Questa notte Harris e Trump si sfidano alle elezioni presidenziali Usa più incerte degli ultimi anni. Nella piccola Dixville Notch, dove si è già votato, è già pareggio. LifeGate seguirà i risultati dalla tarda serata.
Gli Stati Uniti trattengono il respiro. Oggi è il giorno delle elezioni presidenziali Usa, che eleggeranno il quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti. A sfidarsi saranno l’attuale vicepresidente Kamala Harris, candidata democratica che potrebbe diventare la prima presidente donna nella storia del paese, e l’ex presidente Donald Trump, che negli ultimi anni ha reso il partito repubblicano sembre più a sua immagine e somiglianza. Solo in un luogo, però, si è già votato: a Dixville Notch, in New Hampshire, sei elettori si sono già recati alle urne a partire dalla mezzanotte del giorno delle elezioni, come da tradizione. E questa minuscola comunità, che conta appunto sei abitanti, sembra riflettere la grande incertezza che ha dominato la campagna elettorale e ci accompagnerà fino all’ultimo voto scrutinato che LifeGate seguirà in diretta con un liveblog a partire dalle 23. Secondo i giornalisti che hanno seguito il rapido spoglio a Dixville Notch, infatti, tre elettori hanno votato per Kamala Harris e tre per Donald Trump.
Come funziona il sistema elettorale degli Stati Uniti
Le elezioni presidenziali Usa sono, l’insieme di 50 elezioni diverse in altrettanti stati. Si tratta però di un’elezioni indiretta: i cittadini votano il candidato che preferiscono, ma il loro voto va in realtà ai cosiddetti Grandi elettori che rappresentano il partito, il cui numero varia nei singoli stati a seconda della popolazione. Si può votare ai seggi durante l’election day ma è previsto l’early voting, il voto anticipato per posta o nei seggi aperti anticipatamente, che quest’anno è stato scelto da 78 milioni di elettori. Ad eccezione di Maine e Nebraska, che assegnano i propri delegati con un sistema proporzionale, negli altri stati il vincitore se li accaparra tutti, a prescindere dallo scarto con lo sfidante: un sistema che viene definito winner takes all. Per vincere ne servono 270 su 538.
Il Collegio elettorale è l’organo che concretamente elegge il presidente. Ogni Grande elettore viene nominato dal partito che rappresenta, solitamente quello Democratico o Repubblicano. I rappresentanti del collegio eletti dal popolo non hanno però un vincolo di mandato, non devono cioè votare obbligatoriamente per il candidato presidente corrispondente a quello del partito che rappresentano. Questa eventualità, però, è accaduta pochissime volte e non ha mai avuto effetti sul risultato finale. Il numero di persone che fa parte del collegio elettorale è la somma dei membri della Camera dei rappresentati, dei senatori e di 3 Grandi elettori per la capitale Washington, che non fa parte di nessuno stato. Non tutti gli stati hanno dunque lo stesso “peso”: in California, lo stato più popoloso, i Grandi elettori sono 54, mentre stati scarsamente abitati come Dakota del nord, del sud e Wyoming ne hanno 3, il numero minimo previsto per garantire la rappresentanza. Per questo motivo il sistema elettorale statunitense ha consentito negli anni di avere presidenti eletti senza avere la maggioranza delle preferenze popolari: è successo con Donald Trump nel 2016 in corsa con Hillary Clinton, e George W. Bush, che aveva sfidato Al Gore nel 2000.
Quali sono gli stati chiave alle elezioni presidenziali Usa
Saranno 7 gli swing states, gli stati chiave in cui con ogni probabilità si giocheranno queste elezioni. Innanzitutto il Michigan e il Wisconsin nella cosiddetta “Rust Belt“, la regione compresa tra i monti Appalachi settentrionali e l’area dei Grandi Laghi al confine con il Canada. Qui pulsa il cuore dell’industria pesante nazionale e del voto operaio, che da anni rappresenta una componente incerta ma estremamente decisiva alle urne. Poi c’è la Pennsylvania, che può essere definito lo swing state tra gli swing states: qui la maggior parte dei sondaggi non si è sbilanciata perchè lo scarto tra i due candidati è talmente sottile da rendere impossibile ogni previsione. Anche per questo le città della Pennsylvania sono state le più frequentate dai candidati nelle ultime ore di campagna elettorale.
Questi tre stati hanno garantito la vittoria a Trump nel 2016. Scendendo verso sud, troviamo gli stati della cosiddetta “Sun Belt”, ovvero la fascia che divide da costa a costa il sud degli Stati Uniti: Nevada, Arizona, Carolina del Nord e Georgia. Gli ultimi tre sono stati tradizionalmente repubblicani, che però possono riservare sorprese potenzialmente decisive.
Elezioni Usa 2020, cosa dicono i sondaggi su Trump e Biden
I più importanti sondaggisti statunitensi, da FiveThirtyEight alla newsletter Silver Bulletin del celebre sondaggista Nate Silver, concordano sul fatto che sarà la grande incertezza a dominare le ultime ore di campagna elettorale. Nelle ultime ore sembra che Trump abbia agganciato Harris in Pennsylvania, ma l’attuale vicepresidente sarebbe balzata avanti in Iowa. Negli ultimi giorni si sono susseguiti molti ragionamenti sulle possibili combinazioni vincenti per l’uno o l’altro candidato nei diversi stati, in base ai sondaggi più aggiornati a disposizione. Ma in molti di questi il margine di scarto è così minimo da non poter escludere un ribaltamento.
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