Get with the action è la mostra al museo d’arte moderna di San Francisco dedicata ai manifesti politici e sociali. Per tracciare l’impatto di questi efficaci mezzi di comunicazione di massa dagli anni Sessanta a oggi.
Elton John non suonerà per Donald Trump (assolutamente)
A Washington il prossimo 20 gennaio, Donald Trump verrà ufficialmente nominato quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti durante la rituale cerimonia di insediamento alla Casa Bianca. Notizia degli ultimi giorni riguardo al grande giorno è la netta smentita da parte di Sir Elton John su una sua possibile presenza all’inaugurazione del mandato Trump. Anthony Scaramucci, membro del
A Washington il prossimo 20 gennaio, Donald Trump verrà ufficialmente nominato quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti durante la rituale cerimonia di insediamento alla Casa Bianca.
Notizia degli ultimi giorni riguardo al grande giorno è la netta smentita da parte di Sir Elton John su una sua possibile presenza all’inaugurazione del mandato Trump. Anthony Scaramucci, membro del team organizzativo di Trump, ha dichiarato ai microfoni della BBC che Sir Elton avrebbe suonato alla cerimonia, a dimostrazione del suo sostegno dei diritti LGBTQ.
.@realDonaldTrump transition team member Anthony @Scaramucci says his boss supports gay rights and Elton John will play the Inauguration pic.twitter.com/mEyPZ5ZVZj
— BBC HARDtalk (@BBCHARDtalk) 22 novembre 2016
La smentita di Elton John
Ma, a quanto pare, Elton non calcherà mai quel palco, per lo meno non per Donald Trump. I portavoce dell’artista hanno escluso la sua presenza alla cerimonia. Difficile pensarlo: Elton John è stato grande supporter per la campagna di Hillary Clinton: in ottobre ha tenuto per lei un concerto insieme ad altri artisti, non lasciandosi scappare l’occasione di affermare pubblicamente:
Non possiamo lasciare che quel barbaro vada alla Casa Bianca.
Gli artisti che non amano Trump
Già in campagna elettorale, “The Donald” non si è fatto molti amici musicisti: a maggio scorso i Rolling Stones gli hanno intimato di non usare le loro canzoni e, prima di loro, lo avevano fatto la britannica Adele, Everlast per la canzone Jump Around di House of Pain, Aerosmith e Queen.
Dopo il 7 novembre scorso poi, molti artisti hanno manifestato apertamente il loro disappunto. Lady Gaga ha protestato per le vie di New York e, alla cerimonia di assegnazione degli MTV EMA 2016, i Green Day hanno riadattato dal vivo il loro grande classico American Idiot per “omaggiare” il nuovo presidente.
Obama e la sua passione per la musica
Sotto questo punto di vista, il mandato di Donald Trump si prospetta un po’ più complicato rispetto a quello di Barack Obama che, negli ultimi due insediamenti, ci aveva abituati a grandi feste di musica e balli.
Alla cerimonia per il suo primo mandato, il 20 gennaio 2009, hanno partecipato artisti come Aretha Franklin, Mariah Carey, Bruce Springsteen, U2 o il violoncellista Yo-Yo Ma. Il 20 gennaio 2013, al termine della cerimonia per il secondo mandato, Beyoncé ha cantato l’inno nazionale degli Stati Uniti.
https://www.youtube.com/watch?v=Z-DSFrGnQrkBeyonce
La grande passione di Barack Obama per la musica non è mai stata un grande mistero: l’ex presidente è stato definito “la rockstar della politica” e negli anni ha diffuso diverse playlist su Spotify: quella con le canzoni preferite da allenamento fisico o per l’estate o, ancora, quella dei brani che ascoltava durante la campagna di rielezione del 2012.
Due to popular request, here are my vacation playlists: http://t.co/uer5sIl4Vk http://t.co/zHEekHvQBr What’s your favorite summer song?
— President Obama (@POTUS) 14 agosto 2015
Dal canto loro, numerosi sono gli artisti che hanno supportato il proprio presidente in più di un’occasione: Jay Z, Steve Wonder, Springsteen, Will.I.Am (che gli ha dedicato anche il brano Yes You Can), Madonna, The National, Gwen Stefani, Jon Bon Jovi… solo per citarne alcuni.
Immagine di copertina: Elton John suona durante il concerto di raccolta fondi per il partito democratico americano a sostegno di Hilary Clinton. Foto by Andrew Renneisen/Getty Images.
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