Le emissioni di gas ad effetto serra dichiarate dai governi non corrispondono alla realtà. Al contrario, la distanza tra quanto indicato ufficialmente e i dati è enorme: ogni anno viene disperso nell’atmosfera un quantitativo di CO2 in più pari a circa 5,5 milioni di tonnellate. Ciò che emettono in un anno gli Stati Uniti.
Una differenza abissale tra i dati governativi e quelli indipendenti
Lo studio, estremamente preoccupante, è stato pubblicato dalla rivista scientifica Nature Climate Change e curato dal Joint Research Center, organismo interno della Commissione europea. Giacomo Grassi, principale autore dell’analisi, ha sottolineato che “se i modelli e i paesi parlano linguaggi diversi, ottenere progressi sul clima sarà difficile. Ciò che serve è trovare un modo di comparare queste stime”.
Ma per quale ragione esiste questa differenza abissale nel conteggio delle emissioni di gas climalteranti? Secondo lo studio, ciò potrebbe essere dipeso dai modelli utilizzati da alcune nazioni per calcolare i dati. Ad esempio, alcuni sistemi utilizzati dagli Stati Uniti e da altri paesi mostrano un assorbimento garantito dalle foreste maggiore rispetto ai modelli indipendenti.
I 3 miliardi di ettari di foreste “fantasma”
L’analisi pubblicata da Nature spiega in questo senso che, sommando insieme le informazioni dei governi di tutto il mondo, i risultati indicherebbero la presenza di 3 miliardi di ettari di foreste che non esistono nei modelli indipendenti. Ciò poiché la definizione di aree boschive è più flessibile nei sistemi presi in considerazione dagli esecutivi.
Al di là delle cause, ciò che appare inquietante è che, se i governi si basano su tali indicatori, potrebbero sottostimare lo sforzo che devono effettuare in termini di riduzione delle emissioni. La traiettoria attuale, tra l’altro, sta portando ben al di là degli obiettivi dell’Accordo di Parigi in termini di limitazione della crescita della temperatura media globale. E meno del 50 per cento degli stati ha consegnato alle Nazioni Unite nuovi impegni formali in questo senso.
Il rischio di dover rivedere i piani sulle emissioni di Co2
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato la volontà di ridurre le emissioni del proprio paese del 50-52 per cento, entro il 2030, rispetto ai livelli del 2005. E l’Unione europea ha affermato di voler centrare un calo di almeno il 55 per cento, rispetto al 1990. La Cina punta poi all’azzeramento delle emissioni nette di CO2 entro il 2060. Alla luce del nuovo studio, chi ha utilizzato una metodologia “conveniente” potrebbe però dover rivedere i propri piani.
Un nuovo report esamina i piani di riduzione delle emissioni delle imprese. L’Italia è promossa, alla pari della Germania, ma c’è ancora molto da fare.
Nuovi impegni a cinque anni dalla firma dell’Accordo di Parigi. La Giamaica è l’unica, insieme ad altri 10 paesi, ad aver rafforzato i propri impegni nella riduzione delle emissioni.
con il contributo di Davide Ascoli e Valentina Bacciu Antropocene. Un’epoca geologica in cui l’essere umano è il principale responsabile delle modifiche territoriali, strutturali e climatiche che avvengono sul nostro pianeta. Un’epoca che potrebbe essere incominciata già nel 1945: a partire da questa data i test nucleari e la “grande accelerazione” di tutte le attività