Il gatto deve essere accompagnato con intelligenza verso il fine vita. Ma basta poco per rendere la sua terza età più agevole e accettabile.
Ernie nel cane, un aiuto arriva dai metodi non invasivi
Le ernie nei cani sono frequenti. Impariamo a conoscerne la sintomatologia e vediamo come le terapie non invasive possono aiutare a sconfiggerle.
Le ernie, soprattutto quelle del midollo spinale, sono una patologia frequente nel cane e possono essere presenti sia in soggetti piccoli con arti corti e schiena lunga (le cosiddette razze condrodistrofiche), sia in cani di media/grande taglia, come il pastore tedesco, il labrador o il golden retrivier. In tutti i casi, comunque, la sintomatologia e la malattia possono trovare giovamento da tecniche “dolci” come l’osteopatia e la fisioterapia. “Terapie come queste possono presentare molti vantaggi nella cura e nel controllo di patologie simili, aiutando il piccolo paziente ad affrontare al meglio i disagi dell’eventuale intervento e della convalescenza”, dice Annalisa Bertarini, infermiera veterinaria, tecnico fisioterapista e osteopata animale, che con Matteo Ercole, osteopata umano e animale e Andrea Luppi, osteopata umano ha fondato l’Isao, scuola di osteopatia veterinaria a Mantova.
Ernie nel cane, cosa dice l’ortopedia veterinaria
Le razze predisposte alle ernie di tipo Hansen 1 sono le cosiddette condrodistrofiche, quindi i cani di piccola taglia caratterizzati da arti corti e tronco lungo. Ecco, allora, i bassotti, i jack russell, i beagle, i cocker spaniel. Mentre le razze soggette a quelle di tipo Hansen 2, dove non si ha una fuoriuscita del nucleo polposo del disco, ma si ha invece una deformazione del disco stesso e in particolare dell’anello fibroso periferico, sono le razze “non condrodistrofiche”, spesso di media e grossa taglia come appunto il pastore tedesco. Ovviamente i meticci possono presentare entrambe le patologie.
Ma quali sono i sintomi principali della malattia? “I prodromi più frequenti di un ernia sono il dolore e le difficoltà motorie. La patologia si può manifestare anche come un problema all’addome o una colica con una rigidità alla colonna e muscoli addominali tesi. Più che un sintomo si tratta di un meccanismo spontaneo di difesa, una sorta di bustino rigido (muscolare) che l’organismo mette in atto per proteggere il midollo spinale dall’insulto meccanico causato dall’iniziale ernia.
Le ernie possono uscire in maniera violenta, acuta, oppure più lentamente, anche in diverse ore. Nei casi molto gravi il cane non è più in grado di alzarsi sulle zampe, spesso solo quelle posteriori, più raramente sulle quattro zampe”, delucida il dottor Paolo Morabito, medico veterinario. La diagnosi di un ernia avviene mediante la visita neurologica con la valutazione della funzionalità dei nervi e del midollo. Tale visita non solo permette di localizzare il tratto di colonna potenzialmente interessato, ma anche la gravità della stessa patologia.
“La cura dipende proprio da quanto è grave il problema: se lieve, e quindi caratterizzata da solo dolore, ed è al suo primo episodio, in genere è sufficiente il solo riposo forzato. Se invece oltre alla dolorabilità sono presenti deficit più o meno gravi si prescrive una rapida indagine di diagnostica avanzata, tac o risonanza magnetica, per evidenziare il tipo di ernia e le sue dimensioni. Se supera alcuni limiti di ingombro e compressione del midollo, la malattia diviene di pertinenza chirurgica e si dovrà procederà a un delicato intervento di rimozione dell’ernia stessa, preservando però i nervi e il midollo”, aggiunge il dottor Morabito.
Ernie e terapie dolci, un aiuto importante
In che modo una terapia non invasiva può aiutare nel caso di ernie nel cane? “L’osteopata normalmente può intervenire nei casi non chirurgici, aiutando la meccanica vertebrale a ritrovare il proprio equilibrio. L’osteopatia può anche essere importante nei casi più gravi nel decorso post-operatorio per aiutare il paziente a quattro zampe a recuperare i deficit acquisiti a causa della patologia che normalmente senza un piano fisioterapico e osteopatico possono essere recuperati solo parzialmente”, spiega Paolo Morabito.
L’osteopatia può diventare fondamentale per preparare il cane all’intervento chirurgico e per aiutarlo, in un secondo tempo, a recuperare forze e funzionalità muscolare. “Dopo che il veterinario curante ha effettuato la diagnosi di ernia si può impostare un’attività rieducativa riabilitativa in collaborazione con le tecniche fisioterapiche per riportare uno stato di benessere muscolare e articolare”, aggiunge Matteo Ercole, osteopata. Il numero delle sedute sarà variabile a seconda della risposta del paziente a quattro zampe e della gravità del problema sopportato. E’ importante sapere che una tecnica non invasiva come l’osteopatia procede sempre, in questi casi, in simbiosi con una corretto e specifico programma di riabilitazione fisioterapica che diventa fondamentale nell’ottica di una pronta ripresa dopo la patologia erniaria.
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