Elezioni in Francia: avanti la sinistra, ma la maggioranza è lontana

Gli exit poll, in attesa dei risultati definitivi delle elezioni in Francia, mostrano un arretramento dell’estrema destra. Ma la sinistra non ottiene la maggioranza per governare.

Articolo in aggiornamento

Il partito di estrema destra Rassemblement National (Rn), guidato da Marine Le Pen e Jordan Bardella, non è riuscito a ottenere la maggioranza al secondo turno delle elezioni legislative in Francia che si sono tenute oggi, domenica 7 luglio. Al contrario, come ipotizzato da alcuni osservatori in barba alla maggior parte delle proiezioni ufficiali, gli istituti Ipsos e Telan indicano una vittoria del Nuovo fronte popolare (Nfp), ovvero l’alleanza delle sinistre che riunisce La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, il Partito socialista di Olivier Faure e Europe Ecologie Les Verts di Marine Tondelier. E l’Rn, se i dati saranno confermati, arriverà addirittura in terza posizione, dopo i centristi di Macron.

La strategia dei “due candidati” e l’affluenza record

In molte regioni dove si sono tenuti i ballottaggi, i candidati di sinistra o centristi arrivati terzi al primo turno di settimana scorsa si erano ritirati per dare più possibilità di vittoria al candidato che avrebbe dovuto confrontarsi con il Rassemblement National. Una strategia , nota in Francia come “barrage”, che puntava ad arginare l’onda sovranista e la paura di una deriva antidemocratica, e che sembra aver ottenuto i risultati sperati. Le elezioni in Francia si sono svolte in un’atmosfera tesa, con circa 30mila poliziotti chiamati a garantire la sicurezza in diverse città.

In alcuni casi, tuttavia, i candidati centristi si sono rifiutati di sostenere quelli del Nuovo Fronte Popolare: per questo in decine di circoscrizioni si sono tenuti non dei “duelli” ma dei “triangolari”.

La sinistra rivendica il diritto di governare la Francia

I risultati non sono definitivi e nelle prossime ore dovrebbero arrivare i voti dalle grandi città dove i seggi hanno chiuso più tardi rispetto al resto del paese. Quello che si sa per certo è che l’affluenza è stata molto alta, superando il 67 per cento. Mai dal 1997 a oggi tante e tanti francesi si erano recati alle urne. Un dato anche più alto del primo turno del 30 giugno scorso. Le proiezioni, gli exit poll, comunque, mostrano un chiaro avanzamento della sinistra, al secondo posto per numero di seggi dovrebbe collocarsi il gruppo di centristi che sostiene il presidente in carica Emmanuel Macron (Ensemble pour la République). Infine, al terzo posto l’estrema destra di Le Pen. Nessuno però avrà la maggioranza di 289 seggi in parlamento su 577, necessari per formare un governo in autonomia. E le trattative per formare una coalizione saranno tutt’altro che semplici considerando le distanze che ci sono tra i tre blocchi. Non è escluso, però, che si possa scegliere la via di un esecutivo di minoranza, espressione delle sinistre, come d’altra parte accaduto negli ultimi due anni con i centristi, che godevano soltanto di una maggioranza relativa.

Ci rifiutiamo di far partire consultazioni con il suo partito [quello di Macron, ndr] per raggiungere compromessi, soprattutto dopo aver combattuto senza tregua, per sette anni, le sue politiche di smantellamento sociale e di inazione climatica.

Jean-Luc Mélenchon

Le reazioni però non si sono fatte attendere. Tutti i leader della sinistra hanno immediatamente rivendicato il diritto ad esprimere il nuovo primo ministro, e hanno affermato che non accetteranno compromessi con il campo del presidente Macron. In particolare, hanno rivendicato la volontà di attuare tre punti considerati fondamentali per il programma: il blocco dei prezzi dei beni di prima necessità, l’abrogazione della riforma delle pensioni voluta da Macron e che ha provocato mesi di proteste in Francia, la rivalutazione dello Smic (il salario minimo) a 1.600 euro al mese.

Da parte sua, Macron si è mostrato attendista, dichiarando di voler attendere la composizione dell’Assemblea nazionale per decidere il da farsi. Probabilmente all’Eliseo la notizia della vittoria del Nuovo Fronte Popolare è stata accolta con sorpresa: benché nessuno sappia quali fossero le reali intenzioni del presidente al momento della decisione di sciogliere il Parlamento, lo scenario attuale è quello che era considerato meno verosimile. Resta il dato politico espresso al primo turno, quando il Rn ha ottenuto 9 milioni di voti: una misura del malcontento soprattutto della Francia rurale, che evidentemente si è sentita più rappresentata dall’estrema destra che da sinistre e centro.

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