Da quando è arrivato Elon Musk Twitter, anzi, X, non è un più un luogo per parlare di cambiamento climatico. Secondo un’analisi condotta su alcuni utenti e gruppi attivi sul social network che, fino a non molto tempo fa, era considerato il luogo del dibattito scientifico per eccellenza, la metà delle persone che twittavano regolarmente sulla crisi climatica ha abbandonato Twitter dopo che è stato rilevato e trasformato dall’imprenditore di origine sudafricana. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Trends in Ecology & Evolution.
Elon Musk ha quasi dimezzato gli esperti sulla sua piattaforma
Alcuni ricercatori hanno affermato che Twitter è stata per anni la principale piattaforma per la discussione su clima e ambiente. Tutto è cambiato quando Musk ne ha finalizzato l’acquisizione alla fine dello scorso anno. Da lì il declino “è stato preoccupante”. “L’incredibile potere di Twitter era che si trattava di un forum aperto in cui le persone potevano condividere idee e opinioni e influenzare altre persone”, ha affermato la professoressa Charlotte Chang, del Pomona College negli Stati Uniti, che ha guidato la ricerca. “Siamo rimasti piuttosto scoraggiati nello scoprire che dopo la vendita, la nostra comunità ambientale di Twitter è davvero diminuita”. A pesare sulla fuga da X è l’aumento della disinformazione sui cambiamenti climatici sulla piattaforma e un drammatico aumento dell’incitamento all’odio. Secondo quanto rivelato da alcuni scienziati al Guardian, già dallo scorso dicembre – due mesi dopo l’arrivo di Musk – c’era stata un’ondata negazionismo climatico. I ricercatori hanno studiato 380.000 utenti che hanno twittato regolarmente sul riscaldamento globale e la biodiversità e hanno scoperto che il 47,5% era diventato inattivo – e cioè postava meno di un tweet ogni quindici giorni – sei mesi dopo l’acquisizione finale.
Da esperti a bersagli
Già alcuni mesi fa erano stati resi noti casi di ricercatori che avevano deciso di spegnere i propri account perché oggetto di continui attacchi. Secondo quanto riportato da Al Jazeera Peter Gleick, uno specialista del clima e dell’acqua con quasi 99.000 follower, ha annunciato lo scorso 21 maggio che non avrebbe più postato sulla piattaforma perché stava amplificando il razzismo e il sessismo: “Sono abituato attacchi offensivi, personali, fino a minacce fisiche dirette comprese. Ma negli ultimi mesi, dall’acquisizione e dai cambiamenti su Twitter, la quantità, il vituperio e l’intensità degli abusi sono saliti alle stelle”, ha affermato Gleick. Anche Robert Rohde, fisico e scienziato capo presso il gruppo di analisi dei dati ambientali senza scopo di lucro Berkeley Earth, ha analizzato l’attività su centinaia di account di specialisti ampiamente seguiti che pubblicano sulla scienza del clima prima e dopo l’acquisizione di Elon Musk. Ha scoperto che i tweet degli scienziati del clima stavano perdendo effetto. Il numero medio di like che hanno ricevuto è diminuito del 38% e i retweet medi sono diminuiti del 40%.
Le uscite negazioniste sul clima di Elon Musk, a giugno
La fuoriuscita di voci autorevoli nel dibattito sul cambiamento climatico potrebbe dunque lasciare campo libero a teorie assai meno attendibili, quando non del tutto prive di fondamento scientifico. Una su tutte: proprio Elon Musk. Non è un mistero, infatti, che il fondatore di Tesla e Space X abbia più volte fatto dichiarazioni quantomeno opinabili, anche riguardo alle emissioni globali. In un tweet pubblicato alla fine di giugno, Musk ha affermato che “ciò che accade sulla superficie terrestre (ad esempio l’agricoltura) non ha un impatto significativo sul cambiamento climatico”.
Important to note that what happens on Earth’s surface (eg farming) has no meaningful impact on climate change.
Overwhelmingly, the risk of climate change is due to moving billions of tons of carbon from deep underground into the atmosphere.
Ha continuato dicendo che il rischio di cambiamento climatico deriva in modo schiacciante dallo spostamento del carbonio in profondità nell’atmosfera: “Nel tempo, se continuiamo a farlo, la composizione chimica della nostra atmosfera cambierà abbastanza da indurre cambiamenti climatici significativi”. Gli scienziati hanno subito sottolineato le criticità della sortita di Musk. In primo luogo, tra il 2010 e il 2019 l’inquinamento da gas a effetto serra dovuto all’agricoltura, alla silvicoltura e ad altri usi del suolo ha rappresentato il 13-21% delle emissioni globali. Ciò ha già reso più forti e più probabili gli eventi meteorologici estremi, dalle inondazioni costiere alle ondate di calore: “Le attività umane, principalmente attraverso le emissioni di gas serra, hanno indiscutibilmente causato il riscaldamento globale”, ha twittato l’International Institute for Applied Systems Analysis, un’organizzazione di ricerca con sede in Austria, in risposta a Musk.
Human activities, principally through emissions of greenhouse gases, have unquestionably caused global warming, with global surface temperature reaching 1.1°C above 1850-1900 levels in 2011-2020. Source: https://t.co/fOtJSaKNcP
Le preoccupazioni dell’Onu per la libertà di espressione
La condotta del neo-proprietario di Twitter e le trasformazioni della piattaforma giustificate, a suo dire, dal desiderio di Musk di presentarsi come un “assolutista della libertà di espressione” avevano già sollevato molte perplessità. Sul finire dello scorso anno era intervenuto anche l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, in seguito alla decisione di Twitter di cancellare le divisioni interne che si occupavano di diritti umani e intelligenza artificiale. Allora Türk aveva invitato Elon Musk “a garantire che i diritti umani siano al centro” della piattaforma, invocando misure più rigorose e meno borderline per salvaguardare la libertà di espressione e combattere la disinformazione.
Un appello che sembra essere rimasto tuttora inascoltato, tanto che il direttore di Carbon Brief, Leo Hickman, ha parlato sentenziato qualcosa che suona come un requiem a Twitter, anzi X, come spazio di confronto e condivisione tra coloro che il clima lo studiano e divulgano dati alla mano: “Negli ultimi dieci anni, Twitter è stata di gran lunga la migliore piattaforma di social media per seguire, condividere e discutere le ultime notizie e i punti di discussione sul cambiamento climatico. In particolare, molti scienziati del clima hanno trovato un posto per spiegare in dettaglio il loro lavoro e le loro scoperte. Ma i risultati di questo studio confermano solo l’esperienza vissuta su quanto Twitter sia diventato tossico e alienante per le persone che sperano di parlare delle sfide del cambiamento climatico in modo sfumato e ragionevole”.
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