufficio del Parlamento europeo in Italia ha dato spazio nei propri canali web e social a cittadini, personaggi pubblici e influencer intenzionati a esprimere un messaggio di responsabilità nei confronti del pianeta in cui tutti noi viviamo. Quest’anno si aggiunge anche un altro obiettivo: far capire quanto sia importante andare a votare per quella che è, a tutti gli effetti, l’unica istituzione dell’Unione eletta direttamente dai cittadini. Perché il voto è un diritto che non va mai dato per scontato.
Tanti i personaggi pubblici che hanno raccolto l’appello lanciato dall’ufficio del Parlamento europeo in Italia. Ci sono atleti, come l’ultra cyclist Omar Di Felice e l’alpinista Hervé Barmasse; content creator come Stella Bellomo, Anna Masiello e Alan Cappelli; divulgatori come Nicola Lamberti, Andrea Grieco e Mia Canestrini; e molti altri. Ma chiunque si può unire alla campagna, pubblicando i propri contenuti con gli hashtag #vogliounpianetacosì e #UsaIlTuoVoto.
Ambiente e clima, i programmi dei principali partiti politici europei
Per orientarsi tra candidature e programmi è bene ricordare che sulla scheda troveremo i partiti politici italiani, ma questi – nella maggior parte dei casi – fanno parte a loro volta di partiti politici europei. All’interno dell’Europarlamento, poi, i deputati e le deputate si organizzano in gruppi politici, a seconda non della loro nazionalità bensì delle posizioni politiche che intendono portare avanti. Ci sono alcune eccezioni: il Movimento 5 Stelle, per esempio, attualmente non fa parte né di un partito né di un gruppo politico europeo. Questi ultimi sono sette:
Per renderci conto di quali sono i temi caldi in materia di ambiente e clima, vediamo innanzitutto che posizioni hanno espresso i gruppi politici europei nel corso della legislatura che sta per finire, per poi esaminare i programmi dei principalipartiti politici europei che ne fanno parte.
Nelle 25 pagine di programma in vista delle elezioni di giugno, il Partito popolare europeo (di cui fa parte Forza Italia) mette in luce i risultati – economici e ambientali – del Green deal. Promettendo di accompagnare le imprese nella fase 2, quella in cui bisogna metterlo in pratica.
L’obiettivo principale sarà quello di supportare ogni settore nella costruzione del proprio modello di business per la decarbonizzazione dell’industria. Perché crediamo che questa transizione sia essenziale per la nostra futura competitività in Europa. Dall’eolico all’acciaio, dalle batterie ai veicoli elettrici, la nostra ambizione è cristallina: il futuro del nostro settore delle tecnologie pulite deve essere realizzato in Europa.
Programma del Partito popolare europeo
Il programma critica l’approccio “ideologico” di verdi e socialisti, aprendo all’adozione di qualsiasi mezzo tecnologico utile agli scopi del Green deal, tra cui l’idrogeno e sistemi ancora in fase di ricerca come la fusione nucleare.
Gruppo dell’Alleanza progressista di socialisti e democratici al Parlamento europeo (S&D)
Nel rapporto sull’attività svolta nel quinquennio 2019-2024, il gruppo dei Socialisti e democratici (S&D) al Parlamento europeo ricorda di essersi esposto per inserire la neutralità climatica al 2050 nella legge sul clima, per il meccanismo di transizione giusta volto a “non lasciare indietro nessuno”, per il pacchetto “fit for 55%”. La compagine di centrosinistra ha sostenuto anche la legge sul ripristino della natura – ambiziosa e per questo al centro di un lungo scontro politico – e l’inasprimento delle indagini e delle pene per i reati contro l’ambiente. Il gruppo S&D si intesta tra le proprie vittorie anche la revisione dei parametri sulla qualità dell’aria; il percorso verso la prima legge sul suolo; l’accordo per aumentare la quota di energia rinnovabile nei consumi complessivi dell’Unione fino al 42,5 per cento entro il 2030; l’obiettivo – reso vincolante – di un risparmio energetico dell’1,7 per cento entro il 2030.
Fin qui, i temi su cui i Socialisti e democratici hanno lavorato negli scorsi anni. Nel programma per le elezioni, il Partito del socialismo europeo (di cui fa parte il Partito democratico) pone l’accento sull’intreccio tra giustizia climatica e giustizia sociale, promettendo di rendere pulito e rinnovabile il mix energetico e raggiungere obiettivi climatici ambiziosi già entro il 2040. Tutelando al tempo stesso cittadini e piccole e medie imprese che, finora, hanno subito l’aumento dei prezzi dell’energia.
Ci impegniamo per una riforma del mercato energetico che garantisca la stabilità e la convenienza dei prezzi, che modernizzi le nostre infrastrutture e rafforzi l’autonomia strategica dell’Europa.
la legge che assicura che tutte le auto nuove siano a zero emissioni entro il 2035;
l’istituzione del Fondo sociale per il clima.
I partiti Alde (di cui fanno parte +Europa e Italia Viva), Renaissance e Partito democratico europeo (di cui fa parte Azione) hanno stilato dieci priorità in vista delle elezioni del 2024. Una è dedicata all’attuazione delle nuove norme sull’ambiente e sul digitale.
Negli ultimi cinque anni abbiamo stabilito le regole, ora dobbiamo concentrarci sulla loro implementazione, assicurarci di avere i mezzi necessari e completare il mercato unico digitale, altrimenti i nostri cittadini e le nostre imprese non riusciranno a tenere il passo. Ci siamo posti obiettivi ambiziosi; ora dobbiamo raggiungerli e dare l’esempio. La nostra leadership tecnologica e ambientale dipende da questo.
Programma di Renew Europe Now
Gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea (Ale)
Il Green deal, le rinnovabili al 45 per cento entro il 2030, il Fondo sociale per il clima, la direttiva Case green, il nuovo comitato consultivo scientifico sull’impatto climatico delle future leggi europee, l’azzeramento nel 2039 delle nuove quote di emissioni per le società energetiche e le industrie più inquinanti, la nuova legge per ridurre le emissioni di metano del settore dell’energia e il regolamento per mettere al bando i gas fluorurati. Queste sono le vittorie rivendicate dal gruppo dei Verdi/Ale (Alleanza libera europea). Insieme alla legge sul ripristino della natura, alle pene più severe per i reati ambientali, alla legge sulla deforestazione importata e alle proposte – che verranno discusse dopo le elezioni – per il suolo e le foreste.
Tra le iniziative descritte come traguardi raggiunti ci sono anche la direttiva sulle dichiarazioni ambientali, il diritto alla riparazione, la tassa sulla CO2 alle frontiere, lo stop alle esportazioni di plastica e le misure per la decarbonizzazione dei trasporti (stradali e non solo, visto che anche le navi sono soggette a una tassa sulle emissioni dal 1° gennaio).
Nel programma con cui il Partito verde europeo (di cui fa parte per l’Italia Europa Verde) si presenta alle elezioni, i temi climatici e ambientali hanno un ruolo da protagonisti. Pur riconoscendo come l’Unione europea si sia posta all’avanguardia grazie al Green deal, i Verdi denunciano come sia stato necessario scendere a compromessi. E chiedono di puntare in alto, fissando obiettivi ben più stringenti di quelli attuali, tra cui:
la neutralità climatica entro il 2040, senza fare affidamento sulle “false soluzioni” della geoingegneria;
l’addio ai combustibili fossili entro il 2040 (ma il carbone già prima, nel 2030), per affidarsi esclusivamente all’energia solare, idroelettrica, eolica e geotermica;
l’idrogeno verde come opzione soltanto per quei settori in cui l’elettrificazione non è percorribile, per esempio l’aviazione o l’industria pesante;
lo stop a qualsiasi incentivo per i combustibili fossili già entro il 2025 e, più in generale, ai sussidi alle attività dannose per l’ambiente entro il 2027;
incentivi che spronino i comportamenti sostenibili, per esempio i viaggi in treno anziché in aereo;
una legge sull’adattamento climatico che si imperni su soluzioni basate sulla natura, accompagnata da nuovo fondo europeo per i disastri naturali;
l’adozione, già entro il 2030, delle stesse linee guida sulla qualità dell’aria fissate dall’Organizzazione mondiale della sanità (le soglie ad oggi sono molto più alte);
il 10 per cento del bilancio europeo investito per obiettivi di biodiversità a partire dal 2026;
la protezione di un terzo delle aree terrestri e marine dell’Unione.
Gruppo dei Conservatori e riformisti europei (Ecr)
“Abbiamo difeso gli interessi delle imprese e dei cittadini dagli eccessi del Green deal”. Così il gruppo politico europeo dei Conservatori e riformisti riassume le posizioni prese tra il 2019 e il 2024 su ambiente e clima. Gli obiettivi climatici, sostiene, devono essere realistici; a ogni stato, città e regione deve essere concessa flessibilità nel raggiungerli; e in nessun caso possono portare a un aggravio di costi e incombenze burocratiche per le imprese, tanto più nel delicato periodo di ripresa dopo la pandemia. Questi sono i motivi per cui gli europarlamentari del gruppo si sono opposti alla legge sul clima, al pacchetto “fit for 55”, al meccanismo di adeguamento della CO2 alle frontiere, alle modifiche del sistema di scambio di emissioni (Ets), allo stop alle auto nuove a benzina e diesel entro il 2035.
Restando sul tema della mobilità, gli europarlamentari del gruppo Ecr sono intervenuti per moderare le ambizioni iniziali dei nuovi standard Euro 7 per i veicoli, per evitare che l’industria automobilistica dovesse investire per rendere meno inquinanti i motori a scoppio alla vigilia dell’elettrificazione di massa dei trasporti. Proprio l’elettrificazione, sostengono, sarebbe un approccio ideologico che gioca a favore del mercato cinese. Per questo, il gruppo rivendica il principio della neutralità tecnologica e punta sul nucleare. Gli europarlamentari sostengono di avere fatto il possibile per tutelare l’industria dalle richieste eccessive del regolamento sull’ecodesign e di quello sugli imballaggi, molto edulcorato rispetto alla sua prima stesura.
Va nella stessa direzione il programma del Partito dei conservatori e riformisti europei, presieduto dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. L’approccio al Green deal, si legge nel programma, dev’essere “opposto” rispetto a quello degli ultimi cinque anni.
Sosterremo una strategia climatica più equilibrata e localizzata che non dimentichi le persone comuni e metta al primo posto il benessere socio-economico. […] Il nostro obiettivo è quello tutelare i cittadini, gli agricoltori e le imprese dagli impatti negativi dell’attuale politica climatica verde eccessivamente ideologica.
Programma del Partito dei conservatori e riformisti europei
Il partito promette di modificare gli obiettivi del Green deal più “problematici”, per dare vigore all’industria e alla ricerca, attraverso “strategie in accordo con le imprese e non contro di loro”. In particolare, difende il motore a combustione interna.
Gruppo Identità e democrazia
Durissime le critiche al Green deal europeo espresse dagli europarlamentari che fanno parte del gruppo Identità e democrazia. Le misure per la transizione verde dell’Unione, si legge in un comunicato di marzo 2022 a firma del presidente Marco Zanni, “minacciano in modo significativo la stabilità a lungo termine del quadro economico dell’Unione europea”. Gli obiettivi di riduzione delle emissioni sarebbero “totalmente irrealistici”, il passaggio alle energie rinnovabili “irraggiungibile nei tempi prefissati”. I nuovi standard sull’inquinamento atmosferico “potrebbero avere serie ripercussioni economiche e sociali su ampie zone dell’Unione, specialmente sull’Italia”; il passaggio dal motore a combustione interna al motore elettrico, invece, starebbe già “portando benefici al mercato cinese e disastrose perdite di posti di lavoro in tutt’Europa”. Un’argomentazione, quella dello svantaggio competitivo rispetto ai mercati esteri, che gli europarlamentari di estrema destra hanno spesso opposto alle misure del Green deal.
Stringato il programma che il partito Identità e democrazia, di cui fa parte per l’Italia la Lega, presenta per le prossime elezioni. Si basa su sei principi: democrazia, sovranità, identità, specificità, libertà, cultura.
Il gruppo della Sinistra al Parlamento europeo – Gue/Nng
“Sta scadendo il tempo per misure forti per salvare il pianeta e affrontare l’enorme sfida dei cambiamenti climatici”. Queste le parole con cui il gruppo della Sinistra al Parlamento europeo (Gue/Lng)descrive il proprio approccio al clima e all’ambiente. I 37 europarlamentari che ne fanno parte salutano con favore la direttiva europea “case green”, l’abbandono dell’Energy charter treaty stipulato negli anni Novanta per favorire gli investimenti fossili nell’ex blocco sovietico, la legge per il ripristino della natura. E riservano aspre critiche all’esito della Cop28 di Dubai, descrivendola come una pantomima manovrata dai lobbisti.
Nel programma per le elezioni europee, il partito della Sinistra europea (Se) – di cui fa parte Sinistra italiana in qualità di osservatrice – avanza proposte radicali, tra cui:
alzare l’obiettivo di riduzione delle emissioni dal 55 al 65 per cento entro il 2030, anticipando la carbon neutrality già al 2035;
ripristinare il controllo pubblico sui beni comuni (inclusa l’energia) e sulle aziende che li gestiscono;
azzerare i tassi di interesse sui prestiti per le imprese che riducono le proprie emissioni e creano posti di lavoro; e, viceversa, alzarli per le imprese che fanno il contrario;
attuare la direttiva sulla mobilità sostenibile, adottare norme per azzerare l’impatto climatico dell’industria automobilistica, vietare i jet privati, ripristinare i treni notturni;
istituire un fondo europeo per i servizi pubblici, in particolare per quanto riguarda i trasporti, la sanità e l’educazione;
integrare la biodiversità nelle politiche di qualsiasi settore.
Non iscritti – Movimento 5 Stelle
Ha scelto di non iscriversi ad alcun partito né gruppo politico europeo uno dei principali partiti italiani, il Movimento 5 Stelle. Nel programma elettorale per le europee, il capitolo su ambiente e clima promette espressamente di “rafforzare il Green deal”. Tra le proposte dei pentastellati, possiamo citare:
un energy recovery fund strutturale per finanziare la transizione alle rinnovabili, l’efficienza energetica e contrastare la povertà energetica, sul modello del piano NextGenerationEu introdotto dopo lo scoppio della pandemia;
l’esclusione del nucleare e del gas dalla tassonomia della finanza sostenibile;
il no alla cattura e stoccaggio della CO2 come mezzi di decarbonizzazione, limitandolo soltanto ai settori in cui è impossibile l’elettrificazione diretta;
un intervento straordinario sugli extraprofitti realizzati dalle compagnie energetiche;
l’utilizzo esteso di un meccanismo di crediti fiscali europei per la transizione verde, sulla scia dell’Inflation reduction act statunitense;
l’estensione del mandato della Banca europea degli investimenti (Bei) per costituire una Banca europea per lo sviluppo e la transizione ecologica;
un Fondo sociale per il clima permanente;
l’impegno a piantare tre miliardi di alberi in più entro il 2030 in tutto il territorio dell’Unione;
l’allargamento del regolamento sulla deforestazione importata a qualsiasi prodotto, non più solo a olio di palma, carne bovina, legname, caffè, cacao, gomma e soia;
l’abolizione di qualsiasi misura economica di sostegno ai combustibili fossili;
una riforma strutturale del mercato elettrico, la creazione di un’Agenzia europea delle reti elettriche, un piano d’azione per le pompe di calore e il diritto alla portabilità dei kWh.
L’intelligenza artificiale e la digitalizzazione non sono una priorità per i partiti candidati alle europee, tra proposte confuse, dichiarazioni di intenti e programmi che non ne fanno menzione.
Alcune buone notizie e qualche passo indietro nelle misure previste dal nuovo provvedimento del Consiglio dei ministri, in attesa del testo definitivo.
In vista delle elezioni dell’8-9 giugno, è utile capire meglio com’è organizzato il Parlamento europeo, di cosa si occupa e come si è evoluto nel tempo.