Coldiretti e Confagricultura lanciano l’allarme: produzione di frutta e ortaggi compromessa per almeno 4 anni, centinaia di migliaia i capi di bestiamo che hanno bisogno di cibo e acqua.
Negli allevamenti, a rischio anche le razze storiche, tra cui il maiale di mora romagnola e i bovini da carne.
Duemila maiali vengono fatti salire su un camion alle 4 del mattino per salvarli dall’acqua alta almeno 1 metro e 20 centimetri. Così si apre la trasmissione Report su RaiTre nella puntata andata in onda la sera del 22 maggio 2023: la giornalista Giulia Innocenzi ha documentato un’operazione di salvataggio in una fattoria di Lugo, nel ravennate. Qui gli animali si sono salvati ma in altri casi non è stato così: l’associazione Essere Animali ha documentato un caso di allevamento allagato a Bertinoro, provincia di Forlì, dove non vi erano operazioni in corso per nutrire e soccorrere gli animali, immersi in 50 centimetri di acqua. Più di 100 suini sono stati accatastati all’esterno del capannone. In un allevamento di galline in San Lorenzo in Noceto, documentato da un servizio del Tg2, si contano tre capannoni travolti e più di 60mila animali sono morti.
Allevamenti in Emilia-Romagna, a rischio anche le razze storiche
I danni agli allevamenti sono incalcolabili. La Coldiretti ha lanciato l’allarme: occorre garantire protezione, acqua e cibo agli oltre 250mila bovini, maiali, pecore e capre allevati nelle stalle della Romagna alluvionata dove si contano anche circa 400 allevamenti avicoli, tra polli, galline da uova e tacchini e quasi 45mila alveari di api, molti dei quali sono dispersi.
In pericolo è anche – sostiene la Coldiretti – l’azione di recupero delle razze storiche dell’Emilia-Romagna da parte degli allevatori, dal maiale di mora romagnola ai bovini da carne di razza romagnola, che già in passato avevano rischiato l’estinzione.
Molti allevatori, nonostante gli inviti, non hanno voluto abbandonare i propri animali mettendo a rischio la propria vita. Ma è anche scattata la solidarietà tra colleghi nel portare assistenza nelle situazioni più difficili: sono intervenuti l’Associazione regionale allevatori (Ara) e Consorzi agrari d’Italia (Cai) con la consegna di gasolio e mangimi alle aziende che ne erano rimaste prive.
Lugo, comune del Ravennate, è stato colpito dalle inondazioni dei fiumi Senio e Santerno. Le nostre telecamere hanno documentato le operazioni per portare in salvo i maiali dell’azienda agricola Benfenati. Segui #Report ora in diretta su #Rai3👇https://t.co/ncB8yhNcVjpic.twitter.com/cgzgiKLovp
Dieci milioni di piante da frutto sono da espiantare e reimpiantare
Ai danni agli allevamenti si aggiungono quelli al comparto ortofrutticolo: almeno 10 milioni di piante da frutto sono da espiantare e reimpiantare tra Bologna e Rimini passando per il ferrarese, secondo quanto riportato da Confagricoltura. E nel calcolo non sono incluse le colture arboree distrutte dalle frane o trascinate a valle dalla furia del fango. Un danno enorme, tanto che la disponibilità di frutta a livello nazionale potrebbe calare di un 15-20 per cento nelle prossime settimane.
Una vera e propria “fruit valley” messa in ginocchio dagli eventi meteorologici estremi, che hanno sconvolto le coltivazioni di albicocche, pesche nettarine, susine, mele, pere, kiwi, fragole e ortaggi.
In Emilia-Romagna, quest’anno è a rischio la produzione di almeno 400 milioni di chili di grano, scrive invece ancora la Coldiretti, dove si ottiene circa un terzo del grano tenero nazionale, mentre il raccolto della frutta sarà compromesso per i prossimi quattro o cinque anni perché l’acqua rimasta nei frutteti ha “soffocato” le radici degli alberi fino a farle marcire con la necessità di espiantare e poi reimpiantare intere piantagioni.
Consistente anche la produzione persa di mais, orzo, girasole, soia, erba medica e molto rilevante dal punto di vista economico sono le colture da seme per cereali, bietole, girasole, erba medica ed ortaggi con migliaia di ettari coltivati completamente coperti dal fango.
Cooperativa Cab.Ter.Ra, una storia di coraggio e solidarietà
Nonostante le gravi perdite, c’è una storia di solidarietà che vale la pena raccontare. L’ha ripresa per prima La Repubblica ed è la storia della cooperativa agricola Cab.Ter.Ra: “il questore ci ha chiesto il permesso di tagliare l’argine e di allagare i terreni dei nostri 70 soci per alleggerire la pressione dell’acqua e tentare di salvare il salvabile. Ci siamo guardati negli occhi, ma sapevamo già che un rifiuto sarebbe stato una vergogna imperdonabile”, racconta al giornale Lino Bacchilega, direttore della cooperativa.
“Ci vorrà molto tempo per tornare a rendere coltivabili i fondi trasformati in una palude. In totale abbiamo 650 ettari ancora sommersi sotto 2,5 metri. Questa è la superficie che sarebbe finita nel centro di Ravenna”. Il fango formerà una crosta dura come il cemento. Il danno ammonta, solo per i raccolti dell’anno, a duemila euro a ettaro. Il totale, quindi, supera 1,3 milioni, senza contare i costi per sistemare i terreni.
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