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Nuova Zelanda, il vulcano della White island erutta durante l’escursione di un gruppo di turisti
Il vulcano dell’isola di White island ha eruttato nel pieno della stagione turistica. Alcuni atti di eroismo hanno salvato la vita di numerose persone.
Sono le due del pomeriggio di lunedì 9 dicembre. È una tipica giornata estiva per la White island, un’isola nella Baia dell’abbondanza, nel nord della Nuova Zelanda. Il cielo è terso e turisti provenienti da tutto il mondo stanno visitando il vulcano, tipica meta di escursioni per questo periodo dell’anno.
Alle 14:11 locali, le due di notte in Italia, tutto cambia.
Un boato squarcia il silenzio e nel cielo si staglia alta una nube di detriti e fumo che ricopre tutto ciò che la circonda. Il vulcano si è risvegliato.
My god, White Island volcano in New Zealand erupted today for first time since 2001. My family and I had gotten off it 20 minutes before, were waiting at our boat about to leave when we saw it. Boat ride home tending to people our boat rescued was indescribable. #whiteisland pic.twitter.com/QJwWi12Tvt
— Michael Schade (@sch) December 9, 2019
La White Island era piena di turisti
Al momento dell’eruzione erano quasi cinquanta le persone presenti sull’isola. Alcune delle immagini che sono state diffuse sui social media sono state girate proprio dagli stessi visitatori che la stavano circumnavigando su battelli turistici e che hanno ripreso tutta la scena in diretta. Altri si trovavano sulle sue coste e alcuni, sfortunatamente, avevano già cominciato l’escursione nel cratere. In sei hanno perso la vita e otto sono ancora dispersi. Sono però ventitré le persone che sono state tratte in salvo anche grazie a dei gesti di eroismo che in questa situazione hanno davvero fatto la differenza.
This is so hard to believe. Our whole tour group were literally standing at the edge of the main crater not 30 minutes before. My thoughts with the families of those currently unaccounted for, the people recovering now, and especially the rescue workers… pic.twitter.com/mn704hobRk — Michael Schade (@sch) December 9, 2019
La solidarietà ha salvato la vita a più di venti persone
Una volta passato il momento di shock, i turisti che si trovavano sulle barche intorno all’isola non ci hanno pensato due volte e hanno incominciato a soccorrere chi lo necessitava con gli strumenti di cui disponevano. Hanno prestato le prime cure scambiandosi acqua, inalatori e gocce per gli occhi per far fronte al fumo denso che si stava abbassando e hanno cercato di medicare le bruciature causate dalla caduta dei detriti. Hanno tenuto duro fino a quando sono stati visitati dai soccorritori e trasportati negli ospedali di Tarunga e Auckland, le due città più vicine. Michael Shade, un turista americano che si trovava su uno di quei battelli, ha raccontato al giornale inglese Guardian che la gente “cercava di non dare fastidio ai paramedici, ma allo stesso tempo voleva aiutare”.
Un atto di eroismo straordinario è stato compiuto dal pilota Mark Law, proprietario di una delle compagnie che offrono tour in elicottero sull’isola. Subito dopo l’eruzione ha realizzato che le autorità non sarebbero potute arrivare in tempo sul posto. Senza esitare è salito su uno dei suoi elicotteri e insieme ai suoi colleghi è andato a recuperare chi era rimasto intrappolato alle pendici del vulcano. “Eravamo la loro ultima speranza – ha raccontato al Guardian –. Abbiamo deciso che infrangere qualche legge per salvare delle vite fosse meglio che stare fermi a chiedersi cosa si sarebbe potuto fare”. Hanno rischiato la vita, ma il loro gesto ha salvato dodici persone che senza di loro non ce l’avrebbero mai fatta.
Private helicopter pilot Mark Law rushed to the scene of the White Island eruption on Monday. He – and three other chopper pilots – pulled 12 injured people aboard to save them, despite the threat to their own lives. pic.twitter.com/6CtPqN0PLX
— Josh Bavas (@JoshBavas) December 10, 2019
Le operazioni di salvataggio alla White island sono state pressoché impossibili
Il vicecommissario di polizia John Tims ha spiegato che le operazioni di salvataggio sono state rese praticamente impossibili a causa del fumo tossico sprigionato dal vulcano. La zona circostante era troppo instabile per avvicinarsi per via degli assestamenti del terreno e ancora adesso persiste il forte pericolo di una seconda eruzione. Senza considerare che tutta la zona è incandescente per via dei detriti.
Inizialmente le autorità pensavano si potesse stabilire una zona per il triage proprio sull’isola, ma in seguito si sono resi conto che così avrebbero solamente messo a rischio altre vite. Si è in seguito pensato di organizzare delle perlustrazioni aeree con i droni, ma la nube di fumo nero che si è alzata l’ha reso impossibile. Visto il numero di ore trascorse, la polizia non pensa di trovare ulteriori superstiti.
Una tragedia evitabile?
Sorge spontaneo chiedersi se una tragedia del genere fosse evitabile, ma le opinioni a riguardo sono contrastanti, se non addirittura opposte.
Secondo il dottor Ken Glairdhill, del Gns science, l’Istituto di ricerca geologica della Nuova Zelanda, “l’eruzione non era prevedibile. Non si è trattato di un’esplosione forte, ma più di una specie di ‘colpo di tosse’ del vulcano”. Ha però ugualmente dichiarato che nei giorni scorsi gli scienziati avevano “alzato l’allerta al livello quattro [su una scala da 0 a 5, ndr.] perché durante le ultime settimane si erano registrati segni di attività”.
Il padre di due giovani che hanno perso la vita durante l’escursione ha espresso le sue perplessità sulle informazioni diffuse dai tour operator circa la sicurezza della gita. Secondo lui infatti i due ragazzi, generalmente molto prudenti, non sarebbero stati adeguatamente informati dei rischi, altrimenti non avrebbero mai preso parte a un’attività del genere. La polizia ha aperto un’indagine per accertare le responsabilità dell’accaduto.
Infatti, alcuni ricercatori ritengono fosse una situazione prevedibile. Per il professor Raymond Cas della Monash university, università australiana specializzata nello studio della Terra, dell’atmosfera e dell’ambiente, quello di lunedì è stato “un disastro che era pronto a succedere da tempo”. La zona della baia è molto attiva a livello geotermico e la presenza di numerosi crateri rende il territorio instabile e poco sicuro.
In ogni caso, per riprendere le parole della prima ministra neozelandese Jacinda Arden, “la portata di questa tragedia è devastante”.
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