Dall’inizio dell’anno, le fughe di metano dai siti di sfruttamento delle fonti fossili sono aumentate del 32 per cento rispetto al 2019. Un valore assolutamente inquietante, se si tiene conto del fatto che il gas produce nell’atmosfera un effetto serra decine di volte superiore rispetto a quello della CO2. A rivelare i dati è un’analisi della società specializzata Kayrros, che si è basata su osservazioni satellitari in grado di individuare le grandi fonti di emissioni.
“Un simile incremento delle emissioni di metano è incompatibile con l’Accordo di Parigi”
“Aumenti di questo genere nelle fughe di metano – ha commentato il presidente Antoine Rostand, secondo quanto riportato dal quotidiano francese Novethic – sono particolarmente preoccupanti e risultano in contraddizione con la direzione indicata dall’Accordo di Parigi. Nonostante le tante discussioni sul clima da parte degli attori del settore dell’energia, le emissioni di tale gas continuano ad aumentare fortemente. Nel 2019, grazie alla nostra tecnologia abbiamo individuato fughe di metano per 10 milioni di tonnellate. Il che equivale ad oltre 800 milioni di tonnellate di CO2 emesse su un periodo di 20 anni”.
[#DUblog]#METHANE LEAKS ARE ON THE INCREASE AND THIS IS BAD NEWS
Large methane leaks rose 32 percent in the first eight months of 2020
Dal punto di vista geografico, Kayrros precisa che la maggior parte delle fughe risulta concentrata in Algeria, Russia, Turkmenistan, Stati Uniti, Iran, Iraq e altre nazioni particolarmente attive nella produzione di gas e petrolio. Ma come spiegare un aumento del 32 per cento solo nel 2020? Secondo l’analisi, il problema potrebbe risiedere nelle pratiche operative adottate dalle aziende attive nel settore delle fonti fossili. Pratiche che sarebbero state modificate, quest’anno, in ragione della pandemia di coronavirus.
Nazioni Unite e Commissione europea lanciano una partnership per promuovere la trasparenza
Il calo dei ricavi delle compagnie rischia, dunque, di far sì che esse siano meno attente agli sforzi per limitare le emissioni di metano, al fine di risparmiare. Inoltre, un nodo ulteriore è rappresentato dalle compagnie petrolifere e del gas degli Stati Uniti. Quelle che falliscono, infatti, non sempre chiudono i pozzi prima di partire ma, semplicemente, li abbandonano. Così essi continuano a rilasciare gas nell’atmosfera.
Per questo è stata lanciata la Oil and Gas Methane Partnership, iniziativa sostenuta dalle Nazioni Unite e dalla Commissione europea, della quale fanno parte alcune decine di compagnie. Queste ultime, proprio a metà novembre si sono impegnate ad essere più trasparenti in materia di emissioni di metano. Ma dall’analisi dei dati è evidente che lo sforzo non potrà fermarsi qui.
Per uno studio americano, le incertezze nel calcolo delle emissioni di metano degli allevamenti comprometterebbero il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità.
Il Senato americano ha votato a favore della reintroduzione del regolamento sul metano risalente agli anni della presidenza Obama e abolito da Donald Trump.
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.
Basta con i “teatrini”. Qua si fa l’azione per il clima, o si muore. Dalla Cop29 arriva un chiaro messaggio a mettere da parte le strategie e gli individualismi.