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End of waste, i pneumatici fuori uso entrano nell’economia circolare
Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha firmato il secondo decreto End of waste sui pneumatici. Ma le ong temono che il coronavirus rallenti il processo.
Circa 400mila tonnellate all’anno di pneumatici fuori uso, da adesso in poi, entreranno a far parte dell’economia circolare del nostro paese – come “materia prima seconda” – anziché finire smaltiti come rifiuti. È l’obiettivo che il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha ottenuto con la firma del secondo dei decreti battezzati “End of waste”, avvenuta all’inizio di aprile. Un’iniziativa che, oltre a recare benefici all’ambiente, darà lavoro, in questo momento difficile, a 25 aziende specializzate (per un totale di un migliaio di addetti) che in Italia si occupano della produzione di granuli da utilizzare nel settore degli asfalti stradali, dell’impiantistica sportiva, dell’edilizia e dell’arredo urbano. Un passo in avanti piccolo ma importante, che avviene però in una fase in cui le politiche ambientali rischiano di essere messe in secondo piano dall’emergenza coronavirus.
Un raggio di sole in questo periodo buio.Firmato il decreto #EndOfWaste per gli pneumatici esausti. 400mila tonnellate l’anno che diventano asfalto, panchine, campi da calcio ecc ecc. Dobbiamo ripensare la nostra economia, dalla vecchia lineare e infinita a quella nuova circolare pic.twitter.com/RnqOAB0Q3v
— Sergio Costa (@SergioCosta_min) April 1, 2020
Un sistema nazionale per il riciclo
Il nuovo sistema creato dal decreto, con il quale vengono definite dettagliatamente le tipologie di rifiuti ammessi alle lavorazioni negli impianti, oltre ad un sistema di test e di tracciamento che garantirà qualità e sicurezza delle applicazioni realizzate, garantisce la raccolta e il recupero della totalità dei pneumatici fuori uso. Ciò grazie ad una raccolta capillare e costante presso gli operatori del mercato del ricambio su tutto il territorio nazionale.
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Per il ministro Costa “si tratta di una filiera che, in dieci anni, ha trasformato gli pneumatici fuori uso da problema da gestire a risorsa preziosa. Consentendo la trasformazione in “materia prima seconda” di più della metà della quantità di pneumatici raccolta. Un settore che può rappresentare un volano per lo sviluppo di aziende e professionalità, con una sempre maggiore diffusione di utili applicazioni a beneficio dei cittadini”.
Quello sui pneumatici fuori uso è il secondo in ordine di tempo del pacchetto “End of waste”, composto in tutto da una ventina di decreti: il primo a entrare in vigore, nel maggio scorso (e che dava tempo fino a novembre alle aziende per mettersi in regola), è stato quello sugli assorbenti, 900mila tonnellate di rifiuti “salvate” dalla discarica per diventare miscela di plastiche, polimero superassorbente e cellulosa. I prossimi, che erano attesi per questa primavera, riguardano il recupero della carta da macero (sei milioni e mezzo di tonnellate su base annua) e i rifiuti da costruzione e demolizione: ben 51 milioni di tonnellate, circa il 70 per cento dell’end of waste complessivo.
Le preoccupazioni degli ecologisti sulla lentezza dei decreti “End of waste”
Il decreto sui pneumatici fuori uso e tutto il pacchetto “End of waste”, più in generale, trovano ampio consenso tra le associazioni ambientaliste italiane. Tuttavia, visti i tempi i tempi intercorsi tra il primo e il secondo decreto (oltre dieci mesi) e i possibili rallentamenti dovuti all’emergenza-coronavirus, la preoccupazione principale riguarda proprio la lentezza con cui si sta procedendo. Secondo Annalisa Corrado, portavoce di Green Italia, “il decreto di per sé va bene, ma mi viene da dire: “Finalmente!”. Il guaio è che ne mancano tanti altri, si va avanti con grande lentezza anche per via della situazione di emergenza che si è venuta a creare, ma oggi se tante delle realtà che verranno create dai decreti ‘End of waste’ fossero già attive, avrebbero potuto dare una grossa mano”.
Uno degli effetti collaterali del #coronavirus è la voglia diffusa di deroghe dalla #plastictax alla gestione #rifiuti. Al contrario tutelare l’ambiente è la nostra migliore difesa dalla crisi e dalle pandemie. Il mio punto di vista sul @fattoquotidiano https://t.co/HjPZb3XHOl pic.twitter.com/onia3SjZGk — Rossella Muroni (@RossellaMuroni) April 4, 2020
Il rischio invece, secondo Corrado, è che proprio l’epidemia faccia rallentare, se non proprio deviare, il percorso del Green new deal appena iniziato dal governo: “Speriamo che l’urgenza di intervenire per rilanciare l’economia non faccia venire meno le tutele ambientali. Si stanno cercando di aprire nuove discariche invece degli impianti di biogas in zone dove ci sono rischi alti per le popolazioni”.
E poi c’è la richiesta delle opposizioni di sospendere la cosiddetta plastic tax, che secondo la scorsa legge di bilancio dovrebbe entrare in vigore a luglio: “Mi ha spaventato l’apertura di Costa – conclude la portavoce di Green Italia -. La fiscalità verde è una cosa molto complessa e ampia di cui questo è solo un primissimo accenno, se si torna indietro anche su questo siamo messi veramente male”. L’avviso è lanciato: il nuovo piano Marshall per la ripresa deve essere il Green new deal.
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