La socialdemocratica Sanna Marin non è riuscita ad ottenere un secondo mandato alla guida della Finlandia. Vittoria dei conservatori. Seconda l’ultradestra
La coalizione di centro-destra guidata da Petteri Orpoha vinto le elezioni legislative che si sono tenute domenica in Finlandia, segnando la fine dell’era della prima ministra socialdemocratica Sanna Marin, che non è riuscita neppure a conquistare la seconda posizione. Quest’ultima è stata infatti conquistata dalla destra estrema di Riikka Purra, che si era presentata con un programma centrato sulla lotta all’immigrazione.
Petteri Orpo: “Grande vittoria. Al lavoro per un nuovo governo in Finlandia”
“È una grande vittoria”, ha commentato Orpo, che ha 53 anni è leader della Coalizione nazionale (Kokoomus) ed ha già ricoperto il ruolo di ministro degli Interni, delle Finanze e dell’Agricoltura. “Cominceremo a breve i negoziati per nuovo governo”, ha aggiunto. Occorrerà verificare se Orpo, ora, sarà in grado di ottenere una maggioranza. Con il 20,8 per cento dei voti (quando è stato scrutinato il 98 per cento dei seggi), potrà contare su 48 seggi in parlamento; il candidato conservatore è tallonato dall’ultra-destra, che ha raggiunto il 20,1 per cento e ottenuto 46 seggi. Solo terzi, appunto, i socialdemocratici, che con il 19,9 per cento non vanno oltre i 43 seggi.
Per la formazione di un governo in Finlandia passano normalmente numerose settimane, se non dei mesi. Orpo potrebbe, teoricamente, scegliere di allearsi con i socialdemocratici, dando vita ad un governo di larghe intese, oppure con l’estrema destra, segnando in questo caso una svolta rispetto agli ultimi anni.
Migranti, Nato, inflazione e economia al centro della campagna elettorale
Marin, quando lo scrutinio non era ancora terminato, ha affermato di essere “riconoscente nei confronti di tutti coloro che hanno votato per i socialdemocratici”. Successivamente ha riconosciuto la sconfitta. Purra, invece, ha parlato di “eccellente risultato”. Oltre alla questione dei flussi migratori, il dibattito durante la campagna elettorale si è concentrato in gran parte sulla guerra in Ucraina e la conseguente richiesta della Finlandia di entrare nella Nato. Una mossa giudicata un’escalation dalla Russia di Vladimir Putin, che con la nazione scandinava condivide più di mille chilometri di frontiera terrestre.
A pesare sulla mancata elezione della socialdemocratica, poi, sono state le spinte inflazionistiche e le scelte economiche, sulle quali la prima ministra ha dovuto a più riprese difendersi dalle critiche. Per la più giovane capo di governo del mondo – quando fu eletta nel 2019 aveva 34 anni – non è bastata la buona gestione della pandemia e la posizione nettamente contraria all’invasione russa in Ucraina.
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