Diamo una risposta alle domande più comuni sull’equity crowdfunding: come funziona? Cosa significa diventare soci di un’azienda? Come si può guadagnare?
Diventare la principale public company italiana per lo sviluppo sostenibile. Crescere ancora, consolidando i progetti esistenti e avviandone di nuovi, tutti accomunati dall’intento di promuovere il cambiamento e risvegliare una nuova coscienza sociale e ambientale. È questa la sfida che noi di LifeGate abbiamo intrapreso in occasione dei 20 anni dalla nostra fondazione, che corrispondono all’inizio del decennio per il clima. Per questo motivo abbiamo dato il via a una campagna di equity crowdfunding che dà a ciascuno di voi la possibilità di diventare socio dell’azienda, anche con un piccolo contributo.
Domande e risposte sull’equity crowdfunding
Soprattutto tra i non addetti ai lavori, però, è comprensibile che sorga qualche dubbio. Come funziona di preciso l’equity crowdfunding e che differenza c’è con le tradizionali raccolte fondi online? C’è davvero da fidarsi? Cosa significa diventare socio di una Pmi (piccola e media impresa)? Quali sono le opportunità di guadagno? Cosa succede se a un certo punto si cambia idea e si preferisce uscire dall’investimento?
La persona giusta a cui porre queste domande è qualcuno che ha trasformato il crowdfunding in una professione, vagliando centinaia di progetti e aiutando i più meritevoli a raggiungere il loro traguardo. È per questo che Marco Montemagno, imprenditore ed espero delle dinamiche del web, ha intervistato Dario Giudici, fondatore e amministratore delegato di Mamacrowd, che è la prima piattaforma italiana di equity crowdfunding per capitale raccolto e ospita la campagna di LifeGate.
1. Cos’è il crowdfunding?
Il crowdfunding, in generale, è qualsiasi raccolta fondi dal pubblico. Esistono numerose piattaforme web che permettono a imprenditori, associazioni o cittadini di pubblicare il loro progetto, dando la possibilità a chiunque di finanziarlo con una somma che può partire anche da pochi euro.
All’interno di questa grande famiglia, si sono consolidati alcuni sistemi molto diversi tra loro. Il reward crowdfunding, adottato soprattutto per le iniziative culturali (libri, film, dischi) e le nuove tecnologie, chiede un contributo e dà in cambio una ricompensa non monetaria: un ringraziamento, un gadget, a volte lo stesso prodotto in anteprima. Il donation crowdfunding invece non prevede nessuna ricompensa; di solito è la strada scelta dalle organizzazioni no profit per chiedere un sostegno alla loro causa. Con il lending crowdfunding (anche detto debt crowdfunding) l’azienda di fatto chiede un prestito e si impegna a restituire la somma con gli interessi. Invece di rivolgersi a una banca tradizionale, però, preferisce ricevere piccole somme da tante fonti diverse. L’equity crowdfunding è la forma più diffusa nel mondo delle startup e delle pmi. Ogni partecipante acquisisce una piccola quota dell’azienda, diventandone socio.
2. Come funziona l’equity crowdfunding?
Il meccanismo dell’equity crowdfunding ricalca quello della Borsa. L’azienda spiega pubblicamente chi è e cosa ha intenzione di fare nel prossimo futuro, chiedendo al pubblico di sostenere il suo piano di sviluppo. Chi dà il suo contributo non è spinto da un moto di generosità disinteressata (come accade per esempio con il donation crowdfunding), ma lo fa perché ritiene che il progetto sia solido e vuole ottenere un ritorno finanziario. Stanziando una certa somma di denaro, entra quindi nel capitale (equity, appunto) dell’azienda, diventandone socio. In pratica, è come se avesse comprato un pezzetto di quella società.
Per raccogliere capitali con questo sistema bisogna iscriversi a un’apposita piattaforma autorizzata (come MamaCrowd, scelta da LifeGate). Bisogna anche far parte di alcune categorie ben precise: piccole e medie imprese, startup innovative, Pmi innovative, oppure organismi di investimento collettivo del risparmio e società di capitali, purché investano prevalentemente in Pmi.
💰 Secondo l' Osservatorio del Politecnico di Milano, il 2019 è stato l'anno dei record per quanto riguarda l'equity crowdfunding in Italia.
3. Ci si può fidare? Esiste una legge o un sistema di vigilanza?
Assolutamente sì. Anzi, l’Italia è stata tra i primi paesi europei ad adottare una legislazione organica in materia di crowdfunding, sottoponendolo alla vigilanza da parte della Consob (Commissione nazionale per la società e la Borsa). Quest’ultima nel 2013 ha pubblicato un regolamento ad hoc, che è stato poi aggiornato a più riprese.
“I controlli sono tanti”, assicura Dario Giudici, spiegando che ogni piattaforma deve avere una struttura abbastanza solida (in termini tecnologici, amministrativi, gestionali e così via) da assicurare determinati standard di sicurezza. In generale, “la Consob vuole garantire l’interesse degli investitori in termini di parità di trattamento, trasparenza e correttezza delle informazioni”. Questo si aggiunge ai controlli standard, come quelli in materia di antiriciclaggio e assenza di precedenti penali per i fondatori dell’azienda. Anche la piattaforma, per quanto possibile, verifica che le informazioni che le sono state trasmesse dall’azienda corrispondano al vero.
4. Perché LifeGate ha lanciato una campagna?
Soltanto uniti potremo vincere la sfida del clima e garantire un futuro alle prossime generazioni. Con questa convinzione, noi di LifeGate abbiamo deciso che lo strumento dell’equity crowdfunding fosse la strada migliore per aprire l’azienda a chiunque creda nei nostri stessi valori, diventando una public company. Un percorso che, più avanti, porterà alla quotazione in Borsa.
In affiancamento alle attività già consolidate, che vogliamo rafforzare sempre più, i pilastri del nostro sviluppo futuro sono tre: l’acceleratore di startup innovative attinenti alla sostenibilità; lo sviluppo e il lancio della piattaforma LifeGate Education, per la formazione aziendale a distanza; l’ampliamento del network costituito da radio, sito in italiano e in inglese e social media, con l’estensione delle aree di consulenza strategica per le imprese.
5. Cos’è una public company?
Una public company, che in italiano si traduce come “società ad azionariato diffuso”, è un’azienda in cui le decisioni strategiche sono prese dal management, ma la proprietà è frazionata fra tantissimi piccoli investitori. Molto diffuso nei paesi anglosassoni, per sua natura è un modello aperto e democratico.
6. Come si capisce se il progetto è solido?
Le piattaforme di equity crowdfunding pubblicano una minuziosa fotografia di ciò che l’azienda è attualmente, accompagnata da una descrizione dettagliata del progetto che ha in serbo per il futuro. Tra bilancio, pitch, visura camerale, business plan e altri documenti legali e informativi di vario tipo, il futuro investitore ha sotto mano tutte le informazioni che gli servono per capire se quella società merita la sua fiducia.
Poi sta a lui decidere se scommettere su una startup, che ha un grande potenziale di crescita ma sta ancora muovendo i suoi primi passi, o se preferire una realtà più consolidata. “Di norma MamaCrowd predilige le aziende che siano già uscite dalla fase di prototipazione e testing del loro prodotto, così gli investitori possono valutare i numeri”, precisa Dario Giudici. È il caso di LifeGate, che ha vent’anni di storia alle spalle.
7. Come si fa a partecipare?
La piattaforma è molto intuitiva. Basta iscriversi gratuitamente per poter leggere i vari progetti, con tutti i documenti a supporto, e decidere con calma. Una volta inserita la somma che si vuole investire, il sistema la converte in un certo numero di azioni. A quel punto si inseriscono i propri dati, si compila un questionario di appropriatezza conforme alla legge, e si dà conferma. Una mail darà le istruzioni per completare il pagamento con bonifico o carta di credito.
8. Qual è la cifra minima che si può investire?
Ogni equity crowdfunding ha le sue regole; per quello di LifeGate l’investimento parte da un minimo di 200 euro.
Sostenibilità e dintorni, 4 chiacchiere con Enea Roveda (Chief Executive OfficerLifegate) https://t.co/yo11PQaoA8
9. Cosa riceve in cambio chi partecipa al crowdfunding di LifeGate?
Chi partecipa al crowdfunding diventa a tutti gli effetti un socio dell’azienda; se mette a disposizione una quota superiore ai 10mila euro, si garantisce anche il diritto di voto in assemblea. Quasi tutte le aziende prevedono un sistema di questo tipo, precisa Dario Giudici, perché un’assemblea con migliaia di piccoli investitori diventerebbe ingestibile.
È importante sottolineare anche che qualsiasi campagna di equity crowdfunding, compresa quella di LifeGate, prevede di collocare una quota di minoranza. Ciò vuol dire che non può arrivare da un giorno all’altro un azionista che prende totalmente il controllo del futuro dell’impresa, esautorando i fondatori. “Questo è un vantaggio per i nuovi soci. Se decido di investire in un’azienda, voglio che sia gestita dalle persone a cui io ho dato fiducia, non da uno sconosciuto”, continua Giudici.
Per ogni euro investito, inoltre, il nuovo socio contribuirà alla tutela di 1 mq di foresta amazzonica attraverso il progetto Foreste in piedi. Dal 2012 infatti LifeGate, insieme alla Onlus italiana Icei e a quella brasiliana Avive, preserva 560 ettari di area verde che il Brasile ha dato in concessione d’uso alle 27 famiglie della comunità di San Pedro.
10. Quali sono le opportunità di guadagno?
L’equity crowdfunding è un’opportunità interessante perché, con una piccola quota, consente di entrare in una società che ha davanti a sé un potenziale di crescita. Se in futuro l’azienda aumenterà di valore, verrà acquisita da un soggetto di maggiori dimensioni o si quoterà in Borsa (un passo, quest’ultimo, che LifeGate intende fare), l’azionista potrà uscire dalla società e incassare il suo ritorno economico. Quest’ultimo sarà proporzionale alla somma che ha investito. Prima di quel momento, c’è un’altra opportunità di guadagno: se l’azienda fa degli utili, ogni anno può decidere di distribuirli (del tutto o in parte) ai suoi azionisti, staccando dei dividendi. Ricapitolando, il socio può ricevere i suoi dividendi (se previsti) in attesa del momento giusto per fare il cosiddetto exit, cioè per uscire dall’investimento.
Ma cosa succede se qualcosa va storto e l’azienda fallisce? Diventare socio – è inevitabile – porta con sé onori e oneri. In questo caso, quindi, si perde il capitale investito. Trattandosi di una società di capitali e non di una società di persone, però, la responsabilità è limitata alla propria quota. Per intenderci, chi investe 200 euro rischia di non recuperare quei 200 euro, ma non espone in nessun modo i suoi beni personali o familiari.
11. Ci sono tasse da pagare?
Come tutti gli altri investimenti nel capitale sociale delle imprese, anche quelli fatti tramite le piattaforme di crowdfunding sono soggetti alla normale imposizione fiscale per i redditi di capitale. Basta rivolgersi al proprio commercialista, che darà tutti i consigli del caso e li inserirà nella dichiarazione dei redditi.
Grazie al cosiddetto “decreto rilancio”, le persone fisiche possono detrarre dall’Irpef il 50 per cento della somma che hanno investito nel capitale sociale di una società, ma solo se quest’ultima è una startup o Pmi innovativa (non è quindi il caso di LifeGate).
12. Se cambio idea, posso cedere le azioni?
Chi partecipa a un crowdfunding può vendere le azioni quando preferisce. Se l’azienda nel frattempo si è quotata, i suoi titoli vengono scambiati in Borsa. E se invece non si è quotata? In questo caso bisogna trovare un acquirente, prendere appuntamento insieme da un notaio e fare un trasferimento di quote. Esattamente come succede per la compravendita di una casa. “Da poco su MamaCrowd abbiamo introdotto la possibilità di sottoscrivere le quote attraverso una fiduciaria. In questo caso non c’è più bisogno di andare dal notaio e sostenere i suoi costi”, spiega Dario Giudici.
Ma come si trova il compratore? Ancora una volta, il meccanismo non è troppo diverso da quello con cui si vende una casa, una moto o una bicicletta usata: basta frequentare i gruppi Facebook, Whatsapp e Telegram dove gli appassionati discutono di questi investimenti.
LifeGate ora ha più di 1.800 nuovi soci. Più di 1.800 persone che hanno riposto fiducia nella sua storia e nei suoi piani per il futuro e hanno quindi deciso di aderire alla campagna di equity crowdfunding lanciata sulla piattaforma Mamacrowd, chiusa il 31 marzo con una raccolta di oltre 2 milioni di euro.