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Qual è il prezzo dell’erosione costiera? Il caso delle Outer banks in America
L’innalzamento del livello dei mari mette a rischio le Outer banks, isole nella Carolina del Nord. L’unica soluzione praticabile è costosa e temporanea.
In Carolina del Nord, al centro della costa est degli Stati Uniti, una striscia di terra di 300 chilometri corre nel bel mezzo dell’oceano Atlantico: è l’area delle Outer banks, isole del parco nazionale di capo Hatteras e popolare luogo di villeggiatura per milioni di americani che vi si recano durante l’estate.
La realtà con cui si confrontano i residenti delle Outer banks, però, è ben più complessa rispetto a quella che i turisti sperimentano per una o due settimane all’anno: a causa dell’innalzamento del livello dei mari, molte cittadine sono sempre più esposte al rischio di uragani e inondazioni, mentre l’erosione cancella senza sosta interi tratti di litorale.
L’autostrada cancellata
Particolarmente problematica è la situazione della Highway 12, l’autostrada principale che percorre le isole e che per diversi centri urbani rappresenta l’unico modo per spostarsi e raggiungere l’entroterra. Ai lati la carreggiata è protetta da dune di sabbia, ma in caso di tempeste particolarmente violente spesso l’acqua supera le barriere, rendendo la strada inagibile.
“Non possiamo raccogliere la spazzatura, le persone devono rimandare appuntamenti medici. Come se non bastasse, l’oceano spesso arriva fino alle porte delle abitazioni”, racconta Robert Outten, amministratore della contea di Dare di cui fanno parte anche le Outer banks.
Secondo Outten, la soluzione migliore al momento è quella del ripascimento, un’operazione con cui la sabbia estratta dai fondali marini viene utilizzata per ricostruire la costa. In Carolina del Nord questa pratica viene sfruttata da più di vent’anni, ma permette soltanto di posticipare il problema: il procedimento non fa nulla per bloccare realmente l’erosione, perciò dopo qualche anno sarà necessario rifare tutto da capo.
Il prezzo dell’erosione
Oltre ad essere una soluzione temporanea, il ripascimento è anche particolarmente costoso. Il prossimo anno Avon, uno dei nove centri urbani che sorgono sulle Outer banks, dovrà spendere 11 milioni di dollari per un nuovo ripascimento. Il 70 per cento della cifra è coperto da un fondo apposito gestito dalla contea, ma il restante 30 per cento (3,3 milioni di dollari; circa 2,7 milioni di euro) rimarrà a carico dei circa 400 residenti fissi, che pagheranno tramite un’apposita tassa aggiuntiva.
Le alternative al ripascimento esistono, ma non sono praticabili in Carolina del Nord: le leggi statali non permettono infatti di eseguire lavori di ingegneria pesante, come dighe o lunghe banchine, che secondo diversi studi peggiorerebbero l’erosione e avrebbero importanti ricadute ambientali.
“La comunità di Avon sa che il ripascimento è una soluzione effimera. Con questi 11 milioni di dollari stiamo essenzialmente comprando cinque anni di tempo aggiuntivo, durante i quali possiamo ricominciare a raccogliere soldi per il prossimo ripascimento, oppure studiare nuove misure da mettere in pratica quando l’oceano comincerà di nuovo ad avvicinarsi alle case”, rivela Reide Corbett, direttore dell’Istituto per gli studi costieri alla East Carolina University.
È questa la parte più complessa: cosa è possibile fare per contenere realmente l’erosione? “L’innalzamento del livello dei mari è una realtà, e sta succedendo a ritmo sempre più rapido. Dobbiamo prendere decisioni e trovare rimedi rapidamente perché qui abbiamo a che fare con una comunità di persone, non soltanto con qualche visitatore o con i proprietari delle seconde case”, fa notare Corbett.
Il turismo è infatti una componente fondamentale per l’economia della zona: nel 2020, nonostante i ripetuti lockdown imposti dalla pandemia di nuovo coronavirus, 2,6 milioni di turisti hanno visitato l’area delle Outer banks – l’affluenza più alta degli ultimi 17 anni.
Il peso dei cambiamenti climatici
Secondo Dave Hallac, sovrintendente del Cape Hatteras national seashore, il parco che comprende gran parte delle Outer banks, la naturale conformazione geografica della zona rende particolarmente complicata la gestione di Avon e delle cittadine limitrofe.
“Queste isole sono dinamiche, consistono fondamentalmente in una lingua di sabbia nell’oceano, in balia delle onde. La loro conformazione cambia, si trasforma, alcune parti possono anche scomparire”, spiega Hallac, per poi aggiungere: “L’innalzamento del livello dei mari rende ancora più difficile vivere e amministrare l’area delle Outer banks”.
In quanto responsabile del parco, Hallac avrà l’ultima parola per quanto riguarda le operazioni di ripascimento nella zona: “È un procedimento costoso, al momento non abbiamo i fondi. Ed è temporaneo”, afferma, ricordando ad esempio che nella vicina Buxton la procedura è stata portata a termine nel 2018 e dovrà essere ripetuta già nel 2022.
Quando gli chiediamo se ha intenzione di approvare il progetto per Avon, risponde che “è possibile, abbiamo approvato procedure simili in passato”, ma al momento il suo dipartimento deve ancora completare una revisione complessiva della situazione.
Un problema più grande
L’innalzamento del livello dei mari non riguarda soltanto Avon o le Outer banks. Sul sito U.S. Climate resilience toolkit – un’iniziativa intergovernativa gestita dall’amministrazione nazionale americana per l’osservazione oceanica e atmosferica – ogni anno l’erosione delle coste è responsabile di perdite quantificabili in 500 milioni di dollari, e causa la scomparsa di più di 300mila chilometri quadrati di zone umide litoranee. Nello stesso arco di tempo il governo americano spende in media 150 milioni di dollari in progetti di ripascimento o controllo delle spiagge.
In Italia, secondo un rapporto di Legambiente, negli ultimi cinquant’anni i tratti di litorali erosi sono triplicati e il fenomeno interessa ormai il 46 per cento delle cose sabbiose. Al momento, tutti i rimedi disponibili sono solo temporanei: per ottenere soluzioni durature è necessario un cambiamento radicale.
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