L’Iran si prepara a una bassa affluenza alle elezioni, nonostante gli appelli di Khamenei. Il 77% boicotterà il voto in solidarietà con le proteste.
Venerdì 1 marzo si tengono le elezioni in Iran per il rinnovo del parlamento e dell’assemblea degli esperti, l’organo incaricato nella elezione della guida suprema del Paese, l’ayatollah. Sono le prime consultazioni in Iran dopo lo scoppio delle manifestazioni nel settembre del 2022 innescate dalla morte della giovane Mahsa Jîna Amini. Il governo ha represso violentemente il dissenso, ma le richieste di cambiamento persistono e molti iraniani considerano il boicottaggio del voto come un atto di protesta.
Quasi 300 personalità politiche, sociali e culturali iraniane hanno invitato i cittadini a seguire il loro esempio e a non partecipare alle votazioni “truccate”. Secondo diversi sondaggi, si prevede una bassa affluenza alle urne, soprattutto nella capitale Teheran e in altre grandi città. Le elezioni in Iran sono importanti perché l’affluenza alle urne è considerata, sia dai sostenitori che dai critici del governo, un barometro della legittimità.
Per cosa e come si vota in Iran
Come spesso accaduto nelle campagne elettorali iraniani, anche queste elezioni si sono caratterizzate dalla squalifica arbitraria dei candidati, tra cui l’ex presidente moderato Hassan Rouhani che ha guidato l’Iran fino alle elezioni del 2021, e da campagna elettorale durata solo una settimana. Uno dei temi che hanno portato alla disillusione generale è la presenza di urne mobili, che facilitano i brogli, rappresentando fino a un terzo di tutte le postazioni di voto. Come per le precedenti elezioni, il ministero degli Interni ha ridotto gli aventi diritto al voto da 65,7 milioni a 61 milioni, gonfiando artificialmente i dati sull’affluenza.
La possibilità (o il rischio) di votare più volte…
Questa volta sembra che le persone possano votare più volte. I documenti d’identità nazionali non saranno timbrati dopo aver votato e gli elettori potrebbero, quindi, ripresentarsi alle urne più di una volta, mostrando un documento diverso. Secondo la sede elettorale del Ministero dell’Interno, gli elettori possono sostituire “certificati di nascita, patente di guida, tessera del servizio militare e passaporto”. In Iran non esiste un sistema di registrazione del voto locale. Tutto questo sembra rientrare nel disperato tentativo del governo di gonfiare i voti e nascondere i reali numeri dell’affluenza.
…per arginare il pericolo astensione
Il punto centrale di queste consultazioni non è chi vincerà, ma in quanti andranno a votare. Il diffuso malcontento per il crollo dell’economia, gli anni di proteste di massa che hanno scosso il Paese e le tensioni con l’Occidente per il programma nucleare di Teheran e il sostegno dell’Iran alla Russia nella guerra contro l’Ucraina hanno spinto molte persone a dire tranquillamente che non andranno a votare in queste elezioni.
I funzionari hanno esortato i cittadini a votare, ma è significativo che quest’anno il centro elettorale Ispa, di proprietà dello Stato, non abbia rilasciato informazioni sull’affluenza prevista, una caratteristica costante delle elezioni passate. Il sondaggio condotto dal Gamaan Institute, un centro di analisi specializzato sull’Iran di base nei Paesi Bassi, ha dimostrato che, in base al campione, il 77 per cento non si recherà alle urne. Un altro dato interessante del sondaggio è relativo al supporto della forma di governo. Il 75 per cento degli intervistati sostiene che, in caso di un referendum libero, voterebbe contro il sistema della Repubblica Islamica.
L’establishment è preoccupato dalla volontà generale, soprattutto dei giovani, di non volersi recare alle urne. L’Ayatollah Khamenei, la Guida suprema iraniana, ha esortato gli elettori a recarsi in massa per salvaguardare l’indipendenza della nazione dai “nemici”, in particolare Stati Uniti e Israele.
Khamenei, infatti, ha tenuto un lungo discorso in cui ha elogiato l’asse della resistenza che sarebbe composta, tra gli altri, da Hezbollah, Houthi e Hamas – le milizie libanesi, yemenite e palestinesi che stanno combattendo contro l’esercito israeliano. Il leader ha addirittura affermato la possibilità di una minaccia alla sicurezza dell’Iran se i cittadini non votassero in massa.
La popolazione, però, soprattutto quella giovanile, non ha dimenticato la repressione del regime in seguito alle manifestazioni scoppiate nel settembre del 2022: oltre 18mila arresti e centinaia di esecuzioni, soprattutto negli ultimi mesi. A sostenere il boicottaggio c’è anche l’attivista Narges Mohammadi, premio Nobel per la Pace del 2023, che ha rilasciato un messaggio dal carcere di Evin, dov’è detenuta: “Boicottare queste elezioni in Iran è un dovere morale per tutti i cittadini che amano la libertà e vogliono la giustizia”.
Quando si vota
I seggi si apriranno in tutto l’Iran alle 8 del mattino ora locale (05:30 ora italiana) e rimarranno aperti per 10 ore. Ci saranno 59mila stazioni di voto saranno operative in tutto il Paese, di cui 5.000 nella capitale Teheran e 6.800 nell’intera provincia della capitale, che comprende anche diverse altre città. In 1.700 seggi il voto si svolgerà elettronicamente. Lo spoglio delle schede avverrà per lo più manualmente, quindi il risultato finale potrebbe non essere annunciato prima di tre giorni, anche se i risultati parziali potrebbero apparire prima.
Il Ministero degli Interni ha inviato 250mila uomini delle forze di sicurezza per sorvegliare le votazioni e assicurarsi che le elezioni si svolgano in sicurezza. Le forze dell’ordine saranno supportate dal corpo delle Guardie della rivoluzione (Irgc) e dalle sue forze Basij, oltre che dall’esercito. Più di 90 persone sono state uccise all’inizio di gennaio in un duplice attentato a Kerman, rivendicato dallo Stato Islamico, per cui si prevede che la sicurezza sarà molto stretta.
Quali sono le coalizioni “in gara”
Nonostante siano molte le fazioni che supportano la figura di Khamenei, i partiti non si sono uniti in un’unica coalizione. Al contrario, sono emerse quattro sotto-fazioni, ognuna con una propria lista di candidati. La coalizione più radicale è la Coalizione delle forze della rivoluzione islamica, che comprende lo speaker del Parlamento uscente Mohammad Bagher Ghalibaf, ex membri delle Guardie Rivoluzionarie d’élite e della milizia affiliata Basij, oltre ad altri fedeli di Ali Khamenei, e dovrebbe mantenere la maggioranza parlamentare. Gli altri seggi verranno probabilmente spartiti tra la Coalizione popolare delle forze della rivoluzione islamica e il Consiglio di unità, entrambe fazioni conservatrici e vicine all’establishment religioso.
Il Fronte riformista, una coalizione di gruppi che agisce come la cosa più vicina a un partito di opposizione in Iran, ha dichiarato di rifiutarsi di partecipare a un’elezione “senza senso e non competitiva”. Alcuni candidati riformisti e centristi hanno unito le forze con altri nel tentativo apparente di formare almeno una minoranza non conservatrice in parlamento attraverso la coalizione Voce della Nazione.
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