La digitalizzazione è il tema del 16 novembre alla Cop29 di Baku. Perché non possiamo farne a meno, anche nelle strategie climatiche.
Energia del vento. Dieci miti da sfatare
L’Associazione Nazionale Energia del Vento fa piazza pulita dei luoghi comuni sul vento come fonte d’energia, pregiudizi falsi, inventati, fuorvianti rispetto allo scenario energetico nazionale e mondiale.
Costa di più!
1° falso mito – “L’energia eolica ha costi
troppo elevati”
No. L’energia
eolica è una delle energie rinnovabili maggiormente
competitive: seconda soltanto all’energia idroelettrica, l’energia
prodotta da fonte eolica ha infatti costi variabili tra i 115 e i
148 euro/Mwh, di gran lunga inferiori rispetto ad altre fonti
rinnovabili come il fotovoltaicoche costa tra i 429 e i 790
euro/Mwh e il solare termodinamicoche ha costi compresi tra i 134 e
i 256 euro/Mwh. Le spese per lo sfruttamento della risorsa-vento
sono principalmente relative ai macchinari, il 75% degli
investimenti è infatti impiegato per gli aerogeneratori, che
hanno però cicli di vita lunghi, pari a 20 anni durante i
quali si mantiene inalterata la produttività. Le
caratteristiche della produzione di energia dalla risorsa vento
permettono di ridurre al minimo i restanti costi che rappresentano
il 25% degli investimenti e di ridurre a zero alcune voci di costo
come, ad esempio lo stoccaggio o il costo del combustibile. Le
stime prevedono, inoltre, in futuro una graduale riduzione dei
costi degli impianti eolici del 2,5%-6,8%. Se si considerano tutti
i costi del ciclo di produzione delle diverse fonti di energia (cfr
studio della Commissione Europea progetto ExternE) compresi i costi
esterni, l’energia eolica risulta essere la fonte a minor costo
complessivo insieme all’idroelettrico.
Va e viene!
2° falso mito – “L’energia eolica deriva da
una fonte discontinua ed è
inaffidabile”
No. L’energia
eolica sfrutta una risorsa sempre disponibile, presente di giorno e
di notte, e continuamente rinnovabile. La continuità della
risorsa-vento è garantita da studi preventivi sui siti
potenziali che analizzano per periodi lunghi, almeno un anno e
mezzo, la direzione e l’intensità del vento, verificando che
sussistano le condizioni favorevoli all’installazione di
aerogeneratori: in particolare è richiesta la presenzadella
risorsa per circa 1.750 ore/anno con una ventosità compresa
tra 6 e 8 m/s, tale da garantire la producibilità per ogni
MW installato di circa 1.750 MWh/anno. La costanza e
l’affidabilità della risorsa-vento, insieme alla elevata
efficienza dei moderni generatori eolici, hanno permesso al settore
di registrare negli ultimi anni i maggiori tassi di crescita a
livello mondiale e di acquisire un peso sempre più rilevante
sulla bilancia commerciale internazionale. I trend del comparto
eolico in Italia hanno registrato nell’ultimo anno un aumento del
30% della produzionedi energia rispetto all’anno precedente, con
6,6 TWh prodotti, corrispondenti al fabbisogno energetico di
7.000.000 persone. Il settore eolico rappresenta il futuro, oltre
che il presente, dell’energia tanto che tra dieci anni, secondo uno
studio dell’ANEV, l’eolico potrà contribuire alla produzione
di energia elettrica del nostro Paese con una quota pari a circa il
7% del Consumo Interno Lordo previsto per il 2020.
Non crea posti di lavoro!
3° falso mito – “Il settore eolico non crea
occupazione”
No. L’impiego di
energia eolica determina innumerevoli ricadute positive sul fronte
occupazionale, sia in termini di incremento della manodopera presso
il sito sia per la creazione di nuovi posti di lavoro dal lato del
produttore/investitore e dei fornitori. Uno studio congiunto
ANEV-UIL mostra che nel 2010 sono 25.530 gli occupati nel comparto
eolico, con una crescita dell’occupazione del 4,5% nei primi 6 mesi
(oltre 1.000 addetti in più) di cui 7.460 addetti diretti.
Lo scenario delineato dallo studio relativamente alle
potenzialità occupazionali del settore mostra che
nell’eolico potranno essere occupate, entro dieci anni, 67.010
unità in tutto il territorio nazionale, di cui un terzo di
occupati diretti (19.431)e due terzi di occupati dell’indotto
(47.579). Esistono incentivi per la creazione di
professionalità competenti nel settore della green economy
attraverso corsi di formazione di diverso livello che forniscono ai
partecipanti informazioni tecniche e normative sul settore e
competenze necessarie per presidiare la creazione, la gestione e lo
sviluppo di un impianto eolico.
Favorisce le tangenti!
4° falso mito – “Il sistema di incentivi alle
energie rinnovabili fa sì che il prezzo venga scaricato
tutto sulla bolletta e gravi sulle spalle degli italiani, col
risultato che vengono costruiti impianti eolici anche in siti dove
non c’è vento per poter beneficiare degli
incentivi”
No. L’idea che il
sostegno al comparto eolico sia totalmente pagato dagli italiani
attraverso la bolletta elettrica si fonda su un assunto errato:
l’unico importo in bolletta legato alle energie rinnovabili pagato
dagli italiani è, infatti, quello relativo alla
compensazione che il GSE, Gestore dei Servizi Energetici, svolge
nei limiti del raggiungimento dell’obbligoassunto in Europa, ovvero
quello di produrre una parte di energia elettrica da fonti
rinnovabili. L’Italia si è infatti impegnata a produrre
entro il 2010 il 25% e al 2020 il 28,97% del Consumo Interno Lordo
da Fonti Rinnovabili. Il sistema prevede che in caso di
impossibilità di un produttore a immettere una
quantità sufficiente di energia elettrica da fonti
rinnovabili, l’obbligo possa essere assolto comprando Certificati
Verdi prodotti da terzi per un pari quantitativo di energia
elettrica. Il meccanismo di incentivazione pubblica stabilisce
inoltre che il sostegno al comparto eolico sia erogato solo per
l’energia elettrica prodotta e distribuita dagli impianti
esistenti, certificata dall’Ufficio Tecnico di Finanza, premiando
l’effettiva produttività di un sito eolico e non la
costruzione di nuovi impianti.
Solo in alto mare!
5° falso mito – “Il futuro della produzione di
energia eolica in Italia è rappresentato soltanto dagli
impianti off-shore”
No. La
conformazione delle coste e dei fondali marini italiani, poco
adatti all’installazione di impianti in mare, fa sì che
possa essere effettuata una stima molto prudente delle
potenzialità dell’eolico off-shore in Italia: su 16.200 MW
potenziali installabili nel nostro Paese al 2020 l’ANEV stima che
gli impianti in mare potranno contribuire soltanto con 200 MW di
potenza. Limitato anche il numero di occupatinella produzione
off-shore, 1.000 su un potenziale di 67.010 nuovi impiegati nel
settore previsti per il 2020. Lo sviluppo dell’eolico off-shore,
per quanto auspicato, potrà vedere risultati significativi
per il nostro Paese grazie ad innovative applicazioni utili allo
sfruttamento in aree a elevata profondità.
Fa rumore!
6° falso mito – “Le turbine eoliche sono
rumorose e disturbano gli abitanti dei luoghi in cui sono
installate”
No. Il rumore di un
impianto eolico consiste nel contatto dell’aria con le pale e con
la torre di sostegno dell’aerogeneratore; di norma il rumore
prodotto da una turbina eolica è di circa 45.3 dB(A) a 150
metri di distanza dall’impianto fino ad arrivare a 36,9 Db(A) a 400
metri. Confrontando su una scala i rumori prodotti da fonti diverse
è possibile rilevare che il rumore generato da un parco
eolico èmolto meno intensodi quelli generati in un contesto
abitativo o in un ufficio, nell’abitacolo di un automobile o della
musica emessa da uno stereo. Nella realizzazione di un parco eolico
particolare attenzione viene, inoltre, posta alla minimizzazione
degli impatti sonori: studi preventivi, rilievi fonometrici sulla
tipologia e il livello del rumore di fondo permettono la previsione
del rumore che verrà prodotto dall’impianto e la
possibilità di contenerlo secondo i limiti previsti dalla
legge. Sotto un aerogeneratore in esercizio è
tranquillamente possibile chiacchierare con una persona senza dover
alzare il normale tono di voce (cosa abituale per strada).
Ingombra!
7° falso mito – “Gli aerogeneratori sono
enormi, spesso alti come grattacieli di decine e decine di piani, e
occupano troppo spazio”
No. Le
turbine eoliche, suddivisibili in macchine di piccola, media e
grande taglia non hanno necessariamente grandi dimensioni, infatti
l’altezza delle torri è variabile, da un minimo di 10 a un
massimo di 115 metri. In Italia il maggior numero di aerogeneratori
è di media taglia, di altezza compresa tra i 30 e i 90
metri. Considerando che la superficie occupata da un
aerogeneratore, con una media di lato di 16m, è di 250 m2,
gli aerogeneratori installati oggi in Italia occupano uno spazio
complessivo di 1,02 km2, pari allo 0,0003% della superficie totale
della nostra penisola. La crescita del settore eolico stimata per
il 2020, che prevede circa il 300% di produzione in più
rispetto a oggi, determinerà un incremento di territorio
impegnato dagli insediamenti del solo 0,0005%, arrivando
all’occupazione di 2,47 km2 su tutto il territorio nazionale.
Inoltre la costante manutenzione della viabilità di accesso
e il controllo sul territorio interessato da installazioni
consentono il recupero di vaste aree proprio all’attività
agropastorale precedentemente abbandonata per la difficoltà
di accesso.
Rovina il paesaggio!
8° falso mito – “La presenza di impianti
eolici deturpa il
paesaggio”
No. L’installazione
di un impianto eolico in un sito potenziale risponde a regole certe
che ne stabiliscono il lay-out secondo principi di anemologia
applicata alla progettazione ingegneristica. Tuttavia una corretta
integrazione di tali installazioni con il territorio e con il
paesaggio circostante è necessaria ad armonizzarne
adeguatamente l’esistenza sul territorio nazionale. L’ANEV ha
infatti proprio a tal fine firmato, fin dal 2002 con Legambiente e
poi anche con il WWF e Greenpeace un Protocollo per la
realizzazione di un “buon eolico” correttamente inserito nel
territorio e nel paesaggio circostante. Tale Protocollo poi
divenuto unico grazie alla firma congiunta di Legambiente e
Greenpeace, stabilisce come principio di base quello della
necessaria esclusione delle aree a particolare pregio o tutela.
Inoltre per le aree dove è consentito si definiscono nella
realizzazione di nuovi impianti, particolari attenzioni che devono
essere poste, oltre che rispetto a possibili impatti ambientali,
anche a quelli visivi e paesaggistici, con l’obiettivo di
minimizzare l’interferenza dell’impianto sul contestoe intervenire
in modo consapevole su una porzione di paesaggio arricchendola di
un nuovo elemento culturale antropico. La minimizzazione degli
impatti visivi avviene attraverso attenzioni progettuali che vanno
dall’analisi del paesaggio e delle specificità territoriali,
alla valutazione degli impatti visivi da punti di interesse con
fotosimulazioni, dalla scelta di diversi tipi di aerogeneratore a
seconda della grandezza più adeguata al contesto alla
definizione della migliore soluzione cromatica. Il Protocollo
stabilisce inoltre l’esclusione dai siti potenziali delle aree di
particolare pregio paesaggistico e la dismissione totale
dell’impianto a fine ciclo di vita.
Uccide gli uccelli!
9° falso mito – “Le turbine eoliche hanno un
impatto negativo
sull’avifauna”.
No. Numerosi
studi a livello internazionale hanno dimostrato come sia
relativamente basso il contributo delle turbine eoliche sui decessi
annui di volatili. Gli uccelli imparano, infatti, immediatamente a
evitare gli impatti con le turbine e continuano a nidificare e
cibarsi nei territori in cui gli impianti vengono installati. A
testimonianza dell’impatto minimo degli aerogeneratori
sull’avifauna, uno studio della Canadian Wind Energy Association
(CanWEA) ha evidenziato che su 10.000 incidenti accorsi a volatili,
meno di uno è imputabile agli impianti eolici. Anche secondo
la Us Fish and Wildlife Service, associazione che si prefigge lo
scopo di salvaguardare la flora e la fauna in America, il
contributo degli impianti eolici sulla mortalità degli
uccelli è estremamente modesto. Anche in Italia gli studi
effettuati hanno dimostrato l’esiguità di tali effetti,
tuttavia in applicazione del principio di salvaguardia, il
Protocollo ANEV esclude le aree dove esistano corridoi migratori o
specie di particolare pregio avifaunistico dalle aree ove sia
possibile procedere con le installazioni di parchi eolici. Nello
svolgimento delle indagine preliminari sui siti potenziali
particolare attenzione viene inoltre posta all’individuazione,
oltre che delle rotte migratorie dell’avifauna, anche di aree
più vaste ove sussistano rischi per talune specie di uccelli
migratori.
Crea inquinamento elettromagnetico!
10° falso mito – “Gli impianti per la
produzione di energia eolica determinano un inquinamento
elettromagnetico con la creazione di campi
elettrici.”
No. L’impatto
elettrico e magnetico di un impianto eolico è estremamente
modesto e ben inferiore ai limiti fissati per legge di circa 100
μT. I campi elettrici generati sono resi, infatti, praticamente
nulli dall’effetto di “schermo” esercitato sia dalle guaine
metalliche e sia dal terreno sovrastante i cavi interrati a 1,80
metri di profondità. Nella costituzione di un impianto viene
infatti deliberatamente scelto dai produttori, con costi più
onerosi a loro carico, di collegare gli aerogeneratori tra loro e
poi alla rete elettrica con elettrodotti interrati e non con
condotti esterni, sfruttando l’isolamento creato dal terreno ed
evitando di creare un campo elettromagnetico, oltre che visivo, che
percorra tutto lo spazio di collegamento. Materiali appositi, non
conduttori, limitano le interferenza elettromagnetiche all’area di
100 metri dall’aerogeneratore.
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