In Europa la transizione energetica è vicina, grazie a un mix di eolico e solare, ma infrastrutture e burocrazia rischiano di rallentarla
Le rinnovabili fra transizione ecologica e sicurezza energetica: anche le scelte dei cittadini contano
L’Unione europea alza il target sulle rinnovabili e si avvicina la fine del mercato tutelato. Un’occasione per scegliere fornitori di energia pulita.
Il 12 settembre scorso, il Parlamento europeo ha votato in favore dell’aumento della quota di energie rinnovabili al 42,5 per cento del mix energetico entro il 2030. In linea con gli obiettivi del Green Deal europeo e del REPowerEU, si tratta di un deciso balzo in avanti della quota vincolante di rinnovabili nel consumo finale di energia dell’Unione, rispetto al precedente target del 32 per cento. Per accompagnare questo processo, l’Europarlamento ha previsto lo snellimento delle procedure per la concessione di permessi per nuovi impianti di energie rinnovabili, come pannelli solari e centrali eoliche, o per l’adeguamento di quelli esistenti.
Perché le rinnovabili sono essenziali per la transizione verde
Un utilizzo sempre più diffuso di energie rinnovabili, d’altronde, è imprescindibile per accelerare il processo di transizione ecologica: l’anidride carbonica – che proviene in gran parte dal settore energetico – è fra i principali gas a effetto serra in atmosfera di origine antropica. Il rapporto Stato del clima in Europa 2022 dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) e del servizio europeo di osservazione della Terra (Copernicus) ha evidenziato come lo scorso anno nel nostro continente la temperatura media sia stata di ben 2,3 gradi al di sopra i livelli pre-industriali (1850 – 1900); dal 1980 l’Europa si è riscaldata il doppio della media globale, mentre il 2022 è stato l’anno più caldo mai registrato in Italia da quando esistono le rilevazioni scientifiche.
Di fronte a un quadro simile è fondamentale accelerare sul fronte delle energie rinnovabili che, oltretutto, sono diventate sempre più competitive sul mercato. Secondo i dati dell’International renewable energy agency, i costi della produzione di elettricità da fotovoltaico sono diminuiti dell’82 per cento negli ultimi 10 anni, mentre nei casi dell’eolico onshore (sulla terraferma) e offshore (sul mare) il calo è stato rispettivamente del 39 per cento e del 29 per cento. Al di là dell’aspetto ambientale, il tema è centrale anche sul fronte della sicurezza energetica. Le conseguenze della guerra in Ucraina, evidenziando quanto sia rischiosa la dipendenza da fonti fossili in grandissima parte importate, hanno messo in luce come la crisi climatica e quella energetica siano due facce della stessa medaglia. Non a caso recentemente Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale dell’energia, ha dichiarato che “il 2022 sarà considerato retrospettivamente il punto di svolta nella storia delle energie pulite”.
I consumi delle famiglie e il loro impatto ambientale
Lo scorso anno il vertiginoso aumento del costo delle materie prime di origine fossile ha avuto importanti ripercussioni sui bilanci delle famiglie italiane. L’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) ha stimato che la spesa per la bolletta elettrica a carico di una famiglia-tipo è stata di circa 1.322 euro, rispetto ai 632 euro del 2021. A delineare il consumo medio di elettricità di una famiglia è sempre l’Arera: per un nucleo composto da quattro persone che utilizza due televisori, due computer, un frigorifero, una lavastoviglie, una lavatrice, due condizionatori e uno scaldabagno elettrico, il consumo annuo si aggira intorno a 2.700 kWh.
In questo contesto, insieme all’impatto economico va considerato anche quello ambientale. Al momento, la quota dei consumi energetici complessivi coperta da rinnovabili è stimata intorno al 19 per cento; al netto anche delle importazioni estere, la gran parte del fabbisogno viene coperta da centrali termoelettriche che bruciano principalmente combustibili fossili. Le centrali termoelettriche italiane sono alimentate a gas per circa il 65 per cento, a carbone per un 20 per cento e da derivati petroliferi per la parte restante: in sostanza per ogni kWh consumato si bruciano 30 grammi di petrolio, 40 grammi di carbone e 0,16 metri cubi di metano. Con l’attuale valore – ufficializzato dal ministero dell’Ambiente – di 531 grammi CO2 ogni kWh, un’utenza tipo causa, solo per l’elettricità, l’emissione di 1.600 chili di CO2 all’anno.
La fine del mercato tutelato e la proposta di LifeGate Energy
Il 10 gennaio del prossimo anno cesserà il mercato tutelato, ovvero le forniture di energia elettrica e gas con prezzi e condizioni contrattuali definite dall’Arera che in questi anni ancora non hanno scelto un venditore nel mercato libero; si tratta del secondo, cruciale step di un percorso iniziato il primo luglio del 2017 con la liberalizzazione del mercato dell’energia. Che permette, già da oggi, di scegliere un fornitore impegnato per un futuro più sostenibile.
È il caso di LifeGate Energy che offre energia prodotta da sole fonti rinnovabili per mitigare l’impatto ambientale delle nostre abitazioni e affrancarsi dalla dipendenza dalle fonti fossili estere. Le tre fonti pulite – idroelettrico, eolico, fotovoltaico – confluiscono in un mix che i clienti trovano specificato in bolletta e che viene garantito dall’Arera con i certificati GO (garanzia d’origine); sempre attraverso questi certificati, LifeGate Energy può garantire la provenienza 100 per cento italiana dell’energia. Gli impianti che forniscono l’energia elettrica rinnovabile di LifeGate Energy sono situati tutti in Italia: oltre a garantire il rispetto dell’ambiente, l’adesione a questo progetto si traduce quindi in un aumento della quota di rinnovabili prodotta nei nostri confini, offre sostegno concreto all’economia e all’innovazione del nostro paese e contribuisce alla sua indipendenza energetica.
Prezzi concorrenziali per un’energia a Impatto Zero
Il prezzo della componente energia di LifeGate Energy è in linea con il mercato ed è concorrenziale rispetto ai principali operatori, anche con quelli che trattano energia da combustibili fossili, con ulteriori vantaggi per chi decide di attivare la fornitura ora. Una filiera corta e la scelta di utilizzare il canale web come modalità esclusiva di accesso al servizio (cancellando le attese ai call center) ha consentito di eliminare le spese inutili e di abbattere, a parità di prezzo, il costo ambientale delle nostre azioni quotidiane.
Si tratta inoltre di energia a Impatto Zero grazie a un progetto che calcola, riduce e compensa le emissioni di CO2 di attività e prodotti. Fin dal 2001, LifeGate è stata la prima in Italia ad applicare i dettami scientifici del Protocollo di Kyoto in uno strumento ideato per compensare l’impatto contribuendo alla tutela di foreste in crescita o a progetti di efficienza energetica: attraverso il calcolo e la compensazione delle già basse emissioni di CO2 delle fonti rinnovabili, ora l’energia dei cittadini e delle imprese contribuisce a piantare e a proteggere nuovi alberi. Nel 2021, con le attività di produzione e distribuzione di energia rinnovabile e gas destinati a privati, LifeGate Energy ha prodotto 2.297.766 chilogrammi di CO2. Queste emissioni sono state interamente compensate, per il 70 per cento con crediti di carbonio provenienti da un progetto di efficienza energetica in India e per il 30 per cento con crediti di carbonio provenienti da progetti di creazione e tutela di foreste in crescita in Madagascar.
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