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Tra le 1.757 barche iscritte alla Barcolana di Trieste, la regata più partecipata del mondo, ce n’era una che gareggiava per Emergency.
Domenica 13 ottobre, il cento piedi Arca Sgr ha percorso in un’ora e 28 minuti le 14 miglia nautiche della Barcolana, la storica regata triestina giunta alla sua 56ma edizione. Al timone Furio Benussi, alla settima vittoria, che si è alternato con la figlia diciassettenne, Marta. Ma la Barcolana non è solo una regata. È una festa della vela (1.757 le barche iscritte quest’anno, più tutte quelle che hanno seguito la gara dal mare), dello sport, della cultura. È “un gigantesco evento collettivo in cui la città si riconosce”, per citare lo scrittore triestino Paolo Rumiz. Ecco perché ha un significato così importante che sulla linea di partenza ci fosse anche l’organizzazione umanitaria Emergency, impegnata da trent’anni a offrire gratuitamente cure di qualità alle vittime delle guerre e della povertà.
Ancilla Domini, un Farr 80 di 24,5 metri, ha gareggiato con un equipaggio d’eccezione: la due volte campionessa olimpica Caterina Banti, la leggenda della vela italiana Giovanni Soldini e tre campioni che si stanno facendo valere nelle principali regate oceaniche, Ambrogio Beccaria, Alberto Bona e Alberto Riva. A bordo insieme a loro anche alcuni membri della ong, inclusa la presidente Rossella Miccio. La barca ha tagliato la linea d’arrivo in diciannovesima posizione.
Per Emergency non è la prima volta alla Barcolana: il debutto fu nel 2005, con il fondatore Gino Strada nell’equipaggio. Dalla fine del 2022 la ong solca anche le acque del mar Mediterraneo con la Life support, una nave dedicata alle operazioni di ricerca e soccorso che può accogliere fino a 175 naufraghi, oltre al personale di bordo. Sono ben 24 le missioni portate a termine dalla Life support in meno di due anni, da dicembre 2022 a fine agosto 2024. Il totale, finora, è di oltre 2.200 persone portate in salvo nella rotta migratoria più pericolosa del mondo.
“Come ci ha insegnato Gino Strada, le guerre e le ingiustizie si combattono con la solidarietà e la solidarietà in mare è una regola insindacabile”, commenta Giovanni Soldini. “Sono nato dalla parte fortunata del mondo e ho la possibilità di navigare per mia scelta su barche estremamente sicure, con le dotazioni di sicurezza più avanzate, e mentre navigo tante persone sanno istante per istante dove mi trovo. Naufragare con la certezza che qualcuno ti venga a cercare cambia tutto. Non è lo stesso per chi parte in cerca di un futuro migliore”, gli fa eco Alberto Riva.
“Credo fortemente nei valori dell’olimpismo, quali il rispetto, la tolleranza, la solidarietà, l’uguaglianza e la pace. Credo, altresì, nel rispetto delle regole e della società civile. In quanto olimpionica, ho il dovere e la responsabilità di tenere un comportamento ispirato a questi valori. Ed è proprio per questo che ho abbracciato con entusiasmo e orgoglio l’invito di Emergency: testimoniare quegli stessi valori di “umanità” per i quali questa organizzazione si batte da anni. La vita è uno dei diritti inalienabili che ogni essere umano possiede”, conclude Caterina Banti.
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