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— Kemal Kılıçdaroğlu (@kilicdarogluk) May 14, 2023
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Appuntamento rimandato al prossimo 28 maggio: è la prima volta in vent’anni che il presidente Erdoğan non ottiene il 50 per cento dei voti.
Sarà il ballottaggio del 28 maggio a decidere che sarà il prossimo presidente della Turchia. Né il presidente uscente Recep Tayyip Erdoğan né lo sfidante dell’opposizione Kemal Kılıçdaroğlu sono riusciti a prevalere al primo turno alle elezioni in Turchia al termine di un’intensa giornata elettorale contraddistinta da un’affluenza oltre l’88 per cento. Se i primi risultati parziali davano il “Sultano” del Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) al di sopra del 50 per cento, nel corso della giornata il candidato del Partito popolare repubblicano (Chp) Kılıçdaroğlu si è avvicinato in maniera costante. Nessuno dei candidati è comunque riuscito ad ottenere il 50 per cento più uno dei voti necessari alla vittoria senza dover passare dal ballottaggio, in programma tra 14 giorni.
Recep Tayyip Erdoğan non ha vinto e Kemal Kılıçdaroğlu non ha perso. Questo è l’unico verdetto certo consegnato dalle urne agli elettori turchi, che dovranno attendere il prossimo 28 maggio per conoscere la futura guida del Paese. Pur non avendo rispettato le attese della vigilia – su cui peraltro non c’era una così netta uniformità da parte degli analisti – Kılıçdaroğlu è riuscito in un risultato mai raggiunto prima d’ora: è la prima volta in vent’anni, da quando è al potere in Turchia, che Erdoğan è trascinato al ballottaggio. Il candidato del Chp, il principale partito di opposizione, sostenuto da una coalizione molto eterogenea formata di sei partiti, ha terminato lo spoglio con il 44,76 per cento delle preferenze: “La volontà di cambiamento nella società è superiore al 50%. Se la nostra nazione dice che si andrà al secondo turno, vinceremo assolutamente al ballottaggio”, ha detto Kılıçdaroğlu nella notte.
Erdoğan si è fermato al 49,24 per cento. Il vantaggio iniziale del leader è man mano andato assottigliandosi nel corso della notte, fino a scendere sotto la fatidica soglia del 50 per cento più uno. Erdoğan era partito da un vantaggio del 56 per cento a inizio serata: un vantaggio enorme ed effimero, dovuto al fatto che i primi dati ad arrivare sono stati quelli di piccoli villaggi dell’Anatolia, storica roccaforte del presidente. Un margine poi assottigliatosi gradualmente con l’arrivo dei dati dai grandi centri. In termini territoriali il voto ha rispettato le attese: Kılıçdaroğlu ha prevalso nelle grandi città dell’ovest e tra i territori a maggioranza curda del sudest, mentre Erdoğan si è confermato nelle campagne e nei suoi feudi centrali, alcuni dei quali interessati dai devastanti terremoti di febbraio.
Nonostante lo svantaggio, l’opposizione ha più volte sostenuto di essere in testa, esprimendo critiche nei confronti dell’agenzia governativa Anadolu, già finita al centro di scandali in passati appuntamenti elettorali e accusata varie volte di non rivelare i dati quando questi si presentavano sfavorevoli a Erdoğan. L’apparente distacco iniziale ha consentito a Erdoğan, che si pensava di stanza ad Ankara, di comparire a sorpresa a Istanbul e di parlare a tarda notte presentandosi come vincitore: “Siamo in netto vantaggio. Altri stanno cercando di ingannare le persone dicendo che sono avanti”. Quando ormai l’esito dello spoglio sembrava incontrovertibile il presidente ha riconosciuto la necessità di un secondo turno, di cui ha detto che rispetteràr l’esito.
Erdoğan vince però in parlamento. La coalizione di governo guidata dall’Akp ha infatti conquistato 324 dei 600 seggi dell’assemblea. A quella di opposizione guidata dal Chp, è andato il 35 per cento dei voti e un totale di 211 parlamentari. Conquista 65 parlamentari e supera la soglia di sbaramento fissata al 10 per cento la coalizione di sinistra trainata dall’Hdp, il partito filocurdo, il cui ruolo si preannuncia fondamentale al ballottaggio. L’Hdp ha dato fino ad un appoggio non ufficiale a Kılıçdaroğlu, ma in molti si chiedono se questo equilibrio potrà cambiare con l’entrata in scena di Sinan Oğan, leader del partito conservatore di estrema destra Alleanza ancestrale che è arrivato terzo alle presidenziali raccogliendo il 5 per cento delle preferenze. Ammesso che Oğan sia effettivamente in grado di controllare questi voti indirizzandoli verso uno dei due candidati principali al ballottaggio, in molti vedono difficili che sia Oğan che l’Hdp – che portano avanti idee diametralmente opposto sotto molti punti di vista – accettino di convergere in chiave anti-Erdoğan sul candidato del Chp. Oğan potrebbe anche decidere di avvicinarsi a Erdoğan in un blocco conservatore che potrebbe risultare decisivo alle urne. Resta lui la vera mina vagante da qui al giorno del ballottaggio.
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