Potremmo perdere l’occasione più importante mai avuta nell’ultimo secolo. È questo l’avvertimento che si legge tra le righe nell’ultimo rapporto rilasciato dall’Agenzia internazionale dell’energia (Iea). Perché, se nel 2020 si è registrata una delle riduzioni più rapide e significative delle emissioni di CO2 in atmosfera, il trend si è già invertito: a dicembre 2020, infatti, le emissioni sono cresciute del 2 per cento rispetto allo stesso mese del 2019.
Secondo quanto riportato dall’Agenzia, le emissioni globali nel 2020 sono crollate di quasi 2 miliardi di tonnellate, calo dovuto principalmente al minor utilizzo di petrolio per il trasporto su strada e per il trasporto aereo. Con la ripresa delle attività economiche in tutto il mondo, il consumo di fonti fossili e le emissioni stanno nuovamente aumentando. “Se i governi non si muovono rapidamente con le giuste politiche energetiche, ciò potrebbe mettere a rischio l’opportunità storica del mondo di rendere il 2019 il picco definitivo delle emissioni globali”, ha affermato il dottor Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Iea.
BIG NEWS: Despite falling 6% in 2020 as a whole, global energy-related CO2 emissions rebounded over the course of the year from an April low and rose above their 2019 level in December
Secondo gli ultimi dati le emissioni globali di CO2 legate alla produzione energetica (responsabile del 73 per cento delle emissioni globali) sono diminuite del 5,8 per cento nel 2020, ossia un calo quasi 2 miliardi di tonnellate di CO2. Un dato che non ha precedenti nella storia umana: in generale, questa riduzione equivale all’azzeramento delle emissioni dell’Unione europea dal computo totale.
È stata la domanda di combustibili fossili la più colpita, in particolare per quel che riguarda il petrolio, che è crollato come mai prima d’ora dell’8,6 per cento, mentre per il carbone si è registrata una riduzione del 4 per cento. Il calo annuale del petrolio è stato il più grande mai registrato, rappresentando oltre la metà della riduzione globale delle emissioni.
Le cause sono da ricondurre principalmente allo stop dei trasporti (-50 per cento della domanda mondiale di petrolio) e al crollo del settore dell’aviazione (-35 per cento). Nel frattempo non solo la domanda fossile calava, ma le tecnologie rinnovabili, in particolare il solare fotovoltaico e l’eolico, raggiungevano la quota annuale più alta mai registrata nel mix energetico globale, aumentando di oltre un punto percentuale fino a oltre il 20 per cento.
Nel 2020 le emissioni tornano a crescere
Ma la curva ha ripreso rapidamente a crescere, una volta ripartite le principali attività economiche. Ripresa dovuta anche ad uno slancio per recuperare il tempo perduto. In Cina, ad esempio, le emissioni sono aumentate dello 0,8 per cento, ovvero di 75 milioni di tonnellate, solo nel 2020. Anche in India le emissioni sono aumentate oltre i livelli del 2019, mentre nel Brasile di Bolsonaro, la ripresa delle attività di trasporto su strada e la crescente domanda di gas hanno già spinto le emissioni al di sopra dei livelli del 2019. Interessante invece ciò che è accaduto per gli Stati Uniti: se nel 2020 le emissioni si sono ridotte di ben il 10 per cento, ora hanno iniziato a crescere: a dicembre 2020 si stavano avvicinando al livello registrato nello stesso mese del 2019.
“Se le attuali aspettative di un rimbalzo economico globale quest’anno saranno confermate e in assenza di importanti cambiamenti politici nelle maggiori economie mondiali”, conclude Birol “è probabile che le emissioni globali aumentino nel 2021″.
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