Il clima che cambia sta delineando una nuova geografia del cibo con l’agricoltura chiamata a rispondere alle sfide ambientali e di sicurezza alimentare.
Energia alternative: la prima unità mobile per l’agricoltura
“E’ nato il primo prototipo di unità mobile fotovoltaica per la campagna che con 30 metri quadri di pannelli solari telescopici trasforma la luce in energia per irrigare, conservare frutta e latte, macinare e anche ventilare le stalle”. Lo ha messo in moto la Coldiretti in occasione dell’incontro “Meno Smog in città con l’energia verde
“E’ nato il primo prototipo di unità mobile fotovoltaica
per la campagna che con 30 metri quadri di pannelli solari
telescopici trasforma la luce in energia per irrigare, conservare
frutta e latte, macinare e anche ventilare le stalle”. Lo ha messo
in moto la Coldiretti in occasione dell’incontro “Meno Smog in
città con l’energia verde in campagna” nel corso del quale
sono state illustrate le principali caratteristiche delle diverse
fonti rinnovabili.
La macchina innovativa – precisa la Coldiretti – è nata
con la collaborazione dell’Eni tecnologie e genera energia che
può essere trasformata in corrente alternata, inoltre essa
può essere immessa nella rete elettrica di distribuzione
(sistemi connessi in rete) o stoccata in apposite batterie di
accumulo dalle quali viene prelevata al momento del fabbisogno.
L’energia fotovoltaica – precisa la Coldiretti – ha il vantaggio di
generare energia elettrica nel punto di consumo; contribuisce a
ridurre l’inquinamento da anidride carbonica (1 KWh – chilowattora-
fotovoltaico evita l’emissione di oltre mezzo chilo di CO2); riduce
i carichi nella rete elettrica; l’impianto è modulare,
quindi può essere dimensionato a seconda dei bisogni, ha
bassi costi di manutenzione ed una durata superiore ai 30 anni.
Dalla luce, dalle colture agricole destinate a biocarburanti e
dalle biomasse ottenute con coltivazioni, scarti agricoli e
forestali è dunque possibile produrre energia rinnovabile in
campagna necessaria al raggiungimento degli obiettivi fissati dal
Protocollo di Kyoto.
La produzione di energia elettrica con il fotovoltaico permette
un consistente risparmio di combustibili fossili: per ogni KWh
ottenuto si risparmiano 222 grammi di gasolio impiegato nelle
centrali termoelettriche e quindi si evita l’emissione in atmosfera
di 0,79 kg di CO2. L’installazione di pannelli solari sul tetto di
una stalla può garantire la disponibilità di energia
elettrica per il consumo di una intera famiglia. Ma nonostante in
Italia, rispetto alla Germania, si abbiano potenziali solari doppi
o tripli rispetto a quelli tedeschi. in tutto il territorio
nazionale sono stati installati pannelli solo per 1 MW di potenza,
contro gli 81 della Germania e i 135 del Giappone. Una alternativa
è rappresentata – continua la Coldiretti – dall’utilizzo
delle biomasse…
…che consentono di produrre energia dal riciclaggio di prodotti
naturali come i residui di lavorazione del legno e che, per
tecnologia di utilizzo, sono più simili ai combustibili
fossili tradizionali ma non comportano nessun incremento in
atmosfera di anidride carbonica. Una opportunità resa
possibile in Italia dalla disponibilità di superfici
boschive che – precisa la Coldiretti – potrebbe permettere in
alcune aree del territorio montano un utilizzo sostenibile delle
risorse locali e rappresentare con la raccolta del legno una forma
di integrazione del reddito delle imprese contro lo spopolamento e
i rischi di incendio. Da un ettaro di canna comune delle aree
golenali – conclude la Coldiretti – è possibile produrre
biomasse sufficienti a scaldare tre appartamenti di 100 mq o
energia elettrica per le esigenze di una intera famiglia. I
biocarburanti come l’etanolo e il biodiesel sono ottenuti a partire
dai cereali, dalle barbabietole o da sottoprodotti della
distillazione del vino e dalla colza o dal girasole, che vengono
aggiunti alla benzina o al diesel in una percentuale variabile fino
al 30% e consentono – continua la Coldiretti – una riduzione delle
emissioni di gas a effetto serra del 70% in media. In particolare
con il biodiesel ottenuto da coltivazioni come il colza e il
girasole è possibile ridurre dell’80 per cento le emissioni
di idrocarburi e policiclici aromatici e del 50 per cento quelli di
particolato e polveri sottili, principali responsabili dello smog
in città, ma anche contribuire al raggiungimento degli
obiettivi del protocollo di Kyoto con la riduzione di circa 2,5
chilogrammi di anidride carbonica per ogni chilogrammo utilizzato.
ll bioetanolo – spiega la Coldiretti – viene prodotto tramite
processi di fermentazione e distillazione di materiali zuccherini,
amidacei o sottoprodotti come cereali, barbabietola da zucchero e
prodotti della distillazione del vino e può essere aggiunto
alla normale benzina in percentuali del 2%. Una scelta fatta con
decisione dalla Francia che – precisa la Coldiretti – ha annunciato
di voler triplicare la propria capacità di produzione dei
biocarburanti, già molto più elevata di quella
italiana, con la coltivazione entro il 2007 di un milione di ettari
di terreno (cento volte superiore ai circa diecimila ettari
coltivati attualmente in Italia). Con la coltivazione di 350.000
ettari di colza e girasole, in grado di produrre 0,85
tonnellate/ettaro di biodiesel puro e possibile ottenere 300.000
tonnellate di biodiesel che integrate nel carburante al 5% sono in
grado di garantire ad oltre 3 milioni di auto, in Italia,
l’autonomia per un intero anno (20.000 km).
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