Le emissioni reali di CO2 sono più alte di ciò che i governi dicono

Uno studio pubblicato su Nature spiega che i governi avrebbero sovrastimato l’assorbimento delle emissioni di CO2 garantito dalle foreste.

Le emissioni di gas ad effetto serra dichiarate dai governi non corrispondono alla realtà. Al contrario, la distanza tra quanto indicato ufficialmente e i dati è enorme: ogni anno viene disperso nell’atmosfera un quantitativo di CO2 in più pari a circa 5,5 milioni di tonnellate. Ciò che emettono in un anno gli Stati Uniti.

Una differenza abissale tra i dati governativi e quelli indipendenti

Lo studio, estremamente preoccupante, è stato pubblicato dalla rivista scientifica Nature Climate Change e curato dal Joint Research Center, organismo interno della Commissione europea. Giacomo Grassi, principale autore dell’analisi, ha sottolineato che “se i modelli e i paesi parlano linguaggi diversi, ottenere progressi sul clima sarà difficile. Ciò che serve è trovare un modo di comparare queste stime”.

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Proteggere le foreste significa ridurre la CO2 nell’atmosfera e preservare la biodiversità © Marc Pell/Unsplash

Ma per quale ragione esiste questa differenza abissale nel conteggio delle emissioni di gas climalteranti? Secondo lo studio, ciò potrebbe essere dipeso dai modelli utilizzati da alcune nazioni per calcolare i dati. Ad esempio, alcuni sistemi utilizzati dagli Stati Uniti e da altri paesi mostrano un assorbimento garantito dalle foreste maggiore rispetto ai modelli indipendenti.

I 3 miliardi di ettari di foreste “fantasma”

L’analisi pubblicata da Nature spiega in questo senso che, sommando insieme le informazioni dei governi di tutto il mondo, i risultati indicherebbero la presenza di 3 miliardi di ettari di foreste che non esistono nei modelli indipendenti. Ciò poiché la definizione di aree boschive è più flessibile nei sistemi presi in considerazione dagli esecutivi.

Al di là delle cause, ciò che appare inquietante è che, se i governi si basano su tali indicatori, potrebbero sottostimare lo sforzo che devono effettuare in termini di riduzione delle emissioni. La traiettoria attuale, tra l’altro, sta portando ben al di là degli obiettivi dell’Accordo di Parigi in termini di limitazione della crescita della temperatura media globale. E meno del 50 per cento degli stati ha consegnato alle Nazioni Unite nuovi impegni formali in questo senso.

Il rischio di dover rivedere i piani sulle emissioni di Co2

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato la volontà di ridurre le emissioni del proprio paese del 50-52 per cento, entro il 2030, rispetto ai livelli del 2005. E l’Unione europea ha affermato di voler centrare un calo di almeno il 55 per cento, rispetto al 1990. La Cina punta poi all’azzeramento delle emissioni nette di CO2 entro il 2060. Alla luce del nuovo studio, chi ha utilizzato una metodologia “conveniente” potrebbe però dover rivedere i propri piani.

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