Elezioni a Taiwan: vince il candidato “anti-cinese” Lai Ching-te

Lai Ching-te vince le elezioni presidenziali, ma non quelle legislative. Xi: Taiwan è cinese. Biden: non sosteniamo l’indipendenza di Taiwan

Ultimo aggiornamento ore 11:00 del 15 gennaio 2024

Lai Ching-te, del Partito democratico progressista (Dpp), ha vinto le elezioni presidenziali di Taiwan, nonostante le pressioni cinesi contro la sua candidatura. Il Dpp guiderà il paese per il terzo mandato di fila.

Lai ha vinto con il 40,14 per cento dei voti, secondo i risultati parziali pubblicati dalla Commissione elettorale centrale taiwanese. Hou You-yi, del partito del Kuomintang (Ktm), principale candidato dell’opposizione, si è fermato al 33,43 per cento. Il terzo e ultimo candidato, l’outsider Ko Wen-je, del piccolo Partito popolare di Taiwan (Tpp), si è fermato al 26,42 per cento.

Il vincitore Lai Ching-te è l’attuale vicepresidente della ormai uscente Tsai Ing-wen ed è uno degli esponenti più progressisti del Dpp. La Cina lo considera un politico separatista e pericoloso per le sue posizioni sulla possibile autonomia dell’isola.

Le reazioni alla vittoria di Lai Ching-te

Hou Yu-ih del Kmt ha ammesso la sconfitta e si è congratulato con Lai. Si è scusato con i suoi sostenitori per non essere riuscito a ottenere una rotazione del partito al potere. Tradizionalmente, infatti,i due principali partiti politici di Taiwan si sono alternati alla guida ogni otto anni. Per la prima volta ciò non è avvenuto.

Ko Wen-je del Tpp, invece, nel suo discorso post voto, non ha né ammesso la sconfitta, né si è congratulato con il neopresidente Lai. Ha ringraziato i collaboratori del suo partito ribadendo il fatto che il Tpp, nato nel 2019, è riuscito ad arrivare lontano nonostante il sostentamento di sole donazioni. Ha anche detto: “La prossima volta, saremo sicuramente in grado di assumere l’incarico, e sicuramente riconquisteremo Taiwan“.

Lai, nel suo discorso, ha ribadito che, con lui alla guida, Taiwan starà dalla parte della democrazia piuttosto che dell’autoritarismo e che il popolo taiwanese ha resistito con successo alle influenze esterne nelle sue elezioni. Lai si dice “determinato a salvaguardare Taiwan dalle continue minacce e intimidazioni della Cina” e di voler mantenere lo status quo tra le due sponde dello Stretto. Ha ribadito che mantenere la pace e la stabilità attraverso lo stretto di Taiwan è una responsabilità importante, aggiungendo che il suo governo “userà il dialogo per sostituire il confronto” nei suoi scambi con la Cina.

Si è votato anche per le elezioni legislative e il risultato è complesso

Oltre alle elezioni presidenziali, a Taiwan si è votato anche per il parlamento ed è proprio qui che si giocano gli equilibri politici. Se il Dpp ha riconquistato la presidenza, non si può dire lo stesso per le elezioni legislative. Il Kmt è il primo partito con 52 seggi, il Dpp, che nel 2016 aveva ottenuto la maggioranza parlamentare con 113 seggi, ne ha conquistati solo 51, mentre il Tpp potrà contare su 8 parlamentari. Nessuno, quindi, ha raggiunto la maggioranza di 57 seggi e quasi certamente il Kmt cercherà un accordo con il Tpp per formare un governo di coalizione. In tal caso, il parlamento avrà un colore diverso dalla presidenza della repubblica.

Le reazioni di Pechino

La campagna elettorale si è caratterizzata per le pressanti ingerenze cinesi. Nel discorso di Capodanno, il presidente cinese Xi Jinping ha affermato che “la riunificazione della madrepatria è un’inevitabilità storica”. Il ministero degli Esteri di Taipei ha anche dichiarato nei giorni scorsi di aver raccolto documentazioni che testimoniano il tentativo cinese di interferire nelle elezioni.

Nella giornata del 13 gennaio, la piattaforma cinese di social media Weibo – la X cinese – ha bloccato l’hashtag “elezioni a Taiwan” sul suo sito web dopo che ha iniziato a essere tra i più popolari. Le elezioni taiwanesi sono state uno degli argomenti di maggiore tendenza su Weibo dopo l’apertura dei seggi.

Nella serata di sabato, sono arrivate le prime reazioni internazionali. “Taiwan è della Cina“, ha dichiarato il portavoce dell’Ufficio per gli Affari di Taiwan di Pechino, Chen Binhua, in una dichiarazione riportata dall’agenzia di stampa statale Xinhua, aggiungendo che il Dpp, avendo perso la maggioranza parlamentare, non può considerarsi il rappresentare l’opinione pubblica principale dell’isola. Chen ha ribadito che la Cina si oppone fermamente alle attività separatiste che mirano all’indipendenza di Taiwan e alle interferenze straniere.

Come ha commentato l’elezione di Lai Ching-te il resto del mondo

Gli Stati Uniti non sostengono l’indipendenza di Taiwan. Così il presidente statunitense Joe Biden ha commentato il risultato delle elezioni taiwanesi. Le dichiarazioni di Biden sembrano essere un tentativo di attenuazione delle tensioni con Pechino sulla questione di Taiwan.

A complicare, però, la situazione sono state le dichiarazioni del suo segretario di Stato. Infatti, Blinken, in una nota, si è congratulato con Lai per l’elezione ha lodato il “solido sistema democratico e il processo elettorale” dell’isola autogovernata. Le dichiarazioni di Blinken hanno causato l’immediata reazione di Pechino, che ha accusato Washington di aver inviato un segnale  a coloro che spingono per l’indipendenza di Taiwan.

Anche le congratulazioni a Lai arrivate dal Giappone hanno scatenato le rimostranze di Pechino. In una dichiarazione pubblicata sul sito web del Ministero degli Esteri giapponese dopo l’annuncio dei risultati delle elezioni presidenziali di Taiwan, la ministra degli Esteri Yōko Kamikawa si è congratulato con Lai per la sua vittoria. In risposta, l’ambasciata cinese in Giappone, ha descritto i commenti giapponesi come “una grave interferenza negli affari interni della Cina”.

Taiwan è un tema molto delicato nelle relazioni tra Pechino e Tokyo per questioni storiche. L’isola, infatti, fu assoggettata al dominio coloniale giapponese dopo la prima guerra sino-giapponese del 1894 fino alla 1945, quando il governo nazionalista della Repubblica di Cina si instaurò a Taipei. Per Pechino quella ferita storica è alle origini della mancata riunificazione.

A sostegno dell’alleato cinese, sono intervenuti gli alleati russo e iraniano. La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha dichiarato in un comunicato che Mosca continua a considerare Taiwan come parte integrante della Cina e a ribadito il sostegno russo alla politica di “una sola Cina” di Pechino sulla questione dell’isola. Anche Teheran ha affermato, attraverso Nasser Kanani, portavoce del Ministero degli Affari Esteri dell’Iran, di sostenere riunificazione della Cina basata sullo sviluppo pacifico di entrambe le sponde dello stretto.

 

 

 

 

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