
La nostra selezione periodica di marchi responsabili nei confronti dell’ambiente e dei lavoratori.
Endelea è un brand che disegna e produce abbigliamento a cavallo tra Italia e Tanzania, creando valore per la comunità e rispettando l’ambiente.
Siamo nel 2018 a Milano quando Francesca De Gottardo, dopo un passato nella moda, sente l’esigenza di dar vita a un progetto che metta al centro le persone più che gli abiti. Nasce così Endelea, una startup che si occupa di moda etica e sostenibile e che lavora a cavallo tra Italia e Africa: composta per l’85 per cento da donne, crea abiti e accessori dal design italiano realizzati con tessuti tradizionali africani. Il modo di fare business di questo brand dal respiro internazionale è costruito in chiave etica in ogni fase del processo produttivo, mettendo al centro le persone e le comunità coinvolte nella produzione, che è tutta africana. Cinque anni dopo, Endelea è una società benefit e una realtà impegnata ad essere uno degli attori reali del cambiamento. Per questi motivi è entrata anche a far parte di LifeGate Way, l’ecosistema che supporta e connette startup naturalmente sostenibili.
Endelea opera secondo un approccio zero waste: l’imperativo è quello di ridurre sia la plastica, che di ridurre al minimo la sovrapproduzione. Gli scarti di tessuto, ad esempio, sono riutilizzati nei packaging, mentre gli imballaggi sono compostabili. Lo zero è il numero di riferimento anche per quanto riguarda le emissioni: la maggior parte delle attività quotidiane in Endelea è infatti carbon neutral.
Le contromisure adottate per raggiungere questo risultato sono il ricorso massiccio allo smart working, adottato per il 100 per cento del tempo, e parallelamente un’attività di formazione che coinvolge i lavoratori sui comportamenti più responsabili da tenere a casa. Per quanto riguarda invece il laboratorio in Tanzania, che si trova a Dar es Salaam, non vengono impiegati né macchinari e né aria condizionata o riscaldamento, e si stima che il consumo raggiunga solo i 280 kWh al mese.
Endelea si avvale del lavoro di sarti e sarte, la cui retribuzione è del 96 per cento più alta della media degli stipendi in Tanzania: tutti possono contare su un’assicurazione sanitaria estendibile alle proprie famiglie, pasti e trasporti gratuiti oltre a corsi per la crescita professionale. Il mantra del brand, Dream Bold, è infatti riassumibile in un concetto tanto semplice quanto potente: sviluppare l’industria della moda in Tanzania e creare un ponte tra Africa ed Europa. Oltre a reinvestire parte dei profitti in formazione, questo obiettivo è perseguito attraverso i tessuti impiegati: wax, ma anche il kikoi e il maasai, acquistati da produttori locali o fatti produrre in esclusiva.
A Milano sono invece concentrate le attività di marketing, comunicazione e vendita: anche qui si parla di un team prevalentemente femminile, che può contare su uno stipendio paritario rispetto ai colleghi maschi: il gender pay gap nello staff di Endelea è infatti pari, ancora una volta, a zero.
Chiaramente un brand ha anche una finalità di lucro. Anche perché, più Endelea guadagna, più è in grado di avere un impatto positivo sulle comunità che coinvolge in Tanzania. Un e-commerce, dunque, è necessario. Il suo impatto però viene compensato il più possibile: dal 2021 è infatti attiva l’opzione carbon offset di Shopify, che compensa ogni spedizione al cliente finale.
La compensazione è l’opzione sine qua non anche per i voli Italia-Tanzania dello staff, per i quali viene sempre effettuata. L’obiettivo di business è quello di reinvestire parte dei guadagni in formazione per le comunità locali.
Endelea si avvale di una rete di fornitori tanto estesa quanto validata dal punto di vista della sostenibilità: il brand ha infatti mappato più di 100 supplier virtuosi. Tutti i tessuti Maasai, ad esempio, sono prodotti da Sunflag, certificata Sa 8000: 2008, Oeko-Tex, Gots e Ocs mentre i capi trapuntati presentano un’imbottitura in Valtherm Eco Line, una fibra ottenuta dal riciclo di bottiglie Pet da un’azienda certificata Iso 14021:2016. Non mancano poi le collaborazioni con laboratori artigianali in Tanzania certificati Wfto per alcuni tessuti tradizionali.
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